giovedì 5 maggio 2016

Rieff: Non lasciamo alle multinazionali l'ultima parola sul problema della fame


Oggi teoricamente il mondo produce cibo sufficiente per sfamare tutti i suoi abitanti. Il problema è che la ricchezza non è equamente distribuita, quindi alcuni si abboffano mentre circa un miliardo soffre la fame. Ma le previsioni per il prossimo futuro sono ancor più fosche: la popolazione mondiale sta crescendo rapidamente e si prevede che nel 2050 sulla terra saremo 9,7 miliardi. A quel punto, le stime fatte delle Nazioni Unite dicono che per dar da mangiare a tutti la produzione di materie prime e cibo dovrà aumentare di circa 60%. Altrimenti, il numero di chi sente i morsi della fame potrebbe moltiplicarsi. Questo perché, a detta degli esperti, stiamo già producendo quasi il massimo possibile con i metodi oggi in uso. Ma sfamare tutti non è l’unico problema. Bisogna anche assicurare che il cibo abbia qualità nutritive adatte e che non sia portatore di virus e batteri, alcuni dei quali difficilmente controllabili perché in continua evoluzione, come la Escherichia Coli o la Listeria.

L'Indiana Jones della Siria

Le rovine di Palmira
Il suo boss è uno dei peggiori dittatori rimasti in circolazione. E quando si lavora per un referente del genere, il rischio di restare isolati è altissimo. Per questo il capo del dipartimento siriano per le antichità non smette di rimarcare il suo ruolo super partes. Il messaggio che tiene a sottolineare è chiaro: la difesa del patrimonio siriano dalla guerra civile non ha colore politico.
“E’ una questione di civiltà che riguarda l’umanità intera”, dice il Maamoun Abdulkarim, l’archeologo incaricato di proteggere gli oltre 10.000 siti mesopotamici, romani e bizantini da bombe, tombaroli e fanatici islamisti capaci di prendersela con statue e templi antichi in nome di un’interpretazione bislacca della religione.