lunedì 21 dicembre 2015

Qui resiste il mito del buon Paese selvaggio

La settima tappa attraversa il paradiso piemontese. In questo tratto, con 235 chilometri di parco fluviale e 36 mila ettari di area protetta, il Grande fiume diventa il migliore esempio di bellezza non conformista. La risposta al desiderio di natura imprevedibile

La veranda della baràca sembra un ring, e Angelo sta all’angolo, stringe i denti come se aspettasse la prossima ripresa, seduto sulla panca, le braccia allargate sulle assi come un cristo in croce. “A remi faccio circa seicento chilometri l’anno. A volte mi chiedo quanto durerà, ho 74 anni e posso remare ancora un giorno intero…” Angelo Bosio è stato l’unico a risalire il Po controcorrente, da solo in piedi sul barcè, una specie di discendente piemontese della piroga. Nel 2008 è venuto su a remi, o aggrappandosi al ramp, una pertica ferrata che serve per arpionare il fondale e fare leva, mettere k.o. la corrente.

giovedì 29 ottobre 2015

Terra di riva e di golena, di boschi e di sabbioni


Il sesto episodio del viaggio sul Po ci porta ad attraversare il cuore del pavese. "Dopo l’amplesso con il Ticino, il Po rincoglionisce letteralmente", scriveva Gianni Brera, cantore raffinato di questa parte del Grande fiume dove la provincia, per qualche strana alchimia, è diventata avanguardia

Scendendo il Po a motore spento, spinti dalla corrente, si ha l’impressione che, all’approssimarsi della foce del Lambro sull’argine sinistro, all’altezza di Orio Litta nel Lodigiano, il Grande fiume provi ribrezzo, anzi terrore. Ha da poco ricevuto una boccata d’ossigeno dal Ticino che è tra i fiumi più puliti d’Europa; e a monte, dal ponte della Becca, si può proprio osservare come per un lungo tratto l’acqua giallognola del Grande fiume e quella cerulea del Ticino rimangono per conto loro, faticano a mescolarsi, poi si vede che il Ticino annacqua il suo sussiego svizzero, si rassegna e diventa Po. Il quale fa appena in tempo a godersi questa botta di vita - “dopo l’amplesso con il Ticino, il Po rincoglionisce letteralmente” scriveva Brera - che incontra il fiume più inquinato d’Europa. Scarta sulla destra, come se sentisse odore di morte, come sapesse che lo stanno per colpire 40 metri cubi di veleno al secondo.

mercoledì 21 ottobre 2015

Nel regno dei pirati dove anche la pesca è fuorilegge

La quinta tappa del viaggio esplora il tratto tra Parma, Cremona e Piacenza, dove i pesci siluro hanno attirato centinaia di bracconieri, molti dall'estero, che si muovono con barche prive di licenze e segni di riconoscimento. E nella zona, in tre anni, ci sono stati 500 furti di motori.
Salami, sinistra Po. Sua maestà il culatello, invece, stagiona bene solo sulla sponda destra: bassa parmense, tra le nebbie, nel grigio della “fumara”, e gli argini; più precisamente solo nella cosiddetta Bassa verdiana, delimitata dalla via Emilia e dal Fiume e con Busseto al centro. La forza del destino del culatello si esprime al massimo nell’umido di Zibello: Katia Soncini, che nella vita seleziona parmigiano e mette al mondo tra i più pregiati culatelli, assicura che è qui dove il maiale diventa divinità. Non la solita e ritrita eccellenza italiana, ma proprio creatura da adorare. Forse non la pensa così il Po che riceve la cacca di cinque milioni di porci, ma si sa che c’è porco e porco.

venerdì 16 ottobre 2015

The River Journal Project

L'avevamo scoperto lungo il Mississippi, il Grande Padre delle Acque: i fiumi sono un'affascinante chiave per raccontare il contemporaneo. Ora abbiamo percorso il Po e abbiamo trovato un mondo a parte, che mette in moto idee e immaginazione, il piacere di vivere fuori dai conformismi; un viaggio in una regione italiana praticamente sconosciuta che vi invitiamo a percorrere lungo il tracciato di Vento, il progetto di ciclovia che collegherà Venezia a Torino seguendo gli argini del Grande Fiume.... inizia il viaggio

giovedì 8 ottobre 2015

Nel porto delle nebbie dove si sono perse le navi

La quarta tappa del viaggio lungo il Po ci porta tra le province di Mantova e Reggio Emilia. A Boretto doveva sorgere lo snodo del traffico commerciale del fiume, che avrebbe tolto dall'autostrada 3000 Tir l'anno. Ma così non è stato, e nella zona c'è chi punta sul business delle crociere per turisti

Il Po vuole le sue vittime, dice Massimo Bernardi, ex operaio. “Se ci sono meno annegati è solo perché c’è ormai quasi più nessuno che viene a Po a nuotare. Non è questione che è traditore, Lui c’ha bisogno di tirar giù ogni tanto qualcuno, sono le regole”. Siamo nel regno del “Re del Po” a Boretto, la sua reggia è fatta con i legni trascinati dal fiume che s’accumulano sotto il ponte di Viadana: un’opera incastonata tra i pioppi grigi e i salici selvatici; a seconda della prospettiva e della luce diventa una nave baleniera arenata, nido di argentavis magnificens, cioè una sorta di cormorano preistorico, oppure riparo per individui selvatici e per ragazzini che riempiono i vuoti ed eterni pomeriggi d’estate tuffandosi nell’acqua verdina; si potrebbe chiamarla installazione, e in effetti ricorda la famosa Big Bambù dei fratelli Stern, ma è molto di più, è il castello costruito con le sue mani dal Re del Po, al secolo Alberto Manotti, che oggi non è in reggia, ma a tirare le righe col gesso al campo sportivo.

lunedì 5 ottobre 2015

La tecnologia sfamerà il mondo

La popolazione mondiale cresce  rapidamente e si prevede che nel 2050 sulla terra saremo 9 miliardi. A quel punto, per dar da mangiare a tutti, la produzione dovrà aumentare di circa 60% in un contesto in cui, a detta degli esperti, stiamo già producendo quasi il massimo possibile con i metodi attuali. Tutto questo rende la sfida alimentare uno dei problemi più urgenti del nostro tempo, di cui si è discusso al World Food Research and Innovation Forum organizzato all'interno di Expo 2015.




Audio reportage trasmesso da Radio24 

martedì 29 settembre 2015

A spasso con la bici sacra sulle tracce del siluro

Nella terza puntata del viaggio controcorrente lungo il Po esploriamo Ferrara e la bassa mantovana. La rotta del 1951 che portò l'alluvione del Polesine. La città delle due ruote. I cantastorie e il Moby Dick d'acqua dolce. Qui si ascolta il bues combattendo una guerra tra formaggi. Sotto il controllo di uno sceriffo.
  
Il Grande Fiume italiano, il nostro Old Man River, qui si distende come per filare via più veloce nel suo ultimo tratto prima di diramarsi e quindi annullarsi nel nulla adriatico; maestoso, profondo, turgido d’acqua, terra e storie. Il cielo sopra il Po, sopra il nero ponte ferroviario di Occhiobello, stasera è cremisi e indaco e oro che cade sui giunchi e i pioppi verso la verde terra piatta; una bellezza che intimorisce in quest’unirsi d’acqua selvaggia e selvaggio cielo, una visione straniante, come accade nei film più danubiani di Emir Kusturica... Sembra di sentire, appena coperto dal treno merci, il canto di un bluesman, la sua gola è secca e il cuore cupo perché la vita, anch’essa, scorre via rapida come il fiume, tutti i fiumi. Per un attimo è come essere sul Mississippi Delta, la Gerusalemme del blues, dove nelle serate d’estate anche le cicale sembrano ondeggiare ebbre di calura evocando il call and response fra un campo e l’altro, banjo qui lungo un fosso, armonica là nel canneto che costeggia la vecchia ferrovia del cotone...

lunedì 28 settembre 2015

Nel paese delle giostre e delle cozze Dop

Seconda tappa del viaggio lungo il Po, in un paradiso naturale dove eccellono 30 aziende che producono ruote panoramiche e montagne russe e dove si alleva un mollusco che ha appena ricevuto il prestigioso marchio dall'Unione Europea

“E’ che se in Italia non hai il vino non sei nessuno”, dice Maurizio Barotto vogando controcorrente con il suo “batel del Po”. Si sta parlando del Polesine, quest’isola incastonata tra l’Adige, il Po e l’Adriatico, che non capiamo, dopo giorni di esplorazioni, perché non abbia ancora conosciuto la classica riscoperta, il famoso “re-branding” che ti fa diventare di moda. Prima o poi anche l’angolo più remoto, la valle più sperduta e fuori dai circuiti hanno il loro momento di riscatto; arriva il New York Times che indica la “nuova Toscana” di turno, il marketing parte in quarta e sei subito nel giro. “Manchiamo solo noi, toh forse il Molise… Ma per avviare la pratica, uscire dall’isolamento e diventare doc, oggi devi almeno avere un vino potabile. Invece siamo ancora quelli dell’alluvione, il Mezzogiorno del Nord”. Anche il cinema di solito funziona bene, ma il Polesine, come il Grande Fiume che l’ha creato a propria immagine e somiglianza e come Maurizio col suo batel fatto a mano, anche lì non ha seguito la corrente comoda della modernità e le commediole tipo “Basilicata Coast to Coast”.

venerdì 11 settembre 2015

Fronte del Po, un percorso lungo gli argini storici, culturali e naturalistici del Grande Fiume

Viaggio controcorrente in otto puntate alle origini del Po, dove la terra si mescola all'acqua e gli uccelli stanno sotto i pesci

Alla fine, quando ci siamo seduti a pelo di Po per uno spritz al dehors del glorioso Imbarco del Re - vista sui ponti, sul Monte dei Cappuccini e sulla collina torinese - la signora Graziella che gestisce il bar-ristorante da Perosino ed è la regina mai deposta del fiume (“a 18 anni seminavo gli spasimanti vogando con il mio canoin controcorrente”) ci ha chiesto, pensando di metterci in crisi: “Qual è il posto che vi è rimasto nel cuore?” Tutti quattro abbiamo guardato il Po con disincanto, perché vederlo scorrere lì davanti al Valentino, così sontuoso, cortese e aristocratico, così consapevole, nonostante la sua giovane età, di far parte dell’élite dei fiumi che specchiano le più belle città del mondo, ci sembrava troppo sofisticato e troppo contemporaneo, quasi una cartolina digitale. Noi venivamo invece da un viaggio esotico, da luoghi stranieri, lontani, appartati. Si potrebbe dire anacronistici se non fosse che il mondo che vive lungo fiumi dalla personalità intensa come il Po se ne infischia di stare al passo con i tempi, ma ha un suo tempo. E sta a chi vi si affaccia d’entrarci in sincronia. 

lunedì 15 giugno 2015

I predoni romeni saccheggiano il Po




Una banda di pescatori rumeni sta devastando il Po, saccheggiando il fiume di notte con reti chilometriche, elettrostorditori e sostanze chimiche. Cercano pesci siluro per rivenderli in nero sui mercati dell’Est. E intimidiscono gli abitanti del Delta che assistono impotenti alla razzia del loro patrimonio ittico. Siamo andati a caccia di questi predoni con la polizia provinciale e abbiamo visitato il loro quartier generale ai piedi dell’argine

lunedì 8 giugno 2015

Venezia, Spazio Louis-Vuitton: Hayez-Schulz, il classico dialoga col contemporaneo

Le opere di Schulz nel suo studio
Non più solo installazioni multimediali: da qualche anno l’artista tedesco Tilo Schulz dipinge opere non figurative con segni dinamici, solchi e strappi che creano contenuti dai significati diversi. L’artista 43enne, originario di Lipsia, la chiama pittura metaforica perché i quadri astratti raccontano delle irregolarità e degli splendori che formano il nostro mondo. Così, quando la fondazione Louis Vuitton gli ha chiesto di realizzare un’opera che dialogasse con una serie di dipinti di Francesco Hayez (1791-1882) – appena restaurati ed esposti presso l’Espace Louis Vuitton di Venezia durante la 56esima Biennale – Schulz non si è fattosfuggire l’opportunità.

giovedì 14 maggio 2015

Così abbiamo dato un valore alla natura

Bacino di Ashokan che fornisce acqua a New York
I pippistrelli del Texas, le mangrovie thailandesi, il bacino idrico di New York: tre esempi in cui gli ecosistemi fanno risparmiare l'uomo. Che ora quantifica (in soldi) gli ecoservizi offerti dalla Natura.

Guadando un pipistrello è più facile pensare a un vampiro che a un pesticida naturale. Eppure è solo grazie a questi roditori con le ali se i coltivatori texani di cotone possono risparmiare sugli antiparassitari chimici. Ogni notte, migliaia pipistrelli che vivono nelle caverne del Texas meridionale escono allo scoperto e mangiano l’equivalente di circa due terzi del loro peso corporeo d’insetti, fra cui due vermi particolarmente nocivi per la pianta di cotone. Uno studio fatto da un team di economisti ambientali nelle contee vicine a San Antonio ha dimostrato che, se i produttori di cotone dovessero pagare il servizio reso dai pipistrelli, il conto annuo sarebbe di 740.000 dollari, cifra non trascurabile considerando che il fatturato dall’industria cotoniera locale è circa 6 milioni di dollari.
Fino a pochi anni fa, l’uomo dava per scontato che la natura offrisse servizi gratuiti e perpetui. Gli ecosistemi erano considerati al pari di schiavi, il cui lavoro è sfruttato ma raramente apprezzato.

lunedì 27 aprile 2015

Project Lives, case popolari viste da chi le abita

La copertina del libro edito da PowerHouse Books
L'edilizia popolare a New York, nelle foto dei suoi abitanti. Racconti in prima persona di un progetto che va ripensato. 

Marcy Morales da oltre 30 anni in un Project, come sono chiamati i palazzi di edilizia popolare di New York, ed è stufa di combattere contro gli stereotipi associati a questi caseggiati.
“Se vivi in una casa comunale non devi per forza essere un soggetto antisociale”, dice Morales, che a 72 anni è nonna e pensionata.
L’immaginario comune di queste torri di mattoni rossi è stato plasmato da anni di bombardamento mediatico, invariabilmente concentrato su storie di criminalità, droga e miseria. Così, quando Morales ha ricevuto una macchina fotografica per documentare quel mondo dall’interno non si è lasciata sfuggire l’occasione. L’esperimento – chiamato Project Lives e divenuto un libro edito da PowerHouse Books – ha coinvolto centinaia di persone che vivono in queste case per dare l’opportunità a chi solitamente è passivo davanti all’obiettivo di raccontare la realtà da un’altra prospettiva.

domenica 19 aprile 2015

Per non sprecare cibo dobbiamo copiare l'Italia

Photo by Noah Fecks
Buttare il meno possibile e usare prodotti di stagione, anche quelli poveri o poco noti. Così nascono i piatti serviti alla First Family americana dallo chef americano Dan Barber


I tavoli del Blue Hill, uno dei ristoranti più esclusivi di New York, frequentato dal presidente Obama e la First Lady Michelle, sono decorati con mozziconi di verdura lasciata fiorire: c’è il sedere di sedano da cui sbocciano foglioline verde tenero e la pastinaca bianca con il gambo sottile e le foglie verde bandiera. Allineate insieme alle posate, ci sono matite per annotare le impressioni della cena sulle tovagliette di carta riciclata che ricoprono i tavoli. Nel mezzo, candele dal colore biancastro e l’odore pungente. Sono fatte di grasso di manzo solidificato e, una volta accese, si liquefanno diventando un intingolo appetitoso da gustare con il pane servito caldo, ottenuto da un impasto di grano già utilizzato per la fermentazione della birra. Questi ingredienti “riciclati” sono alla base della filosofia di Dan Barber, chef e co-proprietario del ristorante, già vincitore dell’equivalente dell’Oscar della cucina americana.
“Cercavo un design d’interni che sottolineasse l’importanza di non sprecare nulla”, dice Barber, autore di La cucina della buona terra, libro sulla gastronomia sostenibile uscito in Italia il 17 aprile.

giovedì 12 marzo 2015

Le banche USA fanno guerra ai venditori di fumo

Photo by Benjamin Rasmussen/NYT/Contrasto
Affari a gonfie vele negli Stati dove la vendita della marijuana è libera. Ma niente conti correnti per chi ha aperto negozi: non si accettano banconote "profumate di erba".


Dylan Donaldson è nervoso. È accompagnato da due guardie armate fino ai denti e, come ogni settimana da quando ha aperto un dispensario di marijuana, è il giorno in cui deve trasportare la merce scottante dal suo negozio a un deposito segreto in mezzo alle Rocky Mountains. Ogni volta cerca di usare una macchina diversa, mandando la sua auto su un tragitto alternativo per ingannare possibili malintenzionati. Da quando la marijuana è stata legalizzata nello Stato del Colorado, però, la merce scottante non è più l’erba ma i contanti che questa genera. I soldi guadagnati con la marijuana, infatti, puzzano troppo per le banche americane che si rifiutano di aprire conti correnti a chiunque faccia affari con la cannabis, costringendo gli imprenditori a imboscare montagne di cash.

mercoledì 25 febbraio 2015

Alain-Fabien Delon: Playboy DNA


E' attore come il padre-leggenda, e modello come la madre. A 20 anni, ormai è abituato a essere "figlio di". Anche se, ci racconta, i rapporti con "faccia d'angelo" hanno attraversato più di un momento di crisi. 
Difficilmente Alain-Fabien Delon avrebbe potuto seguire più da vicino le orme dei genitori. L’ultimo discendente del divo del cinema francese e dell’ex modella olandese Rosalie van Breemen sta muovendo i primi passi davanti alle cineprese e sulle passerelle di moda. Dopo qualche cameo in progetti minori, un film col regista francese Yann Gonzalez e una stagione di sfilate per Gucci, è ancora presto per dire se, dietro lo sguardo penetrante e i lineamenti fini, si nasconda un vero talento.

giovedì 19 febbraio 2015

Lo strano mercato dell'arte contemporanea

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Miss ko2 dell'artista Takashi Murakami
E' uno dei più opaci al mondo. Tutti lo seguono ma nessuno ne comprende veramente i meccanismi. E solo in pochi ci guadagnano. L’economista Don Thompson analizza il mercato dell'arte contemporanea, spiegando perché oggi i prezzi siano arrivati a contare più delle opere stesse.

Nel 1997 l’artista giapponese Takashi Murakami crea un’opera intitolata Miss Ko2. E’ una scultura di una cameriera in minigonna dai grandi occhi azzurri e i seni prorompenti, alta un metro e ottanta, in fibra di vetro, ispirata alla cultura dei manga e degli anime. Il lavoro è prodotto in quattro esemplari e viene inizialmente venduto per 19.500 dollari. Sei anni dopo, Miss Ko2 è battuta all’asta nella sede newyorkese di Christie’s per 567.000 dollari. E nel 2010 è rivenduta durante un’asta di Phillips de Pury per 6,8 milioni di dollari al collezionista di origini israeliane Jose Mugrabi.

mercoledì 11 febbraio 2015

Il re del tweet che siede in Vaticano

Qualche giorno fa Papa Francesco ha ammesso di essere un disatro col computer. Durante un collegamento web con dei ragazzi disabili, il Pontefice ha confessato: "Sono un 'tronco' con il computer", aggiungendo poi "Che vergogna!". Nonostante questo Francesco è ritenuto un vero mago dei social network. Siamo entrati in Vaticano per scoprire i segreti di questo successo.

Ascolta il servizio audio:



giovedì 5 febbraio 2015

Gli artigiani del fuoripista


Photo by Martin Wabel
Viaggio nel laboratorio della Birdos, versione svizzera di un garage da startup che ha poco a che vedere con computer e new economy e molto a che fare con la neve fresca


Il laboratorio della Birdos è la versione svizzera di un garage da startup: una stanza al pianterreno di un vecchio chalet di pietra e legno nel centro di Andermatt, a un passo dal San Gottardo. Fuori non c’è insegna, e l’unico indizio di quel che succede all’interno è un vecchio paio di sci dal profilo tozzo, appeso sopra la porta d’ingresso. Sono sci da freeride, larghi al piede e fatti per galleggiare in neve fresca. Quella di preferire il fuoripista ai percorsi tracciati è una tendenza che viene dagli Stati Uniti, ma ultimamente ha preso piede anche nella vecchia Europa, dove le piste sono sempre più affollate e gli impianti sempre più cari.
Birdos non è certo l’unico produttore di questo genere di sci. Ma è uno dei pochi ad aver mantenuto lo spirito contagioso di chi ama condividere una passione ed è disposto ad aprire la sua officina, mostrandoci come si crea uno sci dall’inizio alla fine.