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Foto by Carlotta Manaigo |
In quest’epoca postmoderna e
globalizzata sembra quasi difficile ricordare quando i tessuti di design etnico
rappresentavano una novità. Questa amnesia collettiva è frutto di una mentalità
cosmopolita che deve tanto al genio di Jack Lenor Larsen.
Fu il tessitore di Seattle il primo a
commercializzare nel mercato occidentale degli anni Cinquanta i batik africani
e gli ikat asiatici, un tempo conosciuti solo da pochi esploratori e giramondo.
“Ho studiato architettura ed etnografia
culturale, ma fu un misto di curiosità, imprenditorialità e tempismo a
spingermi a viaggiare alla ricerca di nuovi tessuti”, ricorda Larsen dal suo buen retiro negli Hamptons.
Trent’anni fa il designer 87enne si
fece costruire qui una villa ispirata a un tempio shintoista giapponese,
cultura cui si sente molto vicino. Un tempo era un rifugio estivo dove scappare
quando il caldo nel suo appartamento di New York diventava insopportabile. Oggi
è diventata la sua dimora principale, che raccoglie le sue collezioni (di
tessuti, di artigianato e di sculture) ed è parzialmente aperta al pubblico.