Il viaggio sul Po si chiude nel capoluogo piemontese, che vanta un boom di progetti legati al fiume con una navigabilità allargata, i Murazzi al centro della rinascita e una serie di iniziative volte a creare una nuova identità dopo gli anni della one-company town.
“Madama passava di qua”, dice la signora
Graziella. Siamo nella cantina seicentesca del bar-ristorante da Perosino, al
glorioso Imbarco del Re al Valentino, vista sui ponti, il Monte dei Cappuccini,
la collina torinese. “Ricordo che in quell’antro sempre umido, durante la
guerra i miei genitori cuocevano il pane di nascosto. Pane fatto con la farina
bianca, intendo. I parenti della nonna dalla campagna ogni tanto portavano la
farina bianca che in città non si trovava. E s’infornava in quel buco perché
godeva di un misterioso tiraggio. Poi un giorno i custodi del castello del
Valentino, che sta proprio qui sopra ci disserro che vedevano uscire del fumo
che profumava di pane da una botola. Non fu difficile collegare i fatti. Quando
tanti anni dopo abbiamo ristrutturato il locale è saltato fuori che quel buco
era un vero e proprio passaggio segreto, c'era l'ingresso con una porta e
poi un'altra che andava verso il castello. Abbiamo trovato anche una garitta
per un soldatino di guardia”. Eccolo il fiume regale, eccola dunque la famosa
via del peccato di Madama Cristina, figlia del Re di Francia e sposa di
Vittorio Amedeo I di Savoia.