Visualizzazione post con etichetta New York. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta New York. Mostra tutti i post

lunedì 29 febbraio 2016

Lo spacciatore di cibi “stupefacenti”

Photo by Thomas Giddings
E’ giovane, scaltro e dal retro del suo van distribuisce le migliori prelibatezze di New York. Vi presento Ian Purkayastha, il trafficante di leccornie che vi farà amare lo sperma di salmone




“Pronto? Ciao, dimmi. Quanti grammi ti servono? Viene 3.300 dollari al chilo. Se vuoi ne ho 80 grammi buonissimi”. Tutti i giorni Ian Purkayastha riceve telefonate come questa, poi prende un furgone senza scritte e si dirige all’aeroporto, preleva dei pacchi che arrivano spesso dall’estero e comincia a fare le sue consegne in giro per New York. Bussa alle porte sul retro di locali, entra assicurandosi di non essere visto e consegna la merce.

martedì 9 febbraio 2016

Visions of Yoors - Arazzi d'artista

Gli arazzi dell'artista belga Jan Yoors sono la sintesi tra la cultura classica europea e le pratiche artistiche del Novecento


La ventennale storia degli atelier dell’artista Jan Yoors è una perfetta metafora dello sviluppo di Manhattan nel secondo dopoguerra. L’artista belga sbarca a New York nel 1950 dopo anni di peripezie che, durante la guerra, lo vedono lavorare per la Resistenza e internato in vari campi di concentramento.
“Jan rimane affascinato dalla prosperità degli Stati Uniti e decide subito di restare”, ricorda il figlio Kore, terzo genito dell’artista fiammingo scomparso nel 1977.
Al termine del conflitto, Yoors non ha più radici nella Vecchia Europa ed è pronto a ricominciare da capo. Si trasferisce a New York insieme alle due donne con cui già convive e che negli States gli daranno tre figli e diventeranno strette collaboratrici sul lavoro.

lunedì 27 aprile 2015

Project Lives, case popolari viste da chi le abita

La copertina del libro edito da PowerHouse Books
L'edilizia popolare a New York, nelle foto dei suoi abitanti. Racconti in prima persona di un progetto che va ripensato. 

Marcy Morales da oltre 30 anni in un Project, come sono chiamati i palazzi di edilizia popolare di New York, ed è stufa di combattere contro gli stereotipi associati a questi caseggiati.
“Se vivi in una casa comunale non devi per forza essere un soggetto antisociale”, dice Morales, che a 72 anni è nonna e pensionata.
L’immaginario comune di queste torri di mattoni rossi è stato plasmato da anni di bombardamento mediatico, invariabilmente concentrato su storie di criminalità, droga e miseria. Così, quando Morales ha ricevuto una macchina fotografica per documentare quel mondo dall’interno non si è lasciata sfuggire l’occasione. L’esperimento – chiamato Project Lives e divenuto un libro edito da PowerHouse Books – ha coinvolto centinaia di persone che vivono in queste case per dare l’opportunità a chi solitamente è passivo davanti all’obiettivo di raccontare la realtà da un’altra prospettiva.

domenica 19 aprile 2015

Per non sprecare cibo dobbiamo copiare l'Italia

Photo by Noah Fecks
Buttare il meno possibile e usare prodotti di stagione, anche quelli poveri o poco noti. Così nascono i piatti serviti alla First Family americana dallo chef americano Dan Barber


I tavoli del Blue Hill, uno dei ristoranti più esclusivi di New York, frequentato dal presidente Obama e la First Lady Michelle, sono decorati con mozziconi di verdura lasciata fiorire: c’è il sedere di sedano da cui sbocciano foglioline verde tenero e la pastinaca bianca con il gambo sottile e le foglie verde bandiera. Allineate insieme alle posate, ci sono matite per annotare le impressioni della cena sulle tovagliette di carta riciclata che ricoprono i tavoli. Nel mezzo, candele dal colore biancastro e l’odore pungente. Sono fatte di grasso di manzo solidificato e, una volta accese, si liquefanno diventando un intingolo appetitoso da gustare con il pane servito caldo, ottenuto da un impasto di grano già utilizzato per la fermentazione della birra. Questi ingredienti “riciclati” sono alla base della filosofia di Dan Barber, chef e co-proprietario del ristorante, già vincitore dell’equivalente dell’Oscar della cucina americana.
“Cercavo un design d’interni che sottolineasse l’importanza di non sprecare nulla”, dice Barber, autore di La cucina della buona terra, libro sulla gastronomia sostenibile uscito in Italia il 17 aprile.

lunedì 15 settembre 2014

Water Tank Project, la cisterna diventa arte


Photo by Laurie Simmons
Insieme allo skyline dei suoi grattacieli, i serbatoi dell’acqua delle case di New York sono fra le immagini più rappresentative della Grande Mela. Non stupisce quindi che qualcuno abbia deciso di sfruttarli per trasformare i tetti della città in installazioni artistiche. Dalla scorsa settimana, le tipiche pareti di legno di alcuni water tank hanno cominciato a essere ricoperte da disegni e fotografie di artisti come Jeff Koons, John Baldessari, Ed Ruscha, Carrie Mae Weems. Il progetto, che prevede la decorazione un centinaio di serbatoi e il coinvolgimento di altrettanti artisti (c’è anche un italiano, Lorenzo Petrantoni), è parte di una campagna organizzata per stimolare il dibattito sull'importanza di conservare l'acqua e andrà avanti fino a fine Ottobre (www.thewatertankproject.org)

Pubbicato su Io Donna

sabato 12 aprile 2014

New York City Wall Dogs

Old-school artists with a New York attitude
In an age with instant communication at your fingertips and digital marketing on every platform, there are those who still get out messages the old-fashioned way, with a paintbrush and some attitude. They call themselves “wall dogs,” says one veteran of the trade, “because we are chained to a wall all day by our safety harness, and we work like dogs.” We spent a day with these blue-collar artists as they paint advertisements high above the streets of New York City.

Prodotto per Vocativ

lunedì 31 marzo 2014

Tre giorni nella Hipsterland di Williamsburg, NYC


Il Williamsburg bridge sull'East river (foto Corbis)


Quando si dice New York, generalmente si pensa Manhattan, da sempre fulcro della Grande Mela. Da qualche tempo, però, il baricentro dinamico e creativo della città ha cominciato a spostarsi più a Est, nel quartiere di Brooklyn. E in particolare nella zona di Williamsburg, che sorge all’ombra del ponte omonimo. Quando loft e laboratori a buon mercato si sono esauriti a Manhattan, la scena artistica e musicale più effervescente si è trasferita oltre il fiume, trasformando questo ex-distretto industriale in un concentrato di boutique alternative, ristoranti per gourmand e locali hipster. Ecco qualche suggerimento per esplorare la zona in un fine settimana, fingendo di essere di casa.

mercoledì 19 marzo 2014

La rinascita di un'arte in estinzione

Photo by Nicola Scevola
E’ il trionfo della reclam vecchio stile nell’epoca digitale: sui muri di New York stanno ricomparendo le pubblicità dipinte a mano. La possibilità di stampare poster di grande formato, aveva mandato in pensione questo modo di fare pubblicità negli anni Ottanta. Ma il gusto retrò e l'effetto della vernice sul muro vivo ha reso di nuovo di trendy questa tecnica, creando una nicchia di artisti, chiamati walldogs per l’abitudine che hanno di legarsi ai muri con corde robuste per evitare di precipitare mentre dipingono le facciate dei palazzi. Fare il walldog non è per tutti: oltre a saper dipingere con precisione fotografica, bisogna essere disposti a lavorare al sole e al gelo, sospesi in aria su strette impalcature. 

Pubblicato su Io Donna

giovedì 13 marzo 2014

Nan Goldin: "La mia vita sotto scatto"

-->
Courtesy Nan Goldin
Teschi di cartapesta, animali imbalsamati e una pericolosa attrazione per sesso e droghe. Siamo entrati a casa di Nan Goldin, una delle fotografe più controverse, che ha trasformato le sue esperienze in opere d'arte. 

Prima d’incontrare Nan Goldin ho la strana sensazione di conoscerla pur non avendola mai vista. D’altronde, osservare il lavoro della fotografa americana significa diventare partecipi degli aspetti più viscerali della sua vita: dal suicidio della sorella maggiore, passando per gli anni di tossicodipendenza, gli abusi da parte degli amanti e la perdita di tanti amici per overdose o Aids. Tutte esperienze che Goldin ha registrato con l’obiettivo della sua macchina fotografica a partire dagli anni Settanta. Così, quando ci ritroviamo faccia a faccia nel salotto della sua casa di Manhattan, risulta subito facile stabilire una connessione, anche se Goldin sta attraversando un momento stressante. Tra pochi giorni inaugurerà una mostra a Roma e dovrà traslocare a Brooklyn.

mercoledì 5 marzo 2014

Ji, pianista a cavallo fra Oriente e Occidente


Photo by Guillemain
Con il suo stile fatto di vestiti firmati, tatuaggi e collane appariscenti, il musicista sudcoreano Ji potrebbe passare facilmente per il leader di una boy-band di k-pop. Anche la confidenza con cui dialoga con i suoi fan via Twitter, con frasi a effetto tipo “senza di voi sarei un musicista qualsiasi, mi aiutate a parlare col cuore”, sembrano indicare la stoffa del teen-idol. Ma quando si siede al pianoforte a coda e le sue mani cominciano a danzare sui tasti diventa subito chiaro che Ji è un musicista di ben altra categoria.
“Sono un pianista classico ma ho una personalità funky e mi è sempre piaciuto esibirmi in pubblico”, riconosce parlando al telefono dal suo appartamento di New York.

martedì 19 novembre 2013

Il nuovo Whitney Musuem di Renzo Piano

Granito ed elitismo contro vetro e integrazione. Le differenze fra gli stili architettonici della vecchia sede del Whitney Museum e quella nuova che sta sorgendo nel Meatpacking District non potrebbero essere più evidenti. Con poche finestre e pareti di pietra, l’edificio modernista disegnato da Marcel Breuer negli anni Sessanta sembra fatto apposta per mantenere una certa distanza fra il pubblico e l’arte custodita al suo interno. Al contrario, la nuova sede del museo firmata da Renzo Piano, che aprirà nel 2015, è pensata per essere trasparente e accessibile.
“E’ lo stesso tema affrontato più di quarant’anni fa con il progetto del Pompidou di Parigi”, dice Piano durante una visita al cantiere della nuova sede. “Aprire a tutti la cultura con la C minuscola”.
Il Whitney Museum è specializzato in arte americana moderna e contemporanea e possiede una delle più grandi collezioni del paese. Ma gli spazi ridotti dell’edificio di Breuer nell’Upper East Side costringono il museo a tenere la maggior parte delle opere in depositi.

martedì 8 ottobre 2013

Scarlett Johansson: sex symbol (quasi) per caso


Photo by Paolo Roversi
“Se hai vent’anni, fai l’attrice e sei attraente, è facile che ti assegnino il ruolo di sex symbol. La verità è che non l’ho mai cercato. Quando i media me l’hanno cucito addosso ne ho approfittato e mi sono divertita”.
 
Scarlett Johansson è in ritardo. L’appuntamento era per mezzogiorno in uno studio fotografico nel Meatpacking district di New York ma all’una l’attrice non è ancora arrivata. Ad aspettarla c’è una squadra di una ventina di persone fra fotografo, stylist, parrucchiere e truccatrici. Il set è pronto, le luci posizionate, i vestiti appesi alle grucce e sul tavolo è disposta una fila di scarpe con tacchi vertiginosi. Tutti cercano pazientemente d’ingannare l’attesa, fino a quando dal corridoio esterno non giunge una voce roca inconfondibile. Un attimo dopo Johansson fa il suo ingresso e lo studio si rianima improvvisamente. Oltre allo staff, ad accoglierla c’è un enorme mazzo di fiori con un biglietto firmato da Martin Scorsese: è un omaggio del regista che la notte prima ha lavorato con Johansson fino alle ore piccole per terminare le riprese di una pubblicità, motivo per cui l’attrice si presenta in ritardo allo shooting fotografico.

venerdì 27 settembre 2013

L'inafferrabile Willem Dafoe

Mentre il telefono squilla e aspetto che Willem Dafoe alzi la cornetta, mi domando chi troverò all’altro capo del filo. L’attore ha sempre preferito farsi conoscere attraverso i personaggi interpretati al cinema o a teatro. Il che significa che, potenzialmente, potrei aver a che fare con soggetti piuttosto estremi. C’è il Goblin dell’Uomo Ragno e il Salvatore dell’Ultima tentazione di Cristo; il sergente idealista di Platoon e il criminale psicotico di Cuore Selvaggio; il padre disturbato dell’Anticristo di Lars von Trier e il vampiro attempato che fa la parte di Nosferatu ne L’ombra del vampiro.
Quando Dafoe alza la cornetta, invece, mi trovo a chiacchierare con una persona affabile e diretta. L’unico indizio che lo riconduce ai personaggi interpretati sul grande schermo è il timbro caldo e gutturale della voce. Per un attimo m’illudo di riuscire a scoprire finalmente qualcosa dell’uomo che si nasconde dietro alle maschere da palcoscenico, ma nel giro di poco capisco che è più difficile del previsto.

lunedì 16 settembre 2013

Adam Driver, un marine sul grande schermo

-->
Photo by Caitlin Cronenberg
E dire che pensava che la TV fosse solo spazzatura. Poi ha accettato un ruolo nella serie americana Girls e di colpo si è ritrovato catapultato sul tappeto rosso dei Golden Globe e su quello del Lido di Venezia.
La parabola ascendente di Adam Driver deve molto alla televisione, anche se lui inizialmente non ci vuole avere nulla a che fare. Tanto che, quando il suo agente gli propone di interpretare un ruolo nel telefilm scritto da Lena Dunham, giovane promessa della TV a stelle e strisce, l’attore originario dell’Indiana rifiuta. Sta lavorando a teatro e ha già interpretato qualche ruolo minore con registi di primo piano come Steven Spielberg e i fratelli Coen. Non ha tempo da perdere con uno show televisivo.
“Da allora ho completamente cambiato opinione sulla TV”, ammette Driver al telefono da New York, dove è impegnato a girare la terza stagione del telefilm.
Per sua fortuna l’agente insiste, convincendolo a leggere il copione e a girare almeno qualche puntata della serie sui ventenni della Brooklyn hipster.

mercoledì 26 giugno 2013

Chi porta l'arte fuori dai musei

Cecilia Alemani non ha cominciato la sua carriera di curatrice con la missione di portare l’arte fuori da musei e gallerie. Da quando, però, è diventata responsabile del programma artistico della High Line, famoso parco sopraelevato di Manhattan, e dei progetti speciali di Frieze New York, la curatrice milanese si è trovata di colpo ad essere una delle committenti d’arte pubblica più potenti della Grande Mela.
“Portare la creatività fuori dai luoghi tradizionali, aprendo l’arte a un pubblico eterogeneo è un esercizio affascinante”, dice Alemani. “E sentire gente comune che discute un’opera è gratificante quanto ricevere critiche positive dagli addetti ai lavori”.

venerdì 21 giugno 2013

Angela Lindvall: "Yoga e figli sono il mio segreto"


Cresciuta nei grandi spazi del Midwest, Angela Lindvall da giovanissima ha sognato di usare la sua fama di top model per salvare il mondo. Ma poi si è resa conto che la vera felicità era dentro di lei, bastava liberarla

Appena si siede al tavolo del caffè di Manhattan dove abbiamo appuntamento, appare subito chiaro che Angela Lindvall sta vivendo una trasformazione in cui il risveglio spirituale conta più di qualsiasi altra cosa. La modella trentaquattrenne, che è stata testimonial delle principali Maison di moda, si presenta vestita tutta di nero, con jeans, stivali e maglietta scollata. Ma le sue parole grondano di energia di tutt'altro colore: autocoscienza, potere del respiro, vivere nel presente. Sembra di sentire parlare un'insegnante di yoga, titolo che, infatti, Angela ha conseguito da poco. Kundalini, per la precisione, tipo di yoga purificante che ha cominciato a praticare in seguito a una tragedia familiare. Cresciuta nelle praterie del Midwest americano «senza neanche sapere che cosa fosse la moda», Angela Lindvall inizia a lavorare come modella a 16 anni, quando il padre la costringe ad accompagnare la sorella a un concorso e viene notata da un talent scout di un'importante agenzia di New York.

martedì 4 giugno 2013

Al liceo della moda di New York


Foto di Anna Schori
“Tenete la testa alta e guardate dritte davanti a voi”, ordina l’insegnante di ginnastica alle allieve riunite nella palestra della High School of Fashion Industries di New York. Sembrano istruzioni per camminare in equilibrio sulla trave, invece sono consigli per sfilare col portamento corretto. In questo liceo, unico negli Stati Uniti, chi partecipa come modella al defilé di fine anno con gli abiti disegnati dagli studenti, può scambiare le lezioni di pallavolo con quelle di passerella. E mentre una classe è impegnata in questa ginnastica sui generis, un’altra impara come organizzare e pianificare uno shooting di moda.
“Non pensate solo a come ritrarre i vestiti”, spiega l’insegnante di fotografia. “Dovete cerare di trasmettere emozioni e raccontare una storia con le vostre immagini”.
Al suono della campanella, al posto del rumore di sneakers che sfregano sul pavimento, l’atrio della scuola rimbomba del ticchettio di tacchi a spillo.

venerdì 26 aprile 2013

Riapre il paradiso della Minimal Art a New York

Foto Andrea Steele
A SoHo, la casa-studio di Donald Judd riapre al pubblico. Dove tutto è rimasto come se fosse ancora abitata dallo scultore


Il palazzo è uno dei più belli del quartiere di Soho, ma per oltre un decennio è rimasto nascosto dalle impalcature che coprivano la facciata con le grandi finestre incorniciate dalle colonne in ghisa. Ora l’attesa è finita e, dopo un lungo processo di ristrutturazione, lo studio-abitazione dello scultore Donald Judd sta per aprire le porte al pubblico. I trabattelli sono già scomparsi e a Giugno sarà accessibile anche lo spazio che l’esponente della minimal art aveva riempito con opere sue e di suoi contemporanei come Dan Flavin, Carl Andre, Claes Oldenburg e Frank Stella.
Alla sua morte nel 1994, l’artista americano ha voluto che l’ex fabbrica, acquistata quando SoHo era un ghetto semiabbandonato, aprisse al pubblico. Con la condizione, però, che gli interni rimanessero invariati. Judd era famoso per creare volumi con materiali industriali come l’alluminio e il plexiglass. Ma la sua ricerca si estendeva anche al rapporto fra le opere e lo spazio circostante.

giovedì 18 aprile 2013

Venduto per 39 milioni di dollari il diamante di Maria Angiollillo




L'asta si è svolta ieri a New York nella sede di Christie's nonostante la richiesta degli eredi di bloccare la vendita. Ignota l'identità del compratore. Sulla vicenda sta indagando la procura di Campobasso

La Pantera Rosa è passata di mano. Nella sede newyorkese di Christie’s ieri è stato battuto all’asta per 39,3 milioni di dollari (circa 30 milioni di euro) il diamante rosa rarissimo, appartenuto al senatore Renato Angiolillo e sparito misteriosamente alla morte della sua consorte, Maria Girani. La saga di questa pietra, chiamata in realtà Princie Diamond, ricorda quella del diamante rubato che dà il titolo al film La pantera rosa, con Peter Seller nei panni dell’ispettore Clouseau. La pietra preziosa si è volatilizzata nel 2009 e gli eredi di Angiolillo l’hanno cercata per anni, fino a quando l’inchiesta di Io Donna l’ha localizzata a New York. Pur avendone confermato l’identità, però, Christie's ha ignorato la diffida a venderla, inoltrata dagli eredi e ieri ha messo il diamante all’incanto nella sua sede del Rockefeller Center. La vendita è cominciata al mattino, con il lotto più atteso del Princie Diamond fissato nel pomeriggio per il gran finale.