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martedì 9 febbraio 2016

Visions of Yoors - Arazzi d'artista

Gli arazzi dell'artista belga Jan Yoors sono la sintesi tra la cultura classica europea e le pratiche artistiche del Novecento


La ventennale storia degli atelier dell’artista Jan Yoors è una perfetta metafora dello sviluppo di Manhattan nel secondo dopoguerra. L’artista belga sbarca a New York nel 1950 dopo anni di peripezie che, durante la guerra, lo vedono lavorare per la Resistenza e internato in vari campi di concentramento.
“Jan rimane affascinato dalla prosperità degli Stati Uniti e decide subito di restare”, ricorda il figlio Kore, terzo genito dell’artista fiammingo scomparso nel 1977.
Al termine del conflitto, Yoors non ha più radici nella Vecchia Europa ed è pronto a ricominciare da capo. Si trasferisce a New York insieme alle due donne con cui già convive e che negli States gli daranno tre figli e diventeranno strette collaboratrici sul lavoro.

mercoledì 6 agosto 2014

La Casa sulla Roccia, Wisconsin, USA

Photo by Alexo Wandael
Una casa leggendaria, tra le rocce e il cielo, sospesa sulla Wyoming Valley. Gli esterni ricordano i progetti giapponesi di Wright. Dentro è un inno all’eccentricità



The House on the Rock nasce nella leggenda. Come si addice a un progetto così eccentrico, l’origine di questa villa in stile giapponese, costruita negli anni Cinquanta su una roccia affacciata sulle valli del Wisconsin, non è chiara. C’è chi dice sia il prodotto di un’aspra critica pronunciata da uno dei padri dell’architettura moderna, Frank Lloyd Wright. E chi invece sostiene sia un inno alla creatività del suo autore, un costruttore locale chiamato Alex Jordan Jr. Quel che è certo è che la Casa sulla Roccia rappresenta una stranezza architettonica unica nel suo genere. Al punto che, nata come residenza privata, da anni è diventata la principale attrazione turistica della zona. 
Dall’esterno la struttura ricorda le linee essenziali dei progetti disegnati in Giappone da Wright negli anni Venti. Ma al suo interno la personalità visionaria di Jordan prende il sopravvento e, pur incorporando nel design elementi naturali alla maniera di Wright, lo stile diventa più caotico.

lunedì 26 maggio 2014

Aleph Sactuary, il tempio dell'arte psichedelica

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Klarwein and his daughter inside the Aleph
Photo by Caterine Milinaire


“Sono il più famoso fra gli artisti sconosciuti”, ripeteva spesso ironico Mati Klarwein. I quadri del pittore tedesco scomparso nel 2002 sono apparsi sulle copertine di alcuni degli album più venduti degli anni Settanta: Abraxas di Carlos Santana, Bitches Brew di Miles Davis e Last Days and Time degli Earth, Wind&Fire. Gente come Jimi Hendrix, Jackie Kennedy e Brigitte Bardot erano suoi ammiratori. Ma fra il grande pubblico il suo nome resta quasi sconosciuto. Così come il suo capolavoro più rappresentativo, l’Aleph Sanctuary, una stanza con pareti e soffitto composti da 68 quadri fatti dal pittore nel corso di 10 anni.
Klarwein nasce ad Amburgo nel 1932 da padre ebreo polacco e madre cattolica tedesca. Con l’avvento delle leggi razziali naziste si trasferisce a Gerusalemme, ma poco dopo lo scoppio del conflitto arabo-israeliano, rientra in Europa per studiare all’Accademia delle Belle Arti di Parigi e poi con Fernand Léger. Questa formazione classica gli permette di cominciare a lavorare come ritrattista. Ma è l’incontro con il pittore austriaco Ernst Fuchs, che lo introduce al surrealismo di Dalì e Buñuel, a incendiare la creatività di Klarwein.

giovedì 17 aprile 2014

Cape Cod Modernista


Photo by Raimund Koch
Uno dei suoi protagonisti la battezzò la Summer Bauhaus. Fu l’estate in cui un gruppo di esponenti della prestigiosa scuola tedesca si ritrovò in vacanza dall’altra parte dell’Atlantico, nei pressi di Cape Cod, gettando i semi per lo sviluppo di un nuovo capitolo nella storia dell’architettura moderna.
Era il 1937 e molti esponenti dell’ormai defunto Istituto d’Arte e Architettura di Weimar, fra cui il fondatore Walter Gropius, il suo discepolo Marcel Breuer, Lászlo Moholy-Nagy, Herbert Bayer e Alexander Dorner, erano da poco sbarcati negli Stati Uniti per sfuggire al clima minaccioso che si respirava in Europa. Gropius era appena diventato professore alla scuola di design di Harvard, risalendo per la prima volta in cattedra dopo la chiusura della Bauhaus imposta dal regime nazista. E quell’estate aveva affittato insieme alla moglie Ise una casa sul mare all’imboccatura della penisola di Cape Cod, in Massachusetts. La villa era spaziosa e Gropius aveva invitato alcuni amici dei tempi di Weimar a unirsi alla sua famiglia. Il gruppo trascorse alcune settimane rilassandosi, nuotando nelle acque dell’Atlantico ed esplorando le coste sabbiose di Cape Cod.

martedì 19 novembre 2013

Il nuovo Whitney Musuem di Renzo Piano

Granito ed elitismo contro vetro e integrazione. Le differenze fra gli stili architettonici della vecchia sede del Whitney Museum e quella nuova che sta sorgendo nel Meatpacking District non potrebbero essere più evidenti. Con poche finestre e pareti di pietra, l’edificio modernista disegnato da Marcel Breuer negli anni Sessanta sembra fatto apposta per mantenere una certa distanza fra il pubblico e l’arte custodita al suo interno. Al contrario, la nuova sede del museo firmata da Renzo Piano, che aprirà nel 2015, è pensata per essere trasparente e accessibile.
“E’ lo stesso tema affrontato più di quarant’anni fa con il progetto del Pompidou di Parigi”, dice Piano durante una visita al cantiere della nuova sede. “Aprire a tutti la cultura con la C minuscola”.
Il Whitney Museum è specializzato in arte americana moderna e contemporanea e possiede una delle più grandi collezioni del paese. Ma gli spazi ridotti dell’edificio di Breuer nell’Upper East Side costringono il museo a tenere la maggior parte delle opere in depositi.

mercoledì 16 ottobre 2013

Gordon Matta-Clark: the Italian Grand Tour


Photo by Gordon Matta-Clark
Da sempre l’Italia attira intellettuali in cerca d’ispirazione, curiosi di studiare le radici della civiltà occidentale. Ma per un breve periodo a cavallo fra gli anni Sessanta e Settanta, la tradizione del Grand Tour italiano ha attirato anche avanguardie dell’arte mondiale in cerca di un pubblico pronto ad apprezzarle. Inizialmente, gli esponenti dell’arte concettuale e minimalista americana faticavano ad avere riconoscimento in patria e, appena potevano, venivano in Europa per trovare galleristi e collezionisti disposti a finanziarli. Fra questi artisti c’era Gordon Matta-Clark, “anarchitetto” diventato famoso per i suoi lavori in edifici in demolizione, su cui interveniva inventando forme nuove con flessibili, seghe e scalpelli.

venerdì 26 aprile 2013

Riapre il paradiso della Minimal Art a New York

Foto Andrea Steele
A SoHo, la casa-studio di Donald Judd riapre al pubblico. Dove tutto è rimasto come se fosse ancora abitata dallo scultore


Il palazzo è uno dei più belli del quartiere di Soho, ma per oltre un decennio è rimasto nascosto dalle impalcature che coprivano la facciata con le grandi finestre incorniciate dalle colonne in ghisa. Ora l’attesa è finita e, dopo un lungo processo di ristrutturazione, lo studio-abitazione dello scultore Donald Judd sta per aprire le porte al pubblico. I trabattelli sono già scomparsi e a Giugno sarà accessibile anche lo spazio che l’esponente della minimal art aveva riempito con opere sue e di suoi contemporanei come Dan Flavin, Carl Andre, Claes Oldenburg e Frank Stella.
Alla sua morte nel 1994, l’artista americano ha voluto che l’ex fabbrica, acquistata quando SoHo era un ghetto semiabbandonato, aprisse al pubblico. Con la condizione, però, che gli interni rimanessero invariati. Judd era famoso per creare volumi con materiali industriali come l’alluminio e il plexiglass. Ma la sua ricerca si estendeva anche al rapporto fra le opere e lo spazio circostante.

venerdì 12 aprile 2013

Passion & Prejudice

Foto di Grey Villet
La battaglia di Richard e Mildred Loving. Negli Usa degli anni Cinquanta, la piccola storia di un grande amore per la propria famiglia e i propri diritti ha cambiato per sempre le leggi che regolano i rapporti interraziali in America. 

Richard e Mildred Loving non avevano intenzione di diventare paladini dei diritti civili in America. Volevano solo vivere nella loro Virginia natale e crescere i figli in pace. Ma quando, nell’estate del 1958, lo sceriffo della contea di Caroline irruppe in casa loro nel mezzo della notte per arrestarli con l’accusa di “incrocio razziale”, i due sposi furono costretti a chiedere aiuto.
Richard è bianco e Mildred è parte nera e parte nativa americana. E nella Virginia degli anni Cinquanta il matrimonio interraziale è considerato un grave reato. Central Point, il paese dove vive la coppia, è povero ma ben integrato. Richard fa il muratore e da sempre è abituato a lavorare con afroamericani. E’ appassionato di gare di dragster e ha una macchina truccata con cui corre insieme a due amici neri. Uno di questi ha una sorella, Mildred, e una sera la presenta a Richard. I due si piacciono, s’innamorano e decidono di sposarsi senza troppo pensare alle conseguenze del loro gesto, che nel giro di poche settimane li porta dritti in galera.

giovedì 19 aprile 2012

Lothar Osterburg, the print-maker version's


Un vecchio proverbio dei paesi anglofoni dice: “One man’s trash is another man’s tresure”, cioè quello che per qualcuno è spazzatura, per altri è un tesoro. Da quando si è trasferito a New York, l’artista tedesco Lothar Osterburg sembra aver fatto di questo detto il suo motto, raccogliendo materiale di scarto che accumula nel suo studio per creare le sculture e le scenografie alla base delle sue opere.
“Il laboratorio è pieno di roba in attesa di essere riciclata”, dice Osterburg rovistando fra scaffali traboccanti di oggetti trovati per strada.

lunedì 9 aprile 2012

A bon viveur in Beverly Hills

Photo by Milton H. Greene
La villa di Summit Drive di Sammy Davis Jr. era un regno di mille metri quadrati dove il celebre cantante e attore si rifugiava dopo le tournée. Sempre animata da un costante viavai di ospiti. Che ruotavano intorno al bar del salotto, dove il padrone di casa amava preparare cocktails per tutti.

Quando comprò la sua prima casa in una delle vie più esclusive di Beverly Hills, Sammy Davis Jr. non chiese aiuto a un architetto per arredarla. La villa di Summit Drive era passata dalle mani di Tony Curtis a quelle di Joan Collins, e aveva bisogno di una rinfrescata. Ma l’intrattenitore, ancora oggi considerato l’artista di colore più famoso d’America, preferì fare di testa sua.

venerdì 21 ottobre 2011

The real Big Pink story


Photo by Elliott Landy
Un'anonima casa nei boschi di Woodstock è il rifugio di The Band, un gruppo di musicisti che qui compongono il loro album capolavoro d'esordio

Pubblicato su Casa Vogue:
Tutto cominciò con un incidente in moto e una casa in un bosco. L’incidente fu quello in cui Bob Dylan si ruppe le vertebre del collo nel 1966. La casa quella soprannominata Big Pink, dove si scrisse una pagina importante della storia del rock. La costruzione è anonima, tranne che per il colore rosa confetto di cui era dipinta

lunedì 16 maggio 2011

Atellier Giacometti

Pubblicato su Casa Vogue:
Per il suo autore era forse solo un’opera malriuscita, l’ennesimo tentativo fallito di riprodurre la realtà. Per il fotografo che l’aveva ricevuta in dono, invece, quella piccola statua rappresentava un tesoro prezioso, frutto del genio di uno dei migliori scultori del Novecento e ricordo della piacevole giornata passata in sua compagnia.

sabato 7 maggio 2011

A scuola da Marina Abramovic

L'artista ha comprato una scuola di tennis abbandonata dove darà vita al suo istituto per la conservazione e lo sviluppo delle Performing Arts.

Pubblicato su Casa Vogue:
La scritta che campeggia sulla facciata dice Tennis Academy, ma le imponenti colonne di legno bianco ricordano quelle di una chiesa. E la temperatura all’interno della palazzina di mattoni fa pensare ad una cella frigorifera.

lunedì 25 aprile 2011

Usa, dove il mare si mangia le dune di sabbia


Pubblicato su Casa Vogue:
Pur di conquistarsi un posto sul lungomare della località più esclusiva dell’estate newyorkese, Billy Joel fece spallucce quando nel 2007 fu avvertito del pericolo che la villa che stava comprando sulla spiaggia di Sagaponack potesse essere inghiottita dal mare nel giro di pochi anni.

lunedì 18 aprile 2011

Tom Sachs, creatività ordinata fino all'ultima vite

Sachs nel suo studio (foto S. Howe)


Pubblicato su Casa Vogue:
Dall’esterno, lo studio newyorkese dello scultore Tom Sachs sembra un’officina anonima, con una grata di ferro battuto che difende il piccolo ingresso al piano terra di un vecchio palazzo di SoHo. Varcata la soglia, però, l’eccentricità del posto colpisce l’occhio: i visitatori sono accolti da un mezzobusto di Dart Vader e ricevono una targhetta adesiva da applicare al petto con nome e foto, incorniciati dai simboli della Nasa e del governo americano.

martedì 2 novembre 2010

Harlem, dove il Jazz è di casa


Pubblicato su Casa Vogue:
Tutte le domeniche alle quattro del pomeriggio Marjorie Eliot apre le porte del suo salotto a un gruppo di sconosciuti. L’ambiente è spartano, senza mobili, con un pianoforte in un angolo, qualche ritratto di jazzisti famosi alle pareti e decine di sedie pieghevoli sparse. Per guadagnare spazio, le seggiole sono sistemate anche nella cucina e nel corridoio di questo modesto appartamento.