Mentre il telefono squilla e aspetto che
Willem Dafoe alzi la cornetta, mi domando chi troverò all’altro capo del filo.
L’attore ha sempre preferito farsi conoscere attraverso i personaggi
interpretati al cinema o a teatro. Il che significa che, potenzialmente, potrei
aver a che fare con soggetti piuttosto estremi. C’è il Goblin dell’Uomo Ragno e
il Salvatore dell’Ultima tentazione di Cristo; il sergente idealista di Platoon
e il criminale psicotico di Cuore Selvaggio; il padre disturbato
dell’Anticristo di Lars von Trier e il vampiro attempato che fa la parte di
Nosferatu ne L’ombra del vampiro.
Quando Dafoe alza la cornetta, invece, mi
trovo a chiacchierare con una persona affabile e diretta. L’unico indizio che
lo riconduce ai personaggi interpretati sul grande schermo è il timbro caldo e
gutturale della voce. Per un attimo m’illudo di riuscire a scoprire finalmente
qualcosa dell’uomo che si nasconde dietro alle maschere da palcoscenico, ma nel
giro di poco capisco che è più difficile del previsto.