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La copertina del libro edito da PowerHouse Books |
L'edilizia popolare a New York, nelle foto dei suoi abitanti. Racconti in prima persona di un progetto che va ripensato.
Marcy Morales da oltre 30 anni in un Project,
come sono chiamati i palazzi di edilizia popolare di New York, ed è stufa di
combattere contro gli stereotipi associati a questi caseggiati.
“Se vivi in una casa comunale non devi per
forza essere un soggetto antisociale”, dice Morales, che a 72 anni è nonna e
pensionata.
L’immaginario comune di queste torri di
mattoni rossi è stato plasmato da anni di bombardamento mediatico, invariabilmente
concentrato su storie di criminalità, droga e miseria. Così, quando Morales ha
ricevuto una macchina fotografica per documentare quel mondo dall’interno non
si è lasciata sfuggire l’occasione. L’esperimento – chiamato Project Lives e
divenuto un libro edito da PowerHouse Books – ha coinvolto centinaia di persone che vivono in queste case
per dare l’opportunità a chi solitamente è passivo davanti all’obiettivo di raccontare
la realtà da un’altra prospettiva.
Il risultato è un viaggio affascinante che
rivela un lato diverso di questi caseggiati.
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Photo by Margaret Wells |
“I partecipanti hanno scelto una chiave
ottimista e dignitosa”, dice Jonathan Fisher, co-ideatore del progetto insieme
a George Carrano e Chelsea Davis. “Invece che sugli aspetti critici hanno
preferito concentrarsi sulle piccole gioie quotidiane, rivelando un’immagine
molto più simile a quella associata ai Project nei primi anni della loro
esistenza”.
L’edilizia popolare statunitense risale
agli anni del New Deal e New York è sempre stata il fiore all’occhiello per il
numero e le dimensioni dei palazzi. Ancora oggi, quelli della New York City
Housing Authority rappresentano il 8,2% degli appartamenti affittabili nella
Grande Mela.
Per i primi anni, il mantenimento delle
case fu garantito da fondi pubblici. I palazzi erano considerati accomodazioni
di prim’ordine e chi ci viveva ne andava orgoglioso. Ma con l’andare del tempo
le strutture sono invecchiate e i finanziamenti sono diminuiti. Questo ha
creato una situazione di progressivo deterioramento – oggi si calcola che
servirebbero 18 miliardi di dollari per ristrutturare le case popolari di New
York. Nel frattempo la criminalità è aumentata.
Nei 2500 palazzi che formano i
334 Projects cittadini ora vivono circa 400.000 persone. E pur rappresentando
solo il 5% della popolazione cittadina, qui è avvenuto il 20% dei crimini
violenti denunciati l’anno scorso. I media hanno rafforzando questa fama negativa
con decine di storie di criminalità e abbandono. Quest’immagine ha contribuito
a dare alla situazione un’aurea d’intrattabilità, spingendo il governo ad
abdicare alle proprie responsabilità. Anche Fischer, che oltre ad essere uno
dei promotori di Project Lives ha lavorato per anni alla NYCHA, non sa indicare
una soluzione.
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Photo by Dorothy Ballard |
“Abbandonare i Project al loro destino
rischia di creare conseguenze devastanti per l’intera città, ma senza un
maggior supporto pubblico la situazione è ingestibile”.
Cambiare la percezione è fondamentale per aiutare
chi vive nelle case popolari a ritrovare l’orgoglio perso e stimolare il governo
a intervenire. E Project Lives può servire come primo contributo.
www.projectlivesbook.com
Pubblicato su Casa Vogue
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