lunedì 27 aprile 2015

Project Lives, case popolari viste da chi le abita

La copertina del libro edito da PowerHouse Books
L'edilizia popolare a New York, nelle foto dei suoi abitanti. Racconti in prima persona di un progetto che va ripensato. 

Marcy Morales da oltre 30 anni in un Project, come sono chiamati i palazzi di edilizia popolare di New York, ed è stufa di combattere contro gli stereotipi associati a questi caseggiati.
“Se vivi in una casa comunale non devi per forza essere un soggetto antisociale”, dice Morales, che a 72 anni è nonna e pensionata.
L’immaginario comune di queste torri di mattoni rossi è stato plasmato da anni di bombardamento mediatico, invariabilmente concentrato su storie di criminalità, droga e miseria. Così, quando Morales ha ricevuto una macchina fotografica per documentare quel mondo dall’interno non si è lasciata sfuggire l’occasione. L’esperimento – chiamato Project Lives e divenuto un libro edito da PowerHouse Books – ha coinvolto centinaia di persone che vivono in queste case per dare l’opportunità a chi solitamente è passivo davanti all’obiettivo di raccontare la realtà da un’altra prospettiva.
Il risultato è un viaggio affascinante che rivela un lato diverso di questi caseggiati.
Photo by Margaret Wells
“I partecipanti hanno scelto una chiave ottimista e dignitosa”, dice Jonathan Fisher, co-ideatore del progetto insieme a George Carrano e Chelsea Davis. “Invece che sugli aspetti critici hanno preferito concentrarsi sulle piccole gioie quotidiane, rivelando un’immagine molto più simile a quella associata ai Project nei primi anni della loro esistenza”.
L’edilizia popolare statunitense risale agli anni del New Deal e New York è sempre stata il fiore all’occhiello per il numero e le dimensioni dei palazzi. Ancora oggi, quelli della New York City Housing Authority rappresentano il 8,2% degli appartamenti affittabili nella Grande Mela.
Per i primi anni, il mantenimento delle case fu garantito da fondi pubblici. I palazzi erano considerati accomodazioni di prim’ordine e chi ci viveva ne andava orgoglioso. Ma con l’andare del tempo le strutture sono invecchiate e i finanziamenti sono diminuiti. Questo ha creato una situazione di progressivo deterioramento – oggi si calcola che servirebbero 18 miliardi di dollari per ristrutturare le case popolari di New York. Nel frattempo la criminalità è aumentata.
Photo by Dorothy Ballard
Nei 2500 palazzi che formano i 334 Projects cittadini ora vivono circa 400.000 persone. E pur rappresentando solo il 5% della popolazione cittadina, qui è avvenuto il 20% dei crimini violenti denunciati l’anno scorso. I media hanno rafforzando questa fama negativa con decine di storie di criminalità e abbandono. Quest’immagine ha contribuito a dare alla situazione un’aurea d’intrattabilità, spingendo il governo ad abdicare alle proprie responsabilità. Anche Fischer, che oltre ad essere uno dei promotori di Project Lives ha lavorato per anni alla NYCHA, non sa indicare una soluzione.
“Abbandonare i Project al loro destino rischia di creare conseguenze devastanti per l’intera città, ma senza un maggior supporto pubblico la situazione è ingestibile”.
Cambiare la percezione è fondamentale per aiutare chi vive nelle case popolari a ritrovare l’orgoglio perso e stimolare il governo a intervenire. E Project Lives può servire come primo contributo.

www.projectlivesbook.com
Pubblicato su Casa Vogue

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