Foto Andrea Steele |
Il palazzo è uno dei più belli del
quartiere di Soho, ma per oltre un decennio è rimasto nascosto dalle
impalcature che coprivano la facciata con le grandi finestre incorniciate dalle
colonne in ghisa. Ora l’attesa è finita e, dopo un lungo processo di ristrutturazione,
lo studio-abitazione dello scultore Donald Judd sta per aprire le porte al
pubblico. I trabattelli sono già scomparsi e a Giugno sarà accessibile anche lo
spazio che l’esponente della minimal art aveva
riempito con opere sue e di suoi contemporanei come Dan Flavin, Carl Andre,
Claes Oldenburg e Frank Stella.
Alla sua morte nel 1994, l’artista
americano ha voluto che l’ex fabbrica, acquistata quando SoHo era un ghetto
semiabbandonato, aprisse al pubblico. Con la condizione, però, che gli interni
rimanessero invariati. Judd era famoso per creare volumi con materiali
industriali come l’alluminio e il plexiglass. Ma la sua ricerca si estendeva
anche al rapporto fra le opere e lo spazio circostante.