lunedì 13 ottobre 2014

Binyavanga Wainaina, scrittore anti-clichè


Photo by Omar Victor Diop
Binyavanga Wainaina non ama indossare i panni dell’attivista, ma i suoi interventi pubblici non mancano mai di creare dibattito. Qualche anno fa lo scrittore keniota è diventato famoso grazie ad un articolo satirico che raccoglieva tutti i cliché dal retrogusto colonialista ancora in uso fra gli autori occidentali che parlano di Africa. All’inizio di quest’anno si è fatto portavoce della causa omosessuale, facendo outing pubblico in risposta all’ondata omofoba che sta scuotendo molti paesi subsahariani. E ora sogna di costruire un’industria letteraria africana, sfruttando le nuove tecnologie digitali per stimolare la lettura all’interno del continente.
“Gli africani leggono poco perché i libri sono cari e difficili da trovare”, dice l’autore del bestseller Un giorno scriverò di questo posto. “Il nostro continente è in transizione e i suoi abitanti hanno bisogno di dialogare tra loro. Il mio ruolo è facilitare questa conversazione”.

La sua idea per farlo è creare una casa editrice in grado di sfornare libri a prezzi abbordabili. Wainaina, che ha fondato una rivista letteraria in Kenya e ha insegnato presso un’importante università americana, sa riconoscere il talento. E vorrebbe costruire un’industria letteraria sul modello di Nollywhood, la Hollywood nigeriana che produce circa 2000 film l’anno ed è diventata uno dei settori trainanti dell’economia del paese.
Lo scrittore si è formato divorando letteratura pulp, genere nato all’inizio del Novecento fatto di amori, crimini ed efferatezze. E ha intenzione di costruire una rete di distribuzione di libri digitali per stimolare la circolazione dei generi più popolari in Africa, come appunto il pulp, la fantascienza e i romanzi rosa.
“I supporti per scaricare e leggere i libri digitali non mancano anche da noi”, fa notare da Dakar, dove si è rifugiato per finire un nuovo libro in uscita l’anno prossimo.
Non importa che i temi affrontati da questi libri siano leggeri. L’importante è aiutare la circolazione delle idee, di qualunque tipo esse siano.
Wainaina è consapevole della difficoltà di trovare un modello editoriale economicamente sostenibile e ammette di “non essere alla ricerca di un modo per diventare ricco”. La sua, infatti, non vuole essere un’impresa puramente commerciale.
“Certi stereotipi neocolonialisti saranno superati solo quando l’Africa conterà di più nel mondo”, avverte lo scrittore che quest’anno figura nella lista 100 Most Influencial People redatta dal settimanale Time. “L’India è un esempio: oggi nessuno si permette più di sintetizzare l’immagine del paese solo con guru e vacche”.
Per ottenere lo stesso in Africa, secondo Wainaina, occorre stimolare il dialogo fra i suoi abitanti.
“Restare fermi pensando che la situazione vada bene così è il vero male”.

Pubblicato su L'Uomo Vogue

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