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lunedì 26 maggio 2014

Aleph Sactuary, il tempio dell'arte psichedelica

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Klarwein and his daughter inside the Aleph
Photo by Caterine Milinaire


“Sono il più famoso fra gli artisti sconosciuti”, ripeteva spesso ironico Mati Klarwein. I quadri del pittore tedesco scomparso nel 2002 sono apparsi sulle copertine di alcuni degli album più venduti degli anni Settanta: Abraxas di Carlos Santana, Bitches Brew di Miles Davis e Last Days and Time degli Earth, Wind&Fire. Gente come Jimi Hendrix, Jackie Kennedy e Brigitte Bardot erano suoi ammiratori. Ma fra il grande pubblico il suo nome resta quasi sconosciuto. Così come il suo capolavoro più rappresentativo, l’Aleph Sanctuary, una stanza con pareti e soffitto composti da 68 quadri fatti dal pittore nel corso di 10 anni.
Klarwein nasce ad Amburgo nel 1932 da padre ebreo polacco e madre cattolica tedesca. Con l’avvento delle leggi razziali naziste si trasferisce a Gerusalemme, ma poco dopo lo scoppio del conflitto arabo-israeliano, rientra in Europa per studiare all’Accademia delle Belle Arti di Parigi e poi con Fernand Léger. Questa formazione classica gli permette di cominciare a lavorare come ritrattista. Ma è l’incontro con il pittore austriaco Ernst Fuchs, che lo introduce al surrealismo di Dalì e Buñuel, a incendiare la creatività di Klarwein.