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Foto di Grey Villet |
La battaglia di Richard e Mildred Loving. Negli Usa degli anni Cinquanta, la piccola storia di un grande amore per la propria famiglia e i propri diritti ha cambiato per sempre le leggi che regolano i rapporti interraziali in America.
Richard e Mildred Loving non avevano
intenzione di diventare paladini dei diritti civili in America. Volevano solo
vivere nella loro Virginia natale e crescere i figli in pace. Ma quando,
nell’estate del 1958, lo sceriffo della contea di Caroline irruppe in casa loro
nel mezzo della notte per arrestarli con l’accusa di “incrocio razziale”, i due
sposi furono costretti a chiedere aiuto.
Richard è bianco e Mildred è parte nera e
parte nativa americana. E nella Virginia degli anni Cinquanta il matrimonio
interraziale è considerato un grave reato. Central Point, il paese dove vive la
coppia, è povero ma ben integrato. Richard fa il muratore e da sempre è
abituato a lavorare con afroamericani. E’ appassionato di gare di dragster e ha
una macchina truccata con cui corre insieme a due amici neri. Uno di questi ha
una sorella, Mildred, e una sera la presenta a Richard. I due si piacciono,
s’innamorano e decidono di sposarsi senza troppo pensare alle conseguenze del
loro gesto, che nel giro di poche settimane li porta dritti in galera.
Dopo qualche notte in prigione, i Loving
sono scarcerati, ma il giudice li obbliga all’esilio. La coppia si trasferisce
controvoglia a Washington, D.C. dove il loro matrimonio è considerato legale,
ma quando torna in Virginia per visitare le famiglie è arrestata di nuovo. La
battaglia legale che scaturisce dura nove anni e segna una tappa fondamentale
nel movimento per l’affermazione dei diritti civili.
Contrariamente ad altri casi, in cui i
media sono usati per influenzare l’opinione pubblica ed esercitare pressione
indiretta sui giudici, durante l’intero processo i Loving preferiscono
mantenere un profilo basso, rilasciando poche interviste ed evitando qualsiasi
esposizione inutile. E il pubblico reagisce dimenticando presto la loro storia.
“Non volevano alcuna pubblicità”, ricorda
Philip Hirschkop, avvocato che allora difese la coppia davanti alla Corte
Suprema degli Stati Uniti. “Un po’ per evitare di diventare bersaglio degli
estremisti del Ku Klux Klan, ma soprattutto perché tenevano alla loro privacy.
Erano persone timide e riservate”.
L’unico giornale a cui la coppia concede
accesso è Life magazine, che manda il fotografo sudafricano Grey Villet a casa
loro per due settimane. I Loving, però, chiedono al magazine di dare alla storia
uno spazio ridotto. Pur essendo famoso per i suoi lunghi reportage fotografici,
il giornale accetta, finendo col pubblicare solo poche pagine e selezionando le
foto più neutre fra quelle scattate da Villet. Il fotografo è famoso per la sua
capacità di svelare la natura intima dei soggetti ritratti, mettendoli a
proprio agio come se le sue lenti fossero invisibili. Ha coniato anche un
termine, psychograph, per descrivere
le immagini più riuscite, che rivelavano la psiche di una persona attraverso
gesti spontanei. Durante il suo soggiorno con i Loving, Villet scatta migliaia
immagini, usando spesso lenti lunghe per essere meno intrusivo. E fra le circa
cento che offre al giornale, ci sono molti scatti carichi di emozioni.
Durante il processo, il procuratore dello
Stato della Virginia sostiene che i figli nati da matrimoni interraziali sono
“vittime e martiri dei loro genitori”. Ma le immagini di Villet dei tre bambini
dei Loving che giocano e ridono comunicano esattamente il contrario. Peccato
che queste non siano viste da nessuno. Le immagini pubblicate, infatti, sono
fredde: niente lacrime, niente baci, nessuna intimità. I coniugi non sembrano
neanche sfiorarsi e sono sempre ritratti insieme ad altri.
“Le foto scelte da Life non svelano il
motivo reale che spinse queste due persone a lottare in corte per tornare a
vivere da marito e moglie nella loro terra natale”, dice Erin Barnett,
curatrice della mostra organizzata lo scorso anno dall’International Center of
Photography di New York con le immagini scartate da Life, che Casa Vogue
pubblica in queste pagine. “Richard e Mildred affrontarono questa battaglia in
nome del profondo amore che li univa e le foto di Villet lo mostrano”.
Il settimanale aveva spesso dedicato
spazio a temi legati ai diritti civili, come le lotte contro la segregazione
nelle scuole o contro la discriminazione sul lavoro. Ma questo caso era
diverso: toccava un argomento ancora molto controverso nella società americana.
Secondo un sondaggio dell’Istituto Gallup, nel 1958 solo il 4% degli americani
approvava le unioni fra persone di razze diverse.
“Life era un giornale popolare e
probabilmente temeva di offendere la sensibilità dei lettori”, spiega Barnett.
Il risultato è che gli scatti più
evocativi e simbolici che raccontano la storia dei Loving finiscono nel
dimenticatoio. Fino a quando, una film maker s’incuriosisce del caso dopo aver
letto sui giornali il necrologio di Mildred Loving e decide di girare un
documentario sulla storia.
“Era il 2008 e un candidato alla
presidenza come Barack Obama non sarebbe potuto neanche esistere senza i
Loving”, ricorda Nancy Buirski, autore del documentario intitolato The Loving Story. “Il loro caso è alla
base della libertà di matrimonio in questo paese ed è reso ancora attuale dal
dibattito sul riconoscimento dei matrimoni gay”.
Per realizzare il film, Buirski ha bisogno
d’immagini. I protagonisti sono entrambi scomparsi: Richard in un incidente
d’auto avvenuto pochi anni dopo la sentenza che nel ‘67 riconosce
l’incostituzionalità della legge contro i matrimoni interraziali. E Mildred nel
2008, stroncata da una polmonite all’età di 68 anni, mentre viveva ancora nella
casa di Central Point in cui è ritratta nelle foto. L’unica superstite è Peggy
Loving, la figlia dei coniugi. Che in un cassetto conserva una settantina di
foto dei genitori, scattate nel 1965 quando la famiglia aveva ottenuto un
permesso temporaneo di tornare a vivere nella loro casa in Virginia in attesa
di giudizio.
“Erano le foto che Life aveva scartato e
Grey aveva regalato ai Loving”, dice Barbara Villet, giornalista e vedova del
fotografo scomparso nel 2000. “Era rimasto toccato dal lato umano della
vicenda, dalla storia d’amore fra Richard, Mildred e la loro famiglia”.
Le immagini hanno dato a Buirski
l’opportunità di raccontare in video questa storia praticamente dimenticata dal
pubblico americano. E di riesumare le foto inedite di Villet, che andranno
nuovamente in mostra a New Orleans il giugno prossimo.
“I Loving non volevano cambiare il mondo,
ma solo tornare a casa loro”, dice Buirski. “Erano due persone umili senza
ambizioni politiche. Ma la loro storia è importante proprio perché dimostra che
chiunque può fare la differenza”.
Pubblicato su Casa Vogue
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