venerdì 12 dicembre 2014

Swagger e sensualità, Nicki Minaj spiega le chiavi del suo successo

La cantante di origini caraibiche ha saputo sfruttare gli atout tradizionalmente usati dai colleghi maschi come Jay Z e Dr Dre

Nicki Minaj ha un obiettivo preciso in testa e una tabella di marcia serrata per raggiungerlo: la rapper newyorkese vuole guadagnare 500 milioni di dollari e lasciare un’impronta indelebile nel mondo della musica. Tutto entro quattro anni. Per poi ritirarsi a fare la mamma a tempo pieno.
“Mi sono data un limite temporale per prendermi le mie soddisfazioni professionali”, dice la cantante 32enne al telefono dalla sua casa di Los Angeles. “Non voglio lavorare tutta la vita senza mai provare le gioie di una famiglia”.
La cantante originaria di Trinidad e Tobago, autrice di hit come Anaconda, Super Bass e Starships, non ha mai fatto segreto delle sue ambizioni. E non è affatto lontana dal realizzarle. Ha avuto un’ascesa fulminea, anche secondo gli standard warholiani del termine, grazie a una miscela di talento musicale, sensualità e arroganza, che l’hanno trasformata in pochi anni nella donna più influente della storia dell’hip hop.

mercoledì 3 dicembre 2014

Soko, l'artista francese esprime le sue insicurezze attraverso la musica

Photo by Eric Guillemain
Ci è voluto un vero attacco di panico perché la musicista francese Stéphanie Sokolinski, in arte Soko, smettesse di vivere come una nomade, rimbalzando da un divano all’altro fra le case dei suoi amici di Los Angeles. La promettente cantante-attrice, autrice di hit come We might be dead by tomorrow e nuovo volto del cinema francese, aveva appena finito di scattare le foto per questo servizio e si trovava su un taxi che avrebbe dovuto riportarla a casa. “Dove andiamo?”, le aveva chiesto l’autista. Ma la semplice domanda ha scatenato una reazione incontrollata, lasciandola in lacrime e incapace di rispondere.
“Il tassista è stato gentilissimo, ascoltando il mio sfogo sul non avere casa e aspettando pazientemente che qualche amico rispondesse al telefono per offrirmi un letto”, ricorda l’artista 28enne dal suo nuovo appartamento di Beachwood Canyon, quartiere di Los Angeles fra le colline di Hollywood. “Ma è stato un segnale che la situazione doveva cambiare in fretta. Sette anni senza un tetto mi hanno messo a dura prova”.

giovedì 27 novembre 2014

Florence’s Barbaric Version of Soccer Is the Original Extreme Sport





Florence, Italy, is largely regarded as the cradle of the Renaissance. And while the city is best known for its artistic contributions to the world, few are aware that it is also the birthplace of soccer. However, the soccer of 15th-century Florence was rather barbaric in nature. They called it calcio storico, and despite the bloodshed it incurs, locals still play it to this day.

I was assistant producer on this video produced by Vocativ

martedì 18 novembre 2014

Jack Larsen, pioniere del design etnico


Foto by Carlotta Manaigo
In quest’epoca postmoderna e globalizzata sembra quasi difficile ricordare quando i tessuti di design etnico rappresentavano una novità. Questa amnesia collettiva è frutto di una mentalità cosmopolita che deve tanto al genio di Jack Lenor Larsen.
Fu il tessitore di Seattle il primo a commercializzare nel mercato occidentale degli anni Cinquanta i batik africani e gli ikat asiatici, un tempo conosciuti solo da pochi esploratori e giramondo.
“Ho studiato architettura ed etnografia culturale, ma fu un misto di curiosità, imprenditorialità e tempismo a spingermi a viaggiare alla ricerca di nuovi tessuti”, ricorda Larsen dal suo buen retiro negli Hamptons.
Trent’anni fa il designer 87enne si fece costruire qui una villa ispirata a un tempio shintoista giapponese, cultura cui si sente molto vicino. Un tempo era un rifugio estivo dove scappare quando il caldo nel suo appartamento di New York diventava insopportabile. Oggi è diventata la sua dimora principale, che raccoglie le sue collezioni (di tessuti, di artigianato e di sculture) ed è parzialmente aperta al pubblico.

venerdì 14 novembre 2014

The Vatican goes to great lengths to share the word of God on social media



Pope Francis is a verified social media saint. First off, his Twitter handle, @Pontifex, is the most retweeted account in the world (yes, that includes @KimKardashian). In fact, the pope’s tweets are so sacred that he has an entire social media team dedicated to maintaining his page. Now his social strategists have launched a papal news aggregation site, News.va. Oh, and of course they’re updating the pope’s app to bring the words of the Holy Father straight to Catholics’ smartphones. Basically, Francis, with some help, is winning the Internet right now.

I was assistant producer on this video produced by Vocativ for MSNBC


mercoledì 12 novembre 2014

L'italiano che fece cadere il Muro di Berlino

Fu un reporter italiano a strappare l'annuncio dell'apertura delle frontiere a un rappresentante della RDT e a dare per primo la storica notizia, scatenando l'assalto ai check point della Germania Orientale 

Se ci si riferisce a lui come ‘l’uomo che fece crollare il muro di Berlino’, Riccardo Ehrman si schernisce ridendo e dice di avere fatto semplicemente il suo lavoro. Certo è, che anche Helmut Kohl, l’ex cancelliere tedesco considerato l’architetto della riunificazione delle due Germanie, quando nel 2005 incontrò Ehrman a Berlino, lo salutò ricordandogli: “Entrambi abbiamo fatto qualcosa di importante per il muro.”
Ed effettivamente, questo navigato giornalista italiano che ha lavorato come corrispondente da mezzo mondo, un contributo allo storico evento della caduta del muro di Berlino lo ha dato davvero.

martedì 4 novembre 2014

Usa, elezioni mid-term: il lungo giorno di Obama

Gli anglofoni lo chiamano mid-term blues. Oggi negli Stati Uniti si vota per rinnovare una parte del Congresso. E i democratici si preparano al peggio. Sotto la guida di questo governo l'economia americana cresce al ritmo del 3,5% annuo, e il tasso di disoccupazione si è abbassato al 5,9%. Il partito Repubblicano si presenta alle urne privo di un leader carismatico e diviso al suo interno. Eppure, tutti i sondaggi lo danno per vincente sia alla Camera che al Senato. Colpa del midterm blues, appunto, la sfiducia che storicamente colpisce il partito dei presidenti al secondo mandato: è successo a Reagan, Clinton, Bush e, molto probabilmente succederà anche a Obama. I motivi della debolezza dei democratici sono vari: c'è il crescente divario nella distribuzione della ricchezza che alimenta l'astensionismo. Nuove regole che spesso favoriscono i repubblicani nel modo in cui disegnano le circoscrizioni elettorali. Le crisi internazionali davanti a cui gli Stati Uniti appaiono impotenti. Ma la colpa principale ricade nelle mani dell'attuale presidente, divenuto talmente impopolare da essere tenuto alla larga dai candidati del suo stesso partito. All'inizio del mandato Obama aveva fissato un'agenda molto ambiziosa, che non è riuscito a rispettare, lasciando i suoi elettori con un'impressione di tradimento. Una condizione destinata a peggiorare se i repubblicani vinceranno le elezioni di oggi. E che potrebbe avere conseguenze negative anche sulle elezioni presidenziali del 2016.


Audio trasmesso su Radio24

lunedì 13 ottobre 2014

Binyavanga Wainaina, scrittore anti-clichè


Photo by Omar Victor Diop
Binyavanga Wainaina non ama indossare i panni dell’attivista, ma i suoi interventi pubblici non mancano mai di creare dibattito. Qualche anno fa lo scrittore keniota è diventato famoso grazie ad un articolo satirico che raccoglieva tutti i cliché dal retrogusto colonialista ancora in uso fra gli autori occidentali che parlano di Africa. All’inizio di quest’anno si è fatto portavoce della causa omosessuale, facendo outing pubblico in risposta all’ondata omofoba che sta scuotendo molti paesi subsahariani. E ora sogna di costruire un’industria letteraria africana, sfruttando le nuove tecnologie digitali per stimolare la lettura all’interno del continente.
“Gli africani leggono poco perché i libri sono cari e difficili da trovare”, dice l’autore del bestseller Un giorno scriverò di questo posto. “Il nostro continente è in transizione e i suoi abitanti hanno bisogno di dialogare tra loro. Il mio ruolo è facilitare questa conversazione”.

giovedì 2 ottobre 2014

Mary Higgins Clark, regina dei romanzi gialli

Dopo una lunga chiacchierata al telefono con la regina americana dei gialli mi accorgo che indovinare la sua età è difficile almeno quanto capire chi è l’assassino dei suoi libri.
Eppure gli indizi non mi mancano: so che Mary Higgins Clark ha scritto oltre 30 bestseller (l’ultimo esce in Italia a fine mese con il titolo La notte ritorna), venduto più di 300 milioni di copie in tutto il mondo ed è stata sposata tre volte, con cinque figli e vari nipoti. So anche che la sua biografia è densa e avvincente quanto il migliore dei suoi romanzi: ha avuto un’infanzia segnata dalla perdita del padre e da gravi ristrettezze economiche; la prima parte dell’età adulta complicata dalla morte prematura del marito, che l’ha lasciata con cinque figli a carico; e la seconda parte della vita illuminata da uno straordinario successo letterario, che l’ha trasformata in una delle scrittrici più pagate d’America. Tutto questo rende evidente che non si tratti di una ragazzina. Ma giudicare la sua età dopo la nostra conversazione, mi risulta davvero impossibile. Solitamente le interviste telefoniche sono uno svantaggio rispetto a incontrare una persona dal vivo. Questa volta, però, decido di approfittare del fatto che la fitta agenda d’impegni della giallista newyorkese rende impossibile incontrarla nella sua villa in New Jersey per non farmi influenzare dal suo aspetto esteriore e scoprirla unicamente per i modi e i contenuti della nostra conversazione.

venerdì 26 settembre 2014

Wawrinka VS Berdych, sfida per la vetta

Photo by Tomo Brejc
Dopo aver lavorato anni per scalare i vertici della classifica mondiale, oggi Stanislas Wawrinka e Tomas Berdych sono sul punto di spezzare il monopolio stabilito sul campo da superatleti come Federer e Nadal

Hanno la stessa età, condividono il medesimo obiettivo e hanno giocato insieme decine di volte, trovandosi persino a fare pipì dietro la stessa macchina durante un incontro di Coppa Davis durato più di sette ore. Nonostante questo, non possono definirsi amici.
Lo svizzero Stanislas Wawrinka e il ceco Tomáŝ Berdych fanno parte della stessa generazione di tennisti cresciuti all’ombra dei quattro super-atleti che monopolizzano i vertici della classifica ATP da quasi dieci anni: Roger Federer, Rafael Nadal, Novak Djokovic e Andy Murray. Da qualche tempo entrambi sono entrati nella rosa dei migliori tennisti al mondo, tentando in vano di spezzare il dominio dei quattro Signori dello Slam. All’inizio dell’anno, però, qualcosa è cambiato: Wawrinka ha conquistato l’Australian Open, scavalcando temporaneamente il connazionale Federer nel ranking ATP. Oltre a cambiare la vita del 29enne svizzero, questa vittoria ha trasformato anche le prospettive del suo coetaneo e avversario, Berdych.

lunedì 15 settembre 2014

Water Tank Project, la cisterna diventa arte


Photo by Laurie Simmons
Insieme allo skyline dei suoi grattacieli, i serbatoi dell’acqua delle case di New York sono fra le immagini più rappresentative della Grande Mela. Non stupisce quindi che qualcuno abbia deciso di sfruttarli per trasformare i tetti della città in installazioni artistiche. Dalla scorsa settimana, le tipiche pareti di legno di alcuni water tank hanno cominciato a essere ricoperte da disegni e fotografie di artisti come Jeff Koons, John Baldessari, Ed Ruscha, Carrie Mae Weems. Il progetto, che prevede la decorazione un centinaio di serbatoi e il coinvolgimento di altrettanti artisti (c’è anche un italiano, Lorenzo Petrantoni), è parte di una campagna organizzata per stimolare il dibattito sull'importanza di conservare l'acqua e andrà avanti fino a fine Ottobre (www.thewatertankproject.org)

Pubbicato su Io Donna

martedì 9 settembre 2014

Per un pugno di....pepite

Photo by Sarina Finkelstein
Quest'anno in California la crisi e la siccità degli ultimi mesi hanno spinto molti a tentare l'avventura: comprano carriole, pale, setacci e iniziano a cercare lungo il fiume. C'è chi trova pepite. Ma il vero tesoro è....vivere nella natura.

Quest’anno il sole della California è tornato a scaldare la febbre dell’oro. Negli ultimi mesi lo stato americano è stato colpito da una siccità record che ha messo a repentaglio l’agricoltura e imposto ai suoi abitanti limitazioni nel consumo dell’acqua. Oltre a portare danni e preoccupazione, però, l’abbassamento del livello di laghi e fiumi ha reso accessibili luoghi prima nascosti dall’acqua, innescando una nuova corsa all’oro.

Con il mercato del lavoro ancora in affanno e il prezzo del metallo prezioso ai massimi storici, molti nuovi cercatori si sono presentati nei vecchi empori dei villaggi della Sierra Nevada per dotarsi di pala, setaccio e batea, il piatto che si usa per raccogliere l’oro, da sempre simbolo dei cercatori.

mercoledì 6 agosto 2014

La Casa sulla Roccia, Wisconsin, USA

Photo by Alexo Wandael
Una casa leggendaria, tra le rocce e il cielo, sospesa sulla Wyoming Valley. Gli esterni ricordano i progetti giapponesi di Wright. Dentro è un inno all’eccentricità



The House on the Rock nasce nella leggenda. Come si addice a un progetto così eccentrico, l’origine di questa villa in stile giapponese, costruita negli anni Cinquanta su una roccia affacciata sulle valli del Wisconsin, non è chiara. C’è chi dice sia il prodotto di un’aspra critica pronunciata da uno dei padri dell’architettura moderna, Frank Lloyd Wright. E chi invece sostiene sia un inno alla creatività del suo autore, un costruttore locale chiamato Alex Jordan Jr. Quel che è certo è che la Casa sulla Roccia rappresenta una stranezza architettonica unica nel suo genere. Al punto che, nata come residenza privata, da anni è diventata la principale attrazione turistica della zona. 
Dall’esterno la struttura ricorda le linee essenziali dei progetti disegnati in Giappone da Wright negli anni Venti. Ma al suo interno la personalità visionaria di Jordan prende il sopravvento e, pur incorporando nel design elementi naturali alla maniera di Wright, lo stile diventa più caotico.

martedì 22 luglio 2014

Se gli lasci più spazio, l'uomo aiuta di più in casa


La politologa Anne-Marie Slaughter propone un nuovo patto con gli uomini: "Se vogliamo che si assumano più responsabilità in famiglia, diamo loro più spazio, senza imporre i nostri metodi. Vedrete che se la cavano benissimo".

E dire che pensa che il femminismo sia sorpassato. Anne-Marie Slaughter ha dedicato la vita a studiare politica internazionale, guadagnando una cattedra a Princeton e la fiducia di gente come Hillary Clinton, che quando era a capo della diplomazia di Obama non muoveva un passo senza il suo consiglio. Ma finché si è occupata di geopolitica era una professoressa semisconosciuta. Poi ha scritto un articolo sulle difficoltà di dividersi fra il lavoro al Dipartimento di Stato e i figli adolescenti, ed è diventata una sorta di eroe nazionale in America. Quel pezzo, intitolato “Why women still can’t have it all”, è uno dei più letti di tutti i tempi e l’ha portata ad essere spesso contrapposta a un’altra icona del femminismo contemporaneo: Sheryl Sandberg, big boss di Facebook e autrice di Lean In, libro che invita le donne a imporsi per contare di più sul lavoro.
“La mia carriera di esperta di politica internazionale è stata cancellata in un secondo”, scherza la professoressa 55enne, che ora dirige l’influente think-tank New America Foundation. “Tutti mi chiedono sempre e solo di quell’articolo”.

lunedì 7 luglio 2014

Elizabeth Gilbert: "Mangio, prego, amo. E ora faccio giardinaggio"

Photo by Jennifer Schatten
“Per colpa del successo rischiavo di perdere la sanità mentale” rivela la scrittrice. Così ha deciso di trasferirsi in campagna col marito (sì, l’uomo di cui parla nei romanzi). Ma non ha resistito e dalla passione per il verde è nata una storia. Nella quale si mette ancora più a nudo


Dopo aver preso spunto dal caos della sua vita per scrivere due libri di successo, Elizabeth Gilbert si sentiva svuotata. Mangia, Prega Ama, diario di un viaggio alla scoperta di sé da cui è stata tratta la pellicola omonima con Julia Roberts, l’ha trasformata in una superstar della penna. Il sequel Giuro che non mi sposo, riflessione sul matrimonio scaturita dalla decisione di sposarsi per la seconda volta, ha confermato le sue doti di memorialista. Ora, però, scrivere un altro libro attingendo nuovamente dalla sua biografia era impossibile. La vita nel paesino della campagna del New Jersey dove si è trasferita per “mantenere un briciolo di sanità mentale” dopo il successo planetario delle prime due autobiografie è molto tranquilla. Troppo per diventare un soggetto anche vagamente interessante.
“Già dubitavo che il mondo avesse bisogno di due libri sulle mie crisi esistenziali, figuriamoci di un terzo”, ammette ridendo l’autrice 44enne.

martedì 3 giugno 2014

Piccola, grande Elle Fanning

E’ carina, ha 15 anni e dopo essere stata per tanto tempo solo la sorellina di Dakota si sta prendendo la rivincita. Nel 2010 Elle Fanning ha conquistato il tappeto rosso di Venezia prima ancora di perdere l’ultimo dente da latte, quando il film di Sofia Coppola di cui era coprotagonista (Somewhere) vinse il Leone D’oro. E da allora non si è più fermata. Ha cominciato a lavorare sul set a pochi mesi, facendo la controfigura della sorella, enfant prodige del cinema di sei anni più grande. E ha continuato con ruoli minori, condividendo il grande schermo con nomi del calibro di Brad Pitt, Jeff Bridges e Sean Penn. Prima del successo di Venezia, però, l’ombra proiettata da Dakota grazie a interpretazioni di successo come La guerra dei mondi e Runaways non le dava tregua. Oggi invece la situazione è cambiata: è Elle la nuova promessa di Hollywood e sta per tornare alla carica al fianco di Angelina Jolie nel nuovo prequel della Bella Addormentata. Potere ai piccoli.

Come ti sei preparata per il ruolo di Aurora, futura Bella Addormentata che interpreti in Maleficient?
“Riguardando il cartone di Disney per studiare atteggiamenti e pose della principessa”.
Strano prendere ispirazione da un cartone animato?
“Sì, ma anche affascinate. Da bimba era il mio personaggio preferito. Quando mi chiedevano cosa volevo fare da grande rispondevo sempre la principessa. Ed è proprio quel che ho fatto…”

lunedì 26 maggio 2014

Aleph Sactuary, il tempio dell'arte psichedelica

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Klarwein and his daughter inside the Aleph
Photo by Caterine Milinaire


“Sono il più famoso fra gli artisti sconosciuti”, ripeteva spesso ironico Mati Klarwein. I quadri del pittore tedesco scomparso nel 2002 sono apparsi sulle copertine di alcuni degli album più venduti degli anni Settanta: Abraxas di Carlos Santana, Bitches Brew di Miles Davis e Last Days and Time degli Earth, Wind&Fire. Gente come Jimi Hendrix, Jackie Kennedy e Brigitte Bardot erano suoi ammiratori. Ma fra il grande pubblico il suo nome resta quasi sconosciuto. Così come il suo capolavoro più rappresentativo, l’Aleph Sanctuary, una stanza con pareti e soffitto composti da 68 quadri fatti dal pittore nel corso di 10 anni.
Klarwein nasce ad Amburgo nel 1932 da padre ebreo polacco e madre cattolica tedesca. Con l’avvento delle leggi razziali naziste si trasferisce a Gerusalemme, ma poco dopo lo scoppio del conflitto arabo-israeliano, rientra in Europa per studiare all’Accademia delle Belle Arti di Parigi e poi con Fernand Léger. Questa formazione classica gli permette di cominciare a lavorare come ritrattista. Ma è l’incontro con il pittore austriaco Ernst Fuchs, che lo introduce al surrealismo di Dalì e Buñuel, a incendiare la creatività di Klarwein.

martedì 20 maggio 2014

Spiriti Liberi: cinque giovani attori a confronto

La precarietà del lavoro è considerata una delle piaghe del nostro tempo, con i suoi corollari d’instabilità e insicurezza. C’è un mestiere, però, che precario lo è sempre stato, eppure continua ad attirare gente di tutti i tipi. Ogni anno, anche in periodi di crisi come questo, sono centinaia i giovani che decidono d’imboccare la strada della recitazione nella speranza di diventare i nuovi Scamarcio o Favino, a seconda dei gusti. Molti mollano, alcuni resistono e ce la fanno. Fra loro abbiamo scelto cinque attori emergenti che potrebbero essere i nuovi volti del cinema italiano di domani. Sono molto diversi fra loro, ma hanno una cosa in comune: sono sognatori, spiriti liberi che inseguono i propri ideali.
  
EUGENIO FRANCESCHINI
“La cosa peggiore che può succedere in questo mestiere è che ti chiedano d’interpretare un personaggio normale”. Eugenio Franceschini non ha dubbi. Reciterebbe chiunque sul palcoscenico, anche Berlusconi, il politico che l’attore veneto sente più lontano dai suoi ideali. Tutto purché non gli affidino un personaggio ordinario.

lunedì 5 maggio 2014

Rinus Van de Velde, artista impersonatore

Foto Pablo Arroyo
A giudicare dai suoi quadri, l’artista belga Rinus Van de Velde vive una vita intensa e ricca di avventure. Un giorno è il campione di scacchi Bobby Fischer alla vigilia della vittoria per il titolo mondiale. Un altro è nei panni dello scienziato illuminista Isaac Newton mentre compie esperimenti usando il suo corpo come cavia. Poi è un tennista professionista o il miglior amico del poeta russo Vladimir Majakovskij. Nella realtà, la vita dell’artista trentenne ricorda più quella dello scrittore Jules Verne, famoso per aver scritto i suoi romanzi di viaggio senza mai essersi mosso dal suo appartamento di Parigi.
“L’esistenza fra le quattro mura bianche del mio studio di Anversa è piuttosto noiosa e ripetitiva”, ammette Van De Velde al telefono dalla città fiamminga. “Attraverso i miei quadri mi diverto a immaginare cosa avrei potuto fare se non fossi un artista”.
Per creare i grandi disegni a carboncino che l’hanno reso famoso, Van de Velde ha cominciato ispirandosi a immagini recuperate in vecchie riviste, creando una sorta di autobiografia della vita che non ha mai vissuto.

giovedì 17 aprile 2014

Cape Cod Modernista


Photo by Raimund Koch
Uno dei suoi protagonisti la battezzò la Summer Bauhaus. Fu l’estate in cui un gruppo di esponenti della prestigiosa scuola tedesca si ritrovò in vacanza dall’altra parte dell’Atlantico, nei pressi di Cape Cod, gettando i semi per lo sviluppo di un nuovo capitolo nella storia dell’architettura moderna.
Era il 1937 e molti esponenti dell’ormai defunto Istituto d’Arte e Architettura di Weimar, fra cui il fondatore Walter Gropius, il suo discepolo Marcel Breuer, Lászlo Moholy-Nagy, Herbert Bayer e Alexander Dorner, erano da poco sbarcati negli Stati Uniti per sfuggire al clima minaccioso che si respirava in Europa. Gropius era appena diventato professore alla scuola di design di Harvard, risalendo per la prima volta in cattedra dopo la chiusura della Bauhaus imposta dal regime nazista. E quell’estate aveva affittato insieme alla moglie Ise una casa sul mare all’imboccatura della penisola di Cape Cod, in Massachusetts. La villa era spaziosa e Gropius aveva invitato alcuni amici dei tempi di Weimar a unirsi alla sua famiglia. Il gruppo trascorse alcune settimane rilassandosi, nuotando nelle acque dell’Atlantico ed esplorando le coste sabbiose di Cape Cod.

sabato 12 aprile 2014

New York City Wall Dogs

Old-school artists with a New York attitude
In an age with instant communication at your fingertips and digital marketing on every platform, there are those who still get out messages the old-fashioned way, with a paintbrush and some attitude. They call themselves “wall dogs,” says one veteran of the trade, “because we are chained to a wall all day by our safety harness, and we work like dogs.” We spent a day with these blue-collar artists as they paint advertisements high above the streets of New York City.

Prodotto per Vocativ

lunedì 31 marzo 2014

Tre giorni nella Hipsterland di Williamsburg, NYC


Il Williamsburg bridge sull'East river (foto Corbis)


Quando si dice New York, generalmente si pensa Manhattan, da sempre fulcro della Grande Mela. Da qualche tempo, però, il baricentro dinamico e creativo della città ha cominciato a spostarsi più a Est, nel quartiere di Brooklyn. E in particolare nella zona di Williamsburg, che sorge all’ombra del ponte omonimo. Quando loft e laboratori a buon mercato si sono esauriti a Manhattan, la scena artistica e musicale più effervescente si è trasferita oltre il fiume, trasformando questo ex-distretto industriale in un concentrato di boutique alternative, ristoranti per gourmand e locali hipster. Ecco qualche suggerimento per esplorare la zona in un fine settimana, fingendo di essere di casa.

martedì 25 marzo 2014

Erykah Badu, la Medusa della musica neo-soul

Photo by Francesco Carrozzini
“C’è chi dice che non bisogna guardarmi negli occhi, altrimenti si finisce ipnotizzati”. A lanciare l’avvertimento non è Medusa ma Erykah Badu, regina americana della musica neo-soul e vincitrice di numerosi dischi d’oro e Grammy Awards. Per mia fortuna l’avvertimento corre su un filo telefonico che ci collega mantenendo una distanza di sicurezza. Ma basta la sua voce vellutata per ammaliarmi al punto da far sembrare quasi normali le provocazioni che lancia attraverso la cornetta.
“Vorrei che quest’intervista la scrivessi stando nudo e accendendo dell’incenso”, esordisce la cantautrice 42enne prima di cominciare la conversazione. Inutile spiegarle che i miei colleghi non gradirebbero affatto e probabilmente finirei ricoverato prima ancora di aver concluso il pezzo. E’ sufficiente prometterle che cercherò di divertirmi scrivendo l’articolo, perché Badu si trasformi in un fiume in piena, parlando per più di un’ora di musica, moda, famiglia e vibrazioni cosmiche.

mercoledì 19 marzo 2014

La rinascita di un'arte in estinzione

Photo by Nicola Scevola
E’ il trionfo della reclam vecchio stile nell’epoca digitale: sui muri di New York stanno ricomparendo le pubblicità dipinte a mano. La possibilità di stampare poster di grande formato, aveva mandato in pensione questo modo di fare pubblicità negli anni Ottanta. Ma il gusto retrò e l'effetto della vernice sul muro vivo ha reso di nuovo di trendy questa tecnica, creando una nicchia di artisti, chiamati walldogs per l’abitudine che hanno di legarsi ai muri con corde robuste per evitare di precipitare mentre dipingono le facciate dei palazzi. Fare il walldog non è per tutti: oltre a saper dipingere con precisione fotografica, bisogna essere disposti a lavorare al sole e al gelo, sospesi in aria su strette impalcature. 

Pubblicato su Io Donna

giovedì 13 marzo 2014

Nan Goldin: "La mia vita sotto scatto"

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Courtesy Nan Goldin
Teschi di cartapesta, animali imbalsamati e una pericolosa attrazione per sesso e droghe. Siamo entrati a casa di Nan Goldin, una delle fotografe più controverse, che ha trasformato le sue esperienze in opere d'arte. 

Prima d’incontrare Nan Goldin ho la strana sensazione di conoscerla pur non avendola mai vista. D’altronde, osservare il lavoro della fotografa americana significa diventare partecipi degli aspetti più viscerali della sua vita: dal suicidio della sorella maggiore, passando per gli anni di tossicodipendenza, gli abusi da parte degli amanti e la perdita di tanti amici per overdose o Aids. Tutte esperienze che Goldin ha registrato con l’obiettivo della sua macchina fotografica a partire dagli anni Settanta. Così, quando ci ritroviamo faccia a faccia nel salotto della sua casa di Manhattan, risulta subito facile stabilire una connessione, anche se Goldin sta attraversando un momento stressante. Tra pochi giorni inaugurerà una mostra a Roma e dovrà traslocare a Brooklyn.

mercoledì 5 marzo 2014

Ji, pianista a cavallo fra Oriente e Occidente


Photo by Guillemain
Con il suo stile fatto di vestiti firmati, tatuaggi e collane appariscenti, il musicista sudcoreano Ji potrebbe passare facilmente per il leader di una boy-band di k-pop. Anche la confidenza con cui dialoga con i suoi fan via Twitter, con frasi a effetto tipo “senza di voi sarei un musicista qualsiasi, mi aiutate a parlare col cuore”, sembrano indicare la stoffa del teen-idol. Ma quando si siede al pianoforte a coda e le sue mani cominciano a danzare sui tasti diventa subito chiaro che Ji è un musicista di ben altra categoria.
“Sono un pianista classico ma ho una personalità funky e mi è sempre piaciuto esibirmi in pubblico”, riconosce parlando al telefono dal suo appartamento di New York.

venerdì 21 febbraio 2014

Lupita Nyong'o, nuova regina del red carpet


Photo by Tom Munro
Per talento raffinato e naturale eleganza, l’attrice di origine keniana ha incantato il red carpet. Ma lei, che considera la recitazione un modo per dialogare con gli altri, vorrebbe giocare il ruolo di icona di stile per aiutare le donne africane ad apprezzarsi.

Hollywood è sempre in caccia di nuovi volti. E se ne trova uno che, oltre al talento per la recitazione, ha anche un impeccabile stile naturale è pronta a celebrarlo con i massimi onori. Com’è successo a Lupita Nyong’o, attrice trentenne di origini keniane, passata direttamente dai banchi della scuola di teatro a una nomination al Golden Globe e una agli Oscar come attrice non protagonista per il suo ruolo in 12 Anni Schiavo, ultima pellicola firmata dal regista Steve McQueen e prodotto da Brad Pitt. Nel film Nyong’o interpreta Patsey, schiava in una piantagione americana presa di mira dal crudele proprietario (Michael Fassbender) e da sua moglie (Sarah Paulson).
Oltre a meritarle premi e riconoscimenti, la prima prova sul grande schermo ha catapultato l’attrice africana in un vortice di appuntamenti di gala, rivelandone un gusto raffinato che l’ha immediatamente trasformata nella nuova regina del tappeto rosso,

martedì 21 gennaio 2014

Liya Kebede, l'eclettismo fatto a modella

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Photo by Yelena Yemechuck
Yelena Yemechuck
Anche dal vivo Liya Kebede ha tratti splendidi e un’eleganza regale. Pure se indossa jeans, maglione e scarpe da tennis, come quando si presenta all’appuntamento in un caffè di Manhattan. Ma questo è scontato, essendo una delle modelle più pagate al mondo. Quel che la rende unica fra le sue colleghe è il lavoro fatto lontano dalle passerelle. Per questo quando mette subito in chiaro di non voler discutere la sua sfera privata, non ci preoccupiamo: con lei resta altro di cui parlare.
Oggi la moda è una piattaforma multiforme che può servire da rampa di lancio per le carriere più disparate, e la modella etiope ne è un esempio lampante. Dopo aver mosso i primi passi in piccole sfilate organizzate ad Addis Abeba da una donna italiana, Kebede si trasferisce a Parigi con la speranza di trovare un’agenzia e una vita migliore di quella che poteva offrirle il suo paese. Da piccola ha già vissuto all’estero, sia in Francia che in Italia, al seguito del padre, impiegato della compagnia aerea etiope. Stavolta, però, è sola, con una valigia piena di vestiti e una vaga promessa di un’agenzia contattata dall’Etiopia.
“Se appena maggiorenne mia figlia facesse altrettanto, mi verrebbe la pelle d’oca”, ammette sgranando i grandi occhi scuri.

giovedì 9 gennaio 2014

Luca Parmitano, the Italian Space Walker

Photo by Alexo Wandael
Da bambini molti sognano di fare l’astronauta, ma sono pochi quelli che ci riescono una volta cresciuti. Luca Parmitano è fra quei pochi, ed è anche il primo italiano ad aver camminato nello spazio.
“E’ un sogno che mi porto appresso da sempre. E’ solo cambiata la consapevolezza di quanto lavoro serve per poterlo realizzare”, dice il trentasettenne di Paternò al telefono dalla base della Nasa a Houston, Texas.
La sua prima missione a bordo della Stazione Spaziale Internazionale è terminata con successo meno di due mesi fa. Ma Parmitano è ancora impegnato nella fase post-volo, che consiste in esercizi di ricondizionamento fisico e test per verificare le reazioni del suo corpo alla permanenza nello spazio, durata quasi sei mesi. Vivere così a lungo in assenza di gravità disabitua l’uomo a usare i piccoli muscoli che aiutano l’equilibrio.