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Photo by Omar Victor Diop |
Binyavanga Wainaina non ama indossare i
panni dell’attivista, ma i suoi interventi pubblici non mancano mai di creare
dibattito. Qualche anno fa lo scrittore keniota è diventato famoso grazie ad un
articolo satirico che raccoglieva tutti i cliché dal retrogusto colonialista
ancora in uso fra gli autori occidentali che parlano di Africa. All’inizio di
quest’anno si è fatto portavoce della causa omosessuale, facendo outing
pubblico in risposta all’ondata omofoba che sta scuotendo molti paesi subsahariani.
E ora sogna di costruire un’industria letteraria africana, sfruttando le nuove
tecnologie digitali per stimolare la lettura all’interno del continente.
“Gli africani leggono poco perché i libri
sono cari e difficili da trovare”, dice l’autore del bestseller Un giorno scriverò di questo posto. “Il
nostro continente è in transizione e i suoi abitanti hanno bisogno di dialogare
tra loro. Il mio ruolo è facilitare questa conversazione”.
La sua idea per farlo è creare una casa
editrice in grado di sfornare libri a prezzi abbordabili. Wainaina, che ha fondato
una rivista letteraria in Kenya e ha insegnato presso un’importante università
americana, sa riconoscere il talento. E vorrebbe costruire un’industria
letteraria sul modello di Nollywhood, la Hollywood nigeriana che produce circa 2000
film l’anno ed è diventata uno dei settori trainanti dell’economia del paese.
Lo scrittore si è formato divorando
letteratura pulp, genere nato all’inizio del Novecento fatto di amori, crimini
ed efferatezze. E ha intenzione di costruire una rete di distribuzione di libri
digitali per stimolare la circolazione dei generi più popolari in Africa, come appunto
il pulp, la fantascienza e i romanzi rosa.
“I supporti per scaricare e leggere i libri
digitali non mancano anche da noi”, fa notare da Dakar, dove si è rifugiato per
finire un nuovo libro in uscita l’anno prossimo.
Non importa che i temi affrontati da
questi libri siano leggeri. L’importante è aiutare la circolazione delle idee,
di qualunque tipo esse siano.
Wainaina è consapevole della difficoltà di
trovare un modello editoriale economicamente sostenibile e ammette di “non
essere alla ricerca di un modo per diventare ricco”. La sua, infatti, non vuole
essere un’impresa puramente commerciale.
“Certi stereotipi neocolonialisti saranno
superati solo quando l’Africa conterà di più nel mondo”, avverte lo scrittore
che quest’anno figura nella lista 100 Most Influencial People redatta dal
settimanale Time. “L’India è un esempio: oggi nessuno si permette più di
sintetizzare l’immagine del paese solo con guru e vacche”.
Per ottenere lo stesso in Africa, secondo
Wainaina, occorre stimolare il dialogo fra i suoi abitanti.
“Restare fermi pensando che la situazione
vada bene così è il vero male”.
Pubblicato su L'Uomo Vogue
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