lunedì 11 gennaio 2016

Corna reali, cultura, movida. Torino vola sull'acqua del Grande Fiume

Il viaggio sul Po si chiude nel capoluogo piemontese, che vanta un boom di progetti legati al fiume con una navigabilità allargata, i Murazzi al centro della rinascita e una serie di iniziative volte a creare una nuova identità dopo gli anni della one-company town.  

“Madama passava di qua”, dice la signora Graziella. Siamo nella cantina seicentesca del bar-ristorante da Perosino, al glorioso Imbarco del Re al Valentino, vista sui ponti, il Monte dei Cappuccini, la collina torinese. “Ricordo che in quell’antro sempre umido, durante la guerra i miei genitori cuocevano il pane di nascosto. Pane fatto con la farina bianca, intendo. I parenti della nonna dalla campagna ogni tanto portavano la farina bianca che in città non si trovava. E s’infornava in quel buco perché godeva di un misterioso tiraggio. Poi un giorno i custodi del castello del Valentino, che sta proprio qui sopra ci disserro che vedevano uscire del fumo che profumava di pane da una botola. Non fu difficile collegare i fatti. Quando tanti anni dopo abbiamo ristrutturato il locale è saltato fuori che quel buco era un vero e proprio passaggio segreto, c'era l'ingresso con una porta e poi un'altra che andava verso il castello. Abbiamo trovato anche una garitta per un soldatino di guardia”. Eccolo il fiume regale, eccola dunque la famosa via del peccato di Madama Cristina, figlia del Re di Francia e sposa di Vittorio Amedeo I di Savoia.