L’odore si sente già uscendo da Dakota City
sulla highway verso la zona industriale. Rugginoso e dolciastro. Oltrepassate
le porte girevoli e una volta entrati nella reception della Tyson, il più
grande mattatoio del mondo - 400 manzi uccisi e squartati ogni ora - l’odore
del sangue inonda il cervello e ti fa vedere tutto rosso. Anche se tutto è
bianco, e dal di fuori l’impianto potrebbe essere un’immensa fabbrica di
frigoriferi. Impossibile entrare alla Tyson, è la Fort Knox della bistecca. Un
simbolo troppo forte che potrebbe fare gola soprattutto agli animalisti, che
nutrono un odio bestiale per questa catena di sgozzaggio, raccontata in Fast Food Nation da Eric Schlosser, che
riuscì a introdursi nell’impianto grazie a un operaio messicano il quale voleva
denunciare il “backstage” dell’hamburger, le condizioni di lavoro, il più
pericoloso e malpagato della catena alimentare americana.
lunedì 12 settembre 2016
Nel granaio d'America cresce il dissenso agrario
Etichette:
Corriere della Sera,
Donald Trump,
Fiume,
Hillary Clinton,
Marzio Mian,
Massimo di Nonno,
Missouri,
Nanni Fontana,
Nebraska,
River Journal Project,
Sette,
The River Journal Project,
USA,
Warren Buffet
venerdì 2 settembre 2016
Saint Louis, la Sarajevo della guerra razziale
Il gateway Arch, simbolo di St Louis, MO |
L’ondata di violenze a sfondo razziale che
ha infiammato gli Stati Uniti è cominciata a Ferguson, sobborgo di Saint
Louis, il 9 agosto del 2014 quando la polizia ha ucciso Michael Brown,
ragazzo nero disarmato. Nei giorni successivi sono scoppiate le rivolte e
il movimento Black Life Matters ha cominciato ad affermarsi, con
l’escalation di molti casi simili in altre aree metropolitane nel Paese.
Comincia dunque qui, dalla periferia di
Saint Louis, l’alpha delle rivolte razziali moderne, il nostro viaggio
in cinque puntate lungo il Missouri attraverso la cosiddetta Real America, l’America vera, quella
che custodisce il mito della frontiera, lontano dalle grandi metropoli e
dai riflettori della campagna elettorale. Questo viaggio fa parte di un
progetto indipendente e multimediale che si chiama The River Journal Project e
si propone di raccontare l’attualità e il contemporaneo attraverso i
grandi fiumi del mondo.
Etichette:
Corriere della Sera,
Ferguson,
Marzio Mian,
Massimo di Nonno,
Missouri,
Nanni Fontana,
Richard Rosenfeld,
Sam Dotson,
Sette,
St Louis,
The River Journal Project,
Tony Messenger,
USA,
violenza razziale
Iscriviti a:
Post (Atom)