martedì 8 ottobre 2013

Scarlett Johansson: sex symbol (quasi) per caso


Photo by Paolo Roversi
“Se hai vent’anni, fai l’attrice e sei attraente, è facile che ti assegnino il ruolo di sex symbol. La verità è che non l’ho mai cercato. Quando i media me l’hanno cucito addosso ne ho approfittato e mi sono divertita”.
 
Scarlett Johansson è in ritardo. L’appuntamento era per mezzogiorno in uno studio fotografico nel Meatpacking district di New York ma all’una l’attrice non è ancora arrivata. Ad aspettarla c’è una squadra di una ventina di persone fra fotografo, stylist, parrucchiere e truccatrici. Il set è pronto, le luci posizionate, i vestiti appesi alle grucce e sul tavolo è disposta una fila di scarpe con tacchi vertiginosi. Tutti cercano pazientemente d’ingannare l’attesa, fino a quando dal corridoio esterno non giunge una voce roca inconfondibile. Un attimo dopo Johansson fa il suo ingresso e lo studio si rianima improvvisamente. Oltre allo staff, ad accoglierla c’è un enorme mazzo di fiori con un biglietto firmato da Martin Scorsese: è un omaggio del regista che la notte prima ha lavorato con Johansson fino alle ore piccole per terminare le riprese di una pubblicità, motivo per cui l’attrice si presenta in ritardo allo shooting fotografico.

Vista così, con i capelli raccolti, pantaloncini di jeans strappati e occhiali da vista, la venere di Hollywood potrebbe quasi passare per la ragazza della porta accanto. Ma basta che si sciolga i capelli, si tolga gli occhiali e s’infili un vestito attillato per tornare a essere la ninfa nordica che ha fatto girare la testa a registi come Woody Allen, che l’ha voluta per tre volte di seguito nei suoi film.
Sono passati dieci anni da quando Johansson ha interpretato Lost in Traslation, il lungometraggio di Sofia Coppola che l’ha consacrata come una delle donne più sensuali e richieste del cinema contemporaneo. Da allora l’attrice ventottenne ha coltivato il ruolo di famme fatale, spaziando fra i look: dalla bellezza voluttuosa di Match Point al fascino d’acciaio dell’eroina di The Avengers, passando per lo charme ingenué di Lost In Traslation. Un eclettismo estetico che si riflette inevitabilmente nel suo stile, da tempo associato con quello dei prodotti della maison Dolce&Gabbana.
“Ho sempre apprezzato il modo in cui Stefano e Domenico celebrano la femminilità”, dice l’attrice prima di iniziare lo shooting. “Il loro gusto riflette un’ammirazione per il modello della donna contemporanea che più mi appartiene: indipendente, enigmatica e seducente”.
Photo by Paolo Roversi
Per diventare una diva del suo calibro, però, l’estetica non basta. Oltre a giocare con il sex appeal, Johansson ha dimostrando anche di saper tenere il palcoscenico, conquistando premi e nomination sia al cinema (Bafta e Venezia per Lost in Traslation, Golden Globe per La ragazza con l’orecchino di perla e Match Point), che a teatro (Tony per Uno sguardo dal ponte di Arthur Miller).
“Se hai vent’anni, fai l’attrice e sei attraente, è facile che ti assegnino il ruolo di sex symbol”, sottolinea l’artista. “La verità è che non l’ho mai cercato. Quando i media me l’hanno cucito addosso ne ho approfittato e mi sono divertita, tenendo bene a mente che ci saranno sempre donne più giovani pronte a rimpiazzarmi”.
D’altronde Johansson sa bene cosa voglia dire cominciare presto: ha girato il primo film quando aveva nove anni e a diciotto aveva già recitato in una dozzina di lungometraggi, fra cui cult del circuito indipendente come Ghost World. Il timbro particolare della sua voce, che la portava a interpretare standard di Frank Sinatra quando i suoi coetanei cantavano ancora nei cori per voci bianche, si è rivelata un’arma vincente.
“Alle audizioni spesso spiazzavo i registi che si trovavano di fronte a una biondina con il viso da cherubino e la voce da camionista”.
L’attrice è cresciuta nella Grande Mela e lo dimostra nei modi diretti e nell’umorismo asciutto, tipico degli abitanti della metropoli. Contrariamente ad altri bambini-attori che hanno sofferto la transizione all’età adulta, Johansson è sempre riuscita a tenere i piedi per terra, senza perdere contatto con la realtà.
“Vivere a New York mi ha aiutato a mantenere un minimo di anonimato e a non sentirmi troppo esposta”.
L’altro segreto è stato avere una famiglia e degli amici che l’hanno sempre trattata in modo normale, abituandola a non sottovalutare i piccoli piaceri della vita, come andare al cinema o uscire a cena.
Oltre a una buona dose di realismo, la città natale le ha trasmesso anche quella determinazione che la tiene sempre attiva. Se non lavora sul set, ci sono le campagne pubblicitarie o l’impegno politico. Sostiene Obama fin da quando era senatore, ma non esita a indignarsi di fronte al programma approvato dal governo americano per spiare i suoi cittadini, emerso all’inizio dell’estate grazie alle confessioni di un ex collaboratore della Cia.
“[Edward] Snowden è stato coraggioso, ma purtroppo le sue rivelazioni non mi stupiscono”, dice l’attrice, che ha provato in prima persona la frustrazione di essere spiata. Due anni fa un hacker è entrato nella sua posta elettronica, disseminando via internet foto private in cui appariva seminuda. “Mi aspettavo che il governo facesse una cosa simile: è la triste realtà dell’epoca digitale in cui viviamo”.
Photo by Paolo Roversi
In questi giorni Johansson sta girando una pellicola firmata dal maestro francese Luc Besson, intitolata Lucy. In preparazione al ruolo ha dovuto sottoporsi a un rigido allenamento e imparare mosse di lotta e arti marziali.
“Mi piace interpretare donne che picchiano, ancora di più se hanno anche una personalità complessa, come nel caso di Lucy.
Le riprese sono faticose, ma al posto di godersi il pensiero del riposo che l’aspetta al termine del lavoro, Johansson sta già riflettendo sul prossimo progetto, forse il più ambizioso della sua carriera. Si tratta di un film tratto da un romanzo di Truman Capote, Summer Crossing. Questa volta, invece che davanti alla telecamera, Johansson sarà dietro. Desidera dirigere un film da quando era teenager ma ha impiegato anni a raccogliere i fondi.
“Non importa quanto sei famoso: non è mai facile quando si tratta di spendere i soldi degli altri”.
Parlando del suo debutto alla regia, per la prima volta Johansson mostra qualche segno d’incertezza.
“E’ il coronamento di un sogno”, confessa prima di concludere con un filo di agitazione nella voce: “Mancano ancora mesi all’inizio dei lavori, eppure mi pare già così imminente”.
L’attrice non è la sola a cominciare a mostrare un poco di nervosismo. Il fotografo si avvicina facendo segno di tagliar corto. La stanno aspettando per posare davanti all’obiettivo. In un attimo Johansson si ricompone ritrovando la solita sicurezza: in quella posizione è decisamente più a suo agio.

Pubblicato su Vogue Italia

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