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Photo by Paolo Roversi |
“Se hai vent’anni, fai l’attrice e sei
attraente, è facile che ti assegnino il ruolo di sex symbol. La verità è che non l’ho mai cercato. Quando i media me l’hanno
cucito addosso ne ho approfittato e mi sono divertita”.
Scarlett Johansson è in ritardo.
L’appuntamento era per mezzogiorno in uno studio fotografico nel Meatpacking
district di New York ma all’una l’attrice non è ancora arrivata. Ad aspettarla
c’è una squadra di una ventina di persone fra fotografo, stylist, parrucchiere e
truccatrici. Il set è pronto, le luci posizionate, i vestiti appesi alle grucce
e sul tavolo è disposta una fila di scarpe con tacchi vertiginosi. Tutti
cercano pazientemente d’ingannare l’attesa, fino a quando dal corridoio esterno
non giunge una voce roca inconfondibile. Un attimo dopo Johansson fa il suo
ingresso e lo studio si rianima improvvisamente. Oltre allo staff, ad
accoglierla c’è un enorme mazzo di fiori con un biglietto firmato da Martin
Scorsese: è un omaggio del regista che la notte prima ha lavorato con Johansson
fino alle ore piccole per terminare le riprese di una pubblicità, motivo per
cui l’attrice si presenta in ritardo allo shooting fotografico.