Klarwein and his daughter inside the Aleph Photo by Caterine Milinaire |
“Sono il più famoso fra gli artisti sconosciuti”,
ripeteva spesso ironico Mati Klarwein. I quadri del pittore tedesco scomparso
nel 2002 sono apparsi sulle copertine di alcuni degli album più venduti degli
anni Settanta: Abraxas di Carlos Santana, Bitches Brew di Miles Davis e Last
Days and Time degli Earth, Wind&Fire. Gente come Jimi Hendrix, Jackie
Kennedy e Brigitte Bardot erano suoi ammiratori. Ma fra il grande pubblico il
suo nome resta quasi sconosciuto. Così come il suo capolavoro più rappresentativo,
l’Aleph Sanctuary, una stanza con pareti e soffitto composti da 68 quadri fatti
dal pittore nel corso di 10 anni.
Klarwein nasce ad Amburgo nel 1932 da
padre ebreo polacco e madre cattolica tedesca. Con l’avvento delle leggi
razziali naziste si trasferisce a Gerusalemme, ma poco dopo lo scoppio del
conflitto arabo-israeliano, rientra in Europa per studiare all’Accademia delle
Belle Arti di Parigi e poi con Fernand Léger. Questa formazione classica gli
permette di cominciare a lavorare come ritrattista. Ma è l’incontro con il
pittore austriaco Ernst Fuchs, che lo introduce al surrealismo di Dalì e
Buñuel, a incendiare la creatività di Klarwein.