martedì 10 dicembre 2013

Conversazione con Elizabeth Olsen


Foto by Tom Munro
Negli Stati Uniti il cognome Olsen è sempre stato associato alle gemelle Mary-Kate e Ashley, ex enfant prodige della televisione anni Novanta che hanno fatto un marchio della loro immagine ancora prima di diventare maggiorenni. Questo fino all’arrivo della sorella minore di casa Olsen, Elizabeth, che con una serie di ottime interpretazioni sul grande schermo negli ultimi due anni ha eclissato la fama delle gemelle.
Anziché imitare le sorelle, che hanno cominciato ad apparire in telefilm per ragazzi prima ancora di perdere i denti da latte, Olsen preferisce ritardare il debutto sul palcoscenico dopo il liceo, concentrandosi sulla formazione. Studia recitazione fin dalle elementari e, dopo scuola, frequenta spesso il set seguendo le gemelle al lavoro. Ma per anni resta tranquillamente nell’ombra.
“Capitava che Mary-Kate e Ashley mi chiedessero di partecipare alle loro scene: mi mettevano davanti alle telecamere e mi riempivano i capelli di chewing-gum”, ricorda ridendo l’attrice 24enne. “Io, invece, sognavo d’interpretare ruoli più adulti. Il mio modello ideale è sempre stata Diane Keaton di Annie Hall e Manhattan. Ma ero troppo piccola e non potevo far altro che prepararmi e aspettare”.

lunedì 25 novembre 2013

Patee Sarasin: Fly guy in command

Basta uno sguardo al grande becco giallo dipinto sugli aerei della Nok Air per intuire che dietro la prima compagnia low cost thailandese c’è un uomo particolare. Il fiume di tweet generato a ciclo continuo dal suo numero uno, Patee Sarasin, e le canzoni pop che sforna di frequente, non fanno altro che confermare che questo manager 51enne ha davvero una personalità fuori dal comune. Sarasin appartiene a una famiglia dell’elite thailandese che annovera primi ministri e consiglieri del re nel suo albero genealogico. Educato in Inghilterra e negli Stati Uniti, guida Nok Air dal 2004. Prima di diventare amministratore delegato della compagnia no-frills, ha lavorato per agenzie di comunicazione e pubblicità, importando uno stile informale al business del trasporto aereo, con biglietti venduti ai bancomat e hostess votate dal pubblico attraverso show TV stile X Factor.

martedì 19 novembre 2013

Il nuovo Whitney Musuem di Renzo Piano

Granito ed elitismo contro vetro e integrazione. Le differenze fra gli stili architettonici della vecchia sede del Whitney Museum e quella nuova che sta sorgendo nel Meatpacking District non potrebbero essere più evidenti. Con poche finestre e pareti di pietra, l’edificio modernista disegnato da Marcel Breuer negli anni Sessanta sembra fatto apposta per mantenere una certa distanza fra il pubblico e l’arte custodita al suo interno. Al contrario, la nuova sede del museo firmata da Renzo Piano, che aprirà nel 2015, è pensata per essere trasparente e accessibile.
“E’ lo stesso tema affrontato più di quarant’anni fa con il progetto del Pompidou di Parigi”, dice Piano durante una visita al cantiere della nuova sede. “Aprire a tutti la cultura con la C minuscola”.
Il Whitney Museum è specializzato in arte americana moderna e contemporanea e possiede una delle più grandi collezioni del paese. Ma gli spazi ridotti dell’edificio di Breuer nell’Upper East Side costringono il museo a tenere la maggior parte delle opere in depositi.

martedì 12 novembre 2013

MS MR: A visual-digital approach

Photo by Jorgen Ringstrand
Nel mondo della musica, essere principianti è quasi sempre uno svantaggio. Poca esperienza significa poche connessioni e poca dimestichezza col pubblico. Proprio l’inesperienza, però, è stata una delle chiavi che ha unito il duo di musicisti di Brooklyn MS MR (pronunciato Miss Mister), visto che all’inizio entrambi si consideravano troppo acerbi per lavorare con artisti navigati. Prima che un’ascesa fulminea attraverso la rete li trasformasse in una delle pop band più calde del panorama newyorkese, Lizzy Plapinger e Max Hershenow non osavano neanche sognare di poter vivere suonando. Pur avendo studiato entrambi alla stessa scuola d’arte, avevano carriere diverse in mente. Plapinger gestiva una piccola casa discografica chiamata Neon Gold Records, mentre Hershenow studiava coreografia per danza contemporanea. La musica restava la loro passione, ma nessuno dei due aveva mai veramente considerato di lavorarci a tempo pieno. Fino a quando non si sono incontrati.

mercoledì 6 novembre 2013

Il revival del 33 giri


Fino a poco tempo fa il vinile era considerato una razza in via d’estinzione, spodestato dalla rivoluzione digitale cominciata con i CD e continuata con l’arrivo di internet e MP3. Da simbolo della musica per eccellenza, negli anni Novanta gli LP sono diventati cimeli da collezione, comprati esclusivamente da una nicchia di musicofili e DJ. Il torrente di file e download sembrava destinato a mandare definitivamente in pensione i dischi solcati. Fino a quando la nuova generazione di digital native ha cominciato a sentire la mancanza di un rapporto più fisico con la musica. E il vinile è improvvisamente ritornato di moda.
Oggi tutte le principali case discografiche hanno ricominciato a produrre LP, e non lo fanno certo per fare un favore alla nicchia di puristi attempati che non ha mai smesso di comprarli. Seppur ancora ristretta, la voglia di 33 giri è tornata anche fra i consumatori più giovani, nati dopo l'avvento dei CD. Un esempio è l'ultimo album dei Daft Punk di cui, nella prima settimana dall’uscita, sono stati venduti quasi 20.000 album su un totale di 340.000 copie.

mercoledì 30 ottobre 2013

Sky Ferreira: "I don't want to be a costructed popstar"

She has not released her first album yet, due at the beginning of next year, but she is already famous: for her tracks published online and for having broken a substantial contract with a major record label. What is the Ferreira thought? "I don’t want to be a constructed popstar".

Interviewing Sky Ferreira, the twenty-one-year old singer who has become an It-girl in the US before even releasing an album, certainly arouses curiosity. When she was still a minor, she had the courage to break a contract with an important record label in the name of her artistic freedom.

Il Madison Square Garden si rifà il trucco


Trasmesso su SkySport24

mercoledì 16 ottobre 2013

Gordon Matta-Clark: the Italian Grand Tour


Photo by Gordon Matta-Clark
Da sempre l’Italia attira intellettuali in cerca d’ispirazione, curiosi di studiare le radici della civiltà occidentale. Ma per un breve periodo a cavallo fra gli anni Sessanta e Settanta, la tradizione del Grand Tour italiano ha attirato anche avanguardie dell’arte mondiale in cerca di un pubblico pronto ad apprezzarle. Inizialmente, gli esponenti dell’arte concettuale e minimalista americana faticavano ad avere riconoscimento in patria e, appena potevano, venivano in Europa per trovare galleristi e collezionisti disposti a finanziarli. Fra questi artisti c’era Gordon Matta-Clark, “anarchitetto” diventato famoso per i suoi lavori in edifici in demolizione, su cui interveniva inventando forme nuove con flessibili, seghe e scalpelli.

martedì 8 ottobre 2013

Scarlett Johansson: sex symbol (quasi) per caso


Photo by Paolo Roversi
“Se hai vent’anni, fai l’attrice e sei attraente, è facile che ti assegnino il ruolo di sex symbol. La verità è che non l’ho mai cercato. Quando i media me l’hanno cucito addosso ne ho approfittato e mi sono divertita”.
 
Scarlett Johansson è in ritardo. L’appuntamento era per mezzogiorno in uno studio fotografico nel Meatpacking district di New York ma all’una l’attrice non è ancora arrivata. Ad aspettarla c’è una squadra di una ventina di persone fra fotografo, stylist, parrucchiere e truccatrici. Il set è pronto, le luci posizionate, i vestiti appesi alle grucce e sul tavolo è disposta una fila di scarpe con tacchi vertiginosi. Tutti cercano pazientemente d’ingannare l’attesa, fino a quando dal corridoio esterno non giunge una voce roca inconfondibile. Un attimo dopo Johansson fa il suo ingresso e lo studio si rianima improvvisamente. Oltre allo staff, ad accoglierla c’è un enorme mazzo di fiori con un biglietto firmato da Martin Scorsese: è un omaggio del regista che la notte prima ha lavorato con Johansson fino alle ore piccole per terminare le riprese di una pubblicità, motivo per cui l’attrice si presenta in ritardo allo shooting fotografico.

venerdì 27 settembre 2013

L'inafferrabile Willem Dafoe

Mentre il telefono squilla e aspetto che Willem Dafoe alzi la cornetta, mi domando chi troverò all’altro capo del filo. L’attore ha sempre preferito farsi conoscere attraverso i personaggi interpretati al cinema o a teatro. Il che significa che, potenzialmente, potrei aver a che fare con soggetti piuttosto estremi. C’è il Goblin dell’Uomo Ragno e il Salvatore dell’Ultima tentazione di Cristo; il sergente idealista di Platoon e il criminale psicotico di Cuore Selvaggio; il padre disturbato dell’Anticristo di Lars von Trier e il vampiro attempato che fa la parte di Nosferatu ne L’ombra del vampiro.
Quando Dafoe alza la cornetta, invece, mi trovo a chiacchierare con una persona affabile e diretta. L’unico indizio che lo riconduce ai personaggi interpretati sul grande schermo è il timbro caldo e gutturale della voce. Per un attimo m’illudo di riuscire a scoprire finalmente qualcosa dell’uomo che si nasconde dietro alle maschere da palcoscenico, ma nel giro di poco capisco che è più difficile del previsto.

lunedì 23 settembre 2013

Errol Morris, il documentarista che racconta gli architetti delle guerre americane

Nel tentativo di giustificare l’invasione americana dell’Iraq, l’ex Segretario della Difesa Donald Rumsfeld pronunciò una frase divenuta famosa per la sua assurdità.
“Ci sono cose che sappiamo di sapere”, disse in una conferenza stampa nel 2002. “Cose che sappiamo di non sapere; e cose che non sappiamo di non sapere”.
Il ragionamento lapalissiano è valso al capo del Pentagono il premio Foot in the Mouth, assegnato ogni anno alla frase più insensata pronunciata dai politici. Ma è servito anche come spunto al regista Errol Morris per intitolare un documentario sull’ex Segretario alla Difesa che sarà presentato a questa edizione del festival di Venezia, Unknown Knowns.

lunedì 16 settembre 2013

Adam Driver, un marine sul grande schermo

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Photo by Caitlin Cronenberg
E dire che pensava che la TV fosse solo spazzatura. Poi ha accettato un ruolo nella serie americana Girls e di colpo si è ritrovato catapultato sul tappeto rosso dei Golden Globe e su quello del Lido di Venezia.
La parabola ascendente di Adam Driver deve molto alla televisione, anche se lui inizialmente non ci vuole avere nulla a che fare. Tanto che, quando il suo agente gli propone di interpretare un ruolo nel telefilm scritto da Lena Dunham, giovane promessa della TV a stelle e strisce, l’attore originario dell’Indiana rifiuta. Sta lavorando a teatro e ha già interpretato qualche ruolo minore con registi di primo piano come Steven Spielberg e i fratelli Coen. Non ha tempo da perdere con uno show televisivo.
“Da allora ho completamente cambiato opinione sulla TV”, ammette Driver al telefono da New York, dove è impegnato a girare la terza stagione del telefilm.
Per sua fortuna l’agente insiste, convincendolo a leggere il copione e a girare almeno qualche puntata della serie sui ventenni della Brooklyn hipster.

martedì 23 luglio 2013

Philippe Petit, The Flying Man

Photo by David Needleman
La prima cosa che noto arrivando nella casa di campagna di Philippe Petit in un pomeriggio di piogge torrenziali è un cavo d’acciaio teso fra due alberi. Il buen retiro del più famoso funambolo al mondo non poteva non avere una struttura per allenarsi e le piante secolari di questa foresta a un paio d’ore da New York sono perfette per lo scopo. Petit ha cominciato a sfidare la gravità passeggiando nel vuoto all’età di sedici anni. Ha camminato su corde sospese fra le guglie di Notre Dame a Parigi, fra le campate di un ponte di Sydney e fra i quartieri di Gerusalemme. La sua performance più famosa risale al 1974, quando unì con un cavo le cime delle torri gemelle di New York librandosi per 45 minuti a 400 metri d’altezza. Da allora ha compiuto decine di traversate aeree e, a 63 anni, è ancora in piena forma, tanto da programmare una nuova camminata fra le statue dell’isola di Pasqua.
“Mi alleno tre ore al giorno, sei giorni a settimana e mi sento all’apice della mia carriera”, mi dice il funambolo francese dopo avermi dato riparo nel suo rifugio, una piccola casa di legno con le pareti ricoperte di quadri e disegni di corde annodate.

sabato 20 luglio 2013

Jared Cohen, la politica fatta su internet


Photo by Gettyimages
A ventiquattro anni ha cominciato a twittare per conto del Dipartimento di Stato americano, facendo dei social media un nuovo strumento diplomatico che ha contribuito a cambiare il modo di fare politica. A ventinove ha fondato Google Ideas, divisione del motore di ricerca che si occupa di sfruttare la tecnologia per migliorare il mondo. E a furia di mescolare internet e geopolitica, a trentadue anni Jared Cohen è già considerato uno dei maggiori esperti delle nuove frontiere dell’era digitale.
Oggi circa due miliardi di persone hanno accesso a internet. Nei prossimi decenni si calcola che ce ne saranno cinque miliardi in più, concentrate principalmente in paesi afflitti da guerre, povertà, corruzione e instabilità politica.
“Questo significa una democratizzazione del potere a livello mondiale”, dice Cohen, autore insieme al numero uno di Google, Eric Schmidt, del libro The new digital age. “Grazie alla connettività offerta da internet, ci saranno sempre più testimoni in grado di organizzarsi e denunciare abusi commessi da regimi autoritari, organizzazioni criminali o singoli individui”.

venerdì 12 luglio 2013

Bjarke Ingels: Green, Functional, Beautiful


Bjarke Ingels è una sorta di Cristoforo Colombo dell’architettura. Prima dell’arrivo di questo enfant-prodige, che ha disegnato il suo primo museo a 31 anni e a 38 è già considerato un’archistar, la maggior parte dei progetti si dividevano in due categorie: quelli efficienti ma dal design scontato; e quelli più spettacolari ma costosi, con forme che spesso si rivelano inadatte all’uso quotidiano.
Mancava qualcuno in grado di costruire edifici funzionali ed economici, ma anche interessanti da un punto di vista architettonico. Il concetto sembra banale come l’uovo di Colombo, appunto. Il problema è che nessuno era ancora riuscito a realizzarlo appieno.
“La bellezza fine a se stessa non m’interessa, ma neanche la pura razionalità”, dice il fondatore dello studio BIG, già Leone d’oro alla Biennale di Architettura 2004. “Chi l’ha detto che non si può avere entrambe?”.

mercoledì 10 luglio 2013

Danh Vo, artista che gioca con fonti e paternità

Photo by Heinz Peter Knes
Danh Vo ha una biografia particolare a cui fa spesso riferimento nei suoi lavori. L’artista aveva quattro anni quando nel 1979 la sua famiglia tentò di scappare dal Vietnam per gli Usa a bordo di un’imbarcazione di fortuna. La fuga si concluse con l’intervento di una nave danese, che li ritrovò nell’oceano Pacifico e li accolse come rifugiati politici, offrendogli la possibilità di trasferirsi invece a Copenaghen. Quest’esperienza ha segnato il lavoro Vo, che spesso coinvolge anche altri autori nella produzione delle sue opere.
“Mi piace includere riferimenti autobiografici e reinterpretare il lavoro di altri, giocando col concetto di fonte e di paternità”, dice l’artista trentottenne.
Due anni fa, ad esempio, ha chiesto ad artigiani cinesi di riprodurre una copia in bronzo della Statua della Libertà a grandezza naturale per poi spargerne diversi pezzi in giro per il mondo: i capelli della statua sono finiti all’Art Institute di Chicago, la pelle al New Museum di New York e le dita dei piedi al Kunsthalle Fridericianum di Kassel.

mercoledì 26 giugno 2013

Chi porta l'arte fuori dai musei

Cecilia Alemani non ha cominciato la sua carriera di curatrice con la missione di portare l’arte fuori da musei e gallerie. Da quando, però, è diventata responsabile del programma artistico della High Line, famoso parco sopraelevato di Manhattan, e dei progetti speciali di Frieze New York, la curatrice milanese si è trovata di colpo ad essere una delle committenti d’arte pubblica più potenti della Grande Mela.
“Portare la creatività fuori dai luoghi tradizionali, aprendo l’arte a un pubblico eterogeneo è un esercizio affascinante”, dice Alemani. “E sentire gente comune che discute un’opera è gratificante quanto ricevere critiche positive dagli addetti ai lavori”.

venerdì 21 giugno 2013

Angela Lindvall: "Yoga e figli sono il mio segreto"


Cresciuta nei grandi spazi del Midwest, Angela Lindvall da giovanissima ha sognato di usare la sua fama di top model per salvare il mondo. Ma poi si è resa conto che la vera felicità era dentro di lei, bastava liberarla

Appena si siede al tavolo del caffè di Manhattan dove abbiamo appuntamento, appare subito chiaro che Angela Lindvall sta vivendo una trasformazione in cui il risveglio spirituale conta più di qualsiasi altra cosa. La modella trentaquattrenne, che è stata testimonial delle principali Maison di moda, si presenta vestita tutta di nero, con jeans, stivali e maglietta scollata. Ma le sue parole grondano di energia di tutt'altro colore: autocoscienza, potere del respiro, vivere nel presente. Sembra di sentire parlare un'insegnante di yoga, titolo che, infatti, Angela ha conseguito da poco. Kundalini, per la precisione, tipo di yoga purificante che ha cominciato a praticare in seguito a una tragedia familiare. Cresciuta nelle praterie del Midwest americano «senza neanche sapere che cosa fosse la moda», Angela Lindvall inizia a lavorare come modella a 16 anni, quando il padre la costringe ad accompagnare la sorella a un concorso e viene notata da un talent scout di un'importante agenzia di New York.

martedì 4 giugno 2013

Al liceo della moda di New York


Foto di Anna Schori
“Tenete la testa alta e guardate dritte davanti a voi”, ordina l’insegnante di ginnastica alle allieve riunite nella palestra della High School of Fashion Industries di New York. Sembrano istruzioni per camminare in equilibrio sulla trave, invece sono consigli per sfilare col portamento corretto. In questo liceo, unico negli Stati Uniti, chi partecipa come modella al defilé di fine anno con gli abiti disegnati dagli studenti, può scambiare le lezioni di pallavolo con quelle di passerella. E mentre una classe è impegnata in questa ginnastica sui generis, un’altra impara come organizzare e pianificare uno shooting di moda.
“Non pensate solo a come ritrarre i vestiti”, spiega l’insegnante di fotografia. “Dovete cerare di trasmettere emozioni e raccontare una storia con le vostre immagini”.
Al suono della campanella, al posto del rumore di sneakers che sfregano sul pavimento, l’atrio della scuola rimbomba del ticchettio di tacchi a spillo.

lunedì 27 maggio 2013

Robert Gallo: “Noi scienziati, alleati contro l'Hiv”

Foto di Nanni Fontana

Il virologo americano che scoprì il virus, ha creato un network a livello mondiale. Per condividere scoperte e far avanzare le ricerche. 

La popolazione mondiale è divisa equamente fra generi, ma se si considerano le statistiche dei malati di Aids, si potrebbe credere che le donne siano ben più numerose degli uomini. Il virus, che teoricamente non discrimina, continua infatti a colpire il genere femminile più di quello maschile. Nell’Africa sub-sahariana, la zona più flagellata dalla malattia, le donne rappresentano quasi il 60% dei sieropositivi. Una volta infette, inoltre, tendono a subire più abusi rispetto ai maschi. Secondo uno studio di UNAIDS, lo stigma della malattia cambia secondo il sesso di chi la contrae.
Gli squilibri cultuali e socio-economici fra generi, che in maniera più o meno velata esistono ancora ovunque, sono alla base di questa sproporzione nell’incidenza del virus: le condizioni di svantaggio riducono spesso la possibilità femminile di negoziare il modo in cui viene praticato il sesso o in cui è possibile proteggersi dall’HIV. Inoltre, limitano l’accesso alle informazioni riguardanti le malattie sessuali e ai servizi di prevenzione.

venerdì 24 maggio 2013

Camille Henrot, artista tuttologa per Biennale enciclopedica


Camille Henrot non si spaventa certo davanti ai progetti ambiziosi. Per il suo debutto alla Biennale di Venezia, l’artista francese ha scelto di creare un video che racconta la storia delle origini dell’universo attraverso miti e leggende di tutte le culture del mondo.
“Quello che un artista può apportare è una distanza, anche un certo dilettantismo, capace di generare una prospettiva ampia e legare fra loro le materie più disparate”, dice la film-maker e scultrice parigina dal suo atelier di New York.
Henrot ha sempre espresso un certo interesse per l’antropologia. In passato, ha creato video e installazioni fatte di materiale recuperato per strada o su internet che indagavano temi tratti da culture diverse.

venerdì 26 aprile 2013

Riapre il paradiso della Minimal Art a New York

Foto Andrea Steele
A SoHo, la casa-studio di Donald Judd riapre al pubblico. Dove tutto è rimasto come se fosse ancora abitata dallo scultore


Il palazzo è uno dei più belli del quartiere di Soho, ma per oltre un decennio è rimasto nascosto dalle impalcature che coprivano la facciata con le grandi finestre incorniciate dalle colonne in ghisa. Ora l’attesa è finita e, dopo un lungo processo di ristrutturazione, lo studio-abitazione dello scultore Donald Judd sta per aprire le porte al pubblico. I trabattelli sono già scomparsi e a Giugno sarà accessibile anche lo spazio che l’esponente della minimal art aveva riempito con opere sue e di suoi contemporanei come Dan Flavin, Carl Andre, Claes Oldenburg e Frank Stella.
Alla sua morte nel 1994, l’artista americano ha voluto che l’ex fabbrica, acquistata quando SoHo era un ghetto semiabbandonato, aprisse al pubblico. Con la condizione, però, che gli interni rimanessero invariati. Judd era famoso per creare volumi con materiali industriali come l’alluminio e il plexiglass. Ma la sua ricerca si estendeva anche al rapporto fra le opere e lo spazio circostante.

giovedì 18 aprile 2013

Venduto per 39 milioni di dollari il diamante di Maria Angiollillo




L'asta si è svolta ieri a New York nella sede di Christie's nonostante la richiesta degli eredi di bloccare la vendita. Ignota l'identità del compratore. Sulla vicenda sta indagando la procura di Campobasso

La Pantera Rosa è passata di mano. Nella sede newyorkese di Christie’s ieri è stato battuto all’asta per 39,3 milioni di dollari (circa 30 milioni di euro) il diamante rosa rarissimo, appartenuto al senatore Renato Angiolillo e sparito misteriosamente alla morte della sua consorte, Maria Girani. La saga di questa pietra, chiamata in realtà Princie Diamond, ricorda quella del diamante rubato che dà il titolo al film La pantera rosa, con Peter Seller nei panni dell’ispettore Clouseau. La pietra preziosa si è volatilizzata nel 2009 e gli eredi di Angiolillo l’hanno cercata per anni, fino a quando l’inchiesta di Io Donna l’ha localizzata a New York. Pur avendone confermato l’identità, però, Christie's ha ignorato la diffida a venderla, inoltrata dagli eredi e ieri ha messo il diamante all’incanto nella sua sede del Rockefeller Center. La vendita è cominciata al mattino, con il lotto più atteso del Princie Diamond fissato nel pomeriggio per il gran finale.

venerdì 12 aprile 2013

Passion & Prejudice

Foto di Grey Villet
La battaglia di Richard e Mildred Loving. Negli Usa degli anni Cinquanta, la piccola storia di un grande amore per la propria famiglia e i propri diritti ha cambiato per sempre le leggi che regolano i rapporti interraziali in America. 

Richard e Mildred Loving non avevano intenzione di diventare paladini dei diritti civili in America. Volevano solo vivere nella loro Virginia natale e crescere i figli in pace. Ma quando, nell’estate del 1958, lo sceriffo della contea di Caroline irruppe in casa loro nel mezzo della notte per arrestarli con l’accusa di “incrocio razziale”, i due sposi furono costretti a chiedere aiuto.
Richard è bianco e Mildred è parte nera e parte nativa americana. E nella Virginia degli anni Cinquanta il matrimonio interraziale è considerato un grave reato. Central Point, il paese dove vive la coppia, è povero ma ben integrato. Richard fa il muratore e da sempre è abituato a lavorare con afroamericani. E’ appassionato di gare di dragster e ha una macchina truccata con cui corre insieme a due amici neri. Uno di questi ha una sorella, Mildred, e una sera la presenta a Richard. I due si piacciono, s’innamorano e decidono di sposarsi senza troppo pensare alle conseguenze del loro gesto, che nel giro di poche settimane li porta dritti in galera.

lunedì 1 aprile 2013

Nel nome del padre, a colpi di sax


Ravi Coltrane ama il sax perchè è lo strumento più adatto a improvvisare. E con il primo album inciso per Blue Note conferma di essere molto più che il "il figlio di Trane".

Vedendolo salire sul palco del Birdland e imbracciare il sax nello stesso tempio del jazz newyorkese dove suo padre incise un album live che lo consacrò fra i grandi musicisti del mondo, è impossibile non porsi la domanda: cosa ha spinto Ravi Coltrane, figlio del dio del sax John, a misurarsi con lo stesso strumento con cui il padre registrò pietre miliari del jazz come Blue Train e A Love Supreme? Il modo migliore per risolvere la curiosità è ascoltare l’ultimo disco di Ravi, Spirit Fiction, riconoscendone la complessità strutturale e la maturità artistica. E fare attenzione all’etichetta che l’ha prodotto: Blue Note, leggendaria casa discografica che negli ambienti musicali equivale a un certificato di qualità e riconoscimento.

mercoledì 27 marzo 2013

Pugni di cartone


A Dumbo, dove il ponte di Brooklyn incrocia quello di Manhattan, sorge la scuola di wrestling più famosa di New York. I corsi sono organizzati dall'ex campione "The Unpredictable" Johnny Rodz. E si svolgono all'interno della mitica Gleason Gym, la palestra dove si allenavano anche Muhammad Ali e Mike Tyson. Ma come si fa a lottare come Andre the Giant senza senza farsi del male?

Trasmesso da SkySport24

domenica 24 marzo 2013

New York ridefinisce il microappartamento


Il sindaco della Grande Mela ha indetto un concorso per far fronte alla mancanza di monolocali. Abbiamo intervistato il vincitore del bando per capire come si può vivere felici in meno di trenta metri quadri. 
 
Appena letto il bando, il vincitore del concorso indetto dalla città di New York per progettare mini-appartamenti ha pensato: “E’ disumano vivere in una casa così piccola”.
La gara lanciata dal sindaco Michael Bloomberg, chiamata adAPT NYC, imponeva agli architetti di disegnare monolocali prefabbricati fra i 23 e i 34 metri quadri.
Riflettendo più attentamente, però, Eric Bunge, fondatore insieme a Mimi Hoang dello studio nARCHITECTS, ha realizzato che il primo posto dove ha abitato appena arrivato nella Grande Mela non era molto più grande di quello voluto dal sindaco.
“Le case minuscole già esistono a New York, e spesso sono pure mal progettate”, dice Bunge al telefono dal suo studio di Brooklyn.

mercoledì 20 marzo 2013

I consigli di Sheryl Sandberg

E' il numero 2 di Facebook. Guadagna 30 milioni di dollari l’anno e l’orario di ufficio lo decide da sola. Qualche tempo fa in un famoso discorso (visto online da oltre 2 milioni di persone) ha detto che ci vogliono più donne ai vertici. Ora Sheryl Sandberg lo ribadisce in un libro. S'intitola Facciamoci avanti, perché nessuno regala niente alle donne. Lo abbiamo letto in anteprima. Ed ecco le 20 regole fondamentali. La prima: è ora di scegliere bene il partner

1. Bye bye Tiara Syndrome. Cioè quella, assai femminile, in cui ci si aspetta che, se si continua a fare bene il proprio lavoro, qualcuno lo noterà e ci poserà una tiara sul capo. Non funziona così. Proporsi, farsi avanti, chiedere promozioni, insistere. «Il modo più comune in cui la gente rinuncia al potere è pensare di non averne alcuno».
2. Rischiare di più. Davanti alla prospettiva di un cambio di lavoro, molte frenano perché temono di non avere le competenze necessarie. Cambiare attitudine: da «Non sono pronta per farlo» a «Lo voglio e imparerò».

martedì 19 marzo 2013

L'universo in Stop Motion di PES


Adam Pesapane è autore del cortometraggio più breve mai ammesso agli Oscar. Nei suoi video, fantasiose metamorfosi di oggetti quotidiani e un tocco irresistibile di dark humour

Per PES, la sintesi è la madre di tutte le virtù. Il film maker americano, autore del cortometraggio più breve mai ammesso agli Oscar, è convinto che per esprimere un’idea forte non servano troppe immagini. E con una durata di un minuto e 45 secondi, il suo Fresh Guacamole ne è l’esempio: l’animazione, in cui il piatto messicano è preparato con una granata al posto dell’avocado

lunedì 4 marzo 2013

Devendra Banhart, cantastorie surreale


“Sono in un momento di transizione: dall’essere un esocannibale che si ciba dei suoi nemici, mi sto trasformando in endocannibale che mangia gli amici”.
Devendra Banhart è famoso per le atmosfere surreali delle sue musiche, spesso composte da testi stravaganti scanditi da ritmi meticci. Una canzone del nuovo album Mala, ad esempio, racconta di una suora del tredicesimo secolo che abbandona il convento di clausura per diventare una VJ di MTV e diffondere il suo messaggio mistico in televisione. Un’altra è uno sfottò antiromantico in cui un uomo risponde alle dichiarazioni d’amore della sua donna ricordandole con sarcasmo quanto la tratta male.
Non sorprende quindi che una conversazione con il cantante venezuelo-americano sia ricca di paradossi.

lunedì 18 febbraio 2013

Scalini di gloria

Ogni anno, centinaia di atleti si sfidano correndo su per le scale dell'Empire State Building: 86 piani e quasi 1600 gradini per raggiungere la cima del grattacileo più famoso di New York. Le scale della torre, però, non sono pensate per essere usate come una pista. E per questo la gara può risultare più simile a un Palio di Siena che a una competizione di altetica.



Trasmesso su SkySport24

martedì 12 febbraio 2013

Usa: il lusso punta sugli sport di massa

Non più solo golf e vela. 
Per i brand high-end i più richiesti 
sono i campioni "popolari"

Entrando nel palazzetto di basket dei Miami Heat, la scorsa stagione i tifosi hanno trovato una sorpresa: al posto delle solite foto dei giocatori in pantaloncini e magliette, i tifosi hanno trovato una gigantografia dei cestisti in smoking e scarpe firmate. Con le due stelle della squadra, Dwyane Wade e LeBron James, che portavano al polso orologi Audemars Piguet e Hublot.
Negli Stati Uniti, i brand di lusso hanno sempre associato i loro nomi a sport d’elite come il golf e la vela, trascurando le discipline da stadio, considerate troppo popolari e fuori target. Negli ultimi anni, invece, anche i marchi high-end hanno iniziato a investire in discipline come basket, baseball e football.
“La tendenza si è definitivamente affermata con l’arrivo di David Beckham ai Los Angeles Galaxy”, dice Doug Shabelman, presidente di Burns, società specializzata in endorsement di atleti e personaggi dello spettacolo. “Il calciatore inglese ha dimostrato che le potenzialità di un campione di sport popolari vanno ben oltre la capacità di pubblicizzare attrezzature sportive e bibite energetiche”.

giovedì 24 gennaio 2013

The New Muse: Sarah Gadon


Photo by Caitlin Cronenberg
A volte le carriere degli artisti sono legate a coincidenze bizzarre: in certi casi è un incontro fortuito, in altri una scoperta casuale. Nel caso di Sarah Gadon, promessa del cinema canadese e nuova musa del regista David Cronenberg, la svolta è legata ad un dettaglio anatomico: se l’arco dei suoi piedi fosse stato solo leggermente più accentuato, invece che recitare nelle ultime due pellicole firmate dal maestro della suspense (Dangerous Method e Cosmopolis), la venticinquenne originaria di Toronto sarebbe diventata una ballerina classica. La danza è stata fin dall’infanzia la sua vera passione. Per quello aveva studiato dall’età di dieci anni, chiedendo ai genitori d’iscriverla a una scuola speciale d’arte dove, oltre all’educazione canonica, poteva approfondire ballo, canto e recitazione. Nel mondo della danza classica, però, l’impegno e il talento non sono sufficienti. Per portare avanti quel genere di carriera è fondamentale avere anche certe caratteristiche fisiche, fra cui i piedi ben arcuati.
“I miei erano troppo piatti e non potevo farci niente”, dice l’attrice al telefono da Los Angeles. “Dovetti rinunciare alla danza, ma non al piacere di esibirmi in pubblico”.

mercoledì 16 gennaio 2013

Il cuoco giramondo più famoso di New York


“Le spezie mi ricordano il viaggio. Per questo sono il mio ingrediente preferito”. Spostarsi è sempre stato una costante nella vita di Marcus Samuelsson, uno dei cuochi più famosi di New York. L’odissea di questo chef quarantenne è cominciata in Etiopia all’inizio degli anni Settanta, quando un’epidemia di tubercolosi lo lasciò orfano di entrambi i genitori all’età di tre anni.

giovedì 10 gennaio 2013

Galbiati, attore in attesa dell'onda giusta

Photo by Johan Sandberg
Quando cominci la carriera d’attore in modo così fulmineo, può non essere facile mantenere la traiettoria. Eros Galbiati è diventato un idolo dei teenager con il primo film che ha interpretato sul grande schermo, Notte prima degli Esami. L’anno dopo ha consolidato il successo con il sequel della storia, in cui continuava a fare la parte del maturando sciupa femmine al fianco dell’amico Nicolas Vaporidis.
“Ci sono stati periodi in cui le ragazze mi fermavano per strada per strapparmi anche la bottiglia d’acqua da cui bevevo”, ricorda ancora stupito l’attore comasco.
Poi ha continuato a lavorare in commedie (Tutto l’amore del mondo), progetti indipendenti (Polvere, Poker Generation) e teatro (Prozac Family), ma la tempesta perfetta del primo momento non si è più ripetuta.

martedì 1 gennaio 2013

Così rivive il capolavoro rotto


Che ne è di un'opera d'arte danneggiata e rifiutata dal mercato? Viene spogliata del suo valore e finisce in un magazzino. Una mostra a New York resuscita questi zombie d'autore

La mostra è ospitata in una villa in stile vittoriano nel mezzo del campus della Columbia University di New York, ma l’allestimento fa pensare a un obitorio: muri bianchi, ambiente asettico e opere sdraiate su carrelli come fossero cadaveri. D’altronde l’esposizione riunisce pezzi d’arte contemporanea paragonabili a zombie: sculture, quadri e fotografie d’artisti famosi intrappolati in un limbo fra la vita e la morte.