Visualizzazione post con etichetta River Journal Project. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta River Journal Project. Mostra tutti i post

mercoledì 29 novembre 2017

Le Vie Blu, un webdoc da mare a mare

Un viaggio dall’Adriatico al Tirreno, attraverso Marche, Abruzzo, Umbria e Lazio, seguendo la stella polare dell’acqua, per esplorare le fonti della bellezza nel cuore e nell’anima di un’Italia Centrale oggi impegnata nella grande sfida della rinascita.

Levieblu.it
è un web-documentario prodotto per ENIT, l'Ente Nazionale Italiano per il Turismo, nell'ambito di una campagna per il rilancio del Centro Italia colpito dagli eventi sismici.

Le Vie Blu è un racconto multimediale che mescola video, audio, foto e testi. E’ stato prodotto dal River Journal Project, un collettivo formato dai giornalisti Marzio G. Mian e Nicola Scevola e dai fotografi/video-makers Nanni Fontana e Massimo Di Nonno, che negli ultimi quattro anni ha raccontato con lo strumento del web-documentario l’attualità attraverso i grandi fiumi del mondo.

Il viaggio da mare a mare è una travel-story che segue il fil-bleu dell’acqua (fiumi, cascate, laghi, sorgenti, terme) lungo il passaggio Est-Ovest per offrire al viaggiatore le storie, le suggestioni e gli ingredienti per scoprire e tracciare una rotta tutta sua. La narrazione si sviluppa attraverso quattro canali tematici – i borghi, le delizie, i mestieri e la natura – che formano gli “affluenti” di un ideale fiume che lega i due mari.

Pubblicato su National Geographic Italia

venerdì 24 febbraio 2017

Montana, dove i cowboy sono i nuovi pellerossa


Ultima puntata del viaggio del River Journal Project lungo il Missouri, il grande fiume che attraversa l'heartland americano.

Siamo alle sorgenti del Missouri, luogo sacro della nazione. In realtà non è proprio una sorgente, perché si tratta della confluenza di tre torrentelli, il Jefferson, il Madison e il Gallatin, una triforcazione chiamata appunto Three Forks. Sembra in effetti che i tre fiumiciattoli lavorino in concerto, gorgoglino allo stesso ritmo regolare e immettano tutti la medesima quantità d’acqua in un corso tutto nuovo, chiamato a rispondere a un destino ben più impegnativo del loro. La piana diffonde una forte carica spirituale, forse proprio per quel contrasto tra un contesto naturale senza gran carattere – banchi sabbiosi, qualche tronco marcito, sterpaglia, addirittura un’infilata disordinata di tralicci per l’alta tensione - e la sincronica affluenza dei tre umili corsi nel Missouri, che da qui parte a bomba, già turgido di carisma. I 33 argonauti della Corps of Discovery ne presero atto, rinunciarono a decidere quale fosse la goccia madre, stabilirono qui le Bocche del Ponto della nuova America e proseguirono oltre le Montagne Rocciose alla ricerca del Vello d’Oro, la via dell’Ovest verso il Pacifico. 

lunedì 12 settembre 2016

Nel granaio d'America cresce il dissenso agrario

In un oceano di pannocchie e solitudine si mettono in dubbio alcune certezze e il viaggiatore europeo è costretto a rivedere molti stereotipi. A cominciare dalla questione Ogm.

L’odore si sente già uscendo da Dakota City sulla highway verso la zona industriale. Rugginoso e dolciastro. Oltrepassate le porte girevoli e una volta entrati nella reception della Tyson, il più grande mattatoio del mondo - 400 manzi uccisi e squartati ogni ora - l’odore del sangue inonda il cervello e ti fa vedere tutto rosso. Anche se tutto è bianco, e dal di fuori l’impianto potrebbe essere un’immensa fabbrica di frigoriferi. Impossibile entrare alla Tyson, è la Fort Knox della bistecca. Un simbolo troppo forte che potrebbe fare gola soprattutto agli animalisti, che nutrono un odio bestiale per questa catena di sgozzaggio, raccontata in Fast Food Nation da Eric Schlosser, che riuscì a introdursi nell’impianto grazie a un operaio messicano il quale voleva denunciare il “backstage” dell’hamburger, le condizioni di lavoro, il più pericoloso e malpagato della catena alimentare americana.

lunedì 11 gennaio 2016

Corna reali, cultura, movida. Torino vola sull'acqua del Grande Fiume

Il viaggio sul Po si chiude nel capoluogo piemontese, che vanta un boom di progetti legati al fiume con una navigabilità allargata, i Murazzi al centro della rinascita e una serie di iniziative volte a creare una nuova identità dopo gli anni della one-company town.  

“Madama passava di qua”, dice la signora Graziella. Siamo nella cantina seicentesca del bar-ristorante da Perosino, al glorioso Imbarco del Re al Valentino, vista sui ponti, il Monte dei Cappuccini, la collina torinese. “Ricordo che in quell’antro sempre umido, durante la guerra i miei genitori cuocevano il pane di nascosto. Pane fatto con la farina bianca, intendo. I parenti della nonna dalla campagna ogni tanto portavano la farina bianca che in città non si trovava. E s’infornava in quel buco perché godeva di un misterioso tiraggio. Poi un giorno i custodi del castello del Valentino, che sta proprio qui sopra ci disserro che vedevano uscire del fumo che profumava di pane da una botola. Non fu difficile collegare i fatti. Quando tanti anni dopo abbiamo ristrutturato il locale è saltato fuori che quel buco era un vero e proprio passaggio segreto, c'era l'ingresso con una porta e poi un'altra che andava verso il castello. Abbiamo trovato anche una garitta per un soldatino di guardia”. Eccolo il fiume regale, eccola dunque la famosa via del peccato di Madama Cristina, figlia del Re di Francia e sposa di Vittorio Amedeo I di Savoia.

mercoledì 21 ottobre 2015

Nel regno dei pirati dove anche la pesca è fuorilegge

La quinta tappa del viaggio esplora il tratto tra Parma, Cremona e Piacenza, dove i pesci siluro hanno attirato centinaia di bracconieri, molti dall'estero, che si muovono con barche prive di licenze e segni di riconoscimento. E nella zona, in tre anni, ci sono stati 500 furti di motori.
Salami, sinistra Po. Sua maestà il culatello, invece, stagiona bene solo sulla sponda destra: bassa parmense, tra le nebbie, nel grigio della “fumara”, e gli argini; più precisamente solo nella cosiddetta Bassa verdiana, delimitata dalla via Emilia e dal Fiume e con Busseto al centro. La forza del destino del culatello si esprime al massimo nell’umido di Zibello: Katia Soncini, che nella vita seleziona parmigiano e mette al mondo tra i più pregiati culatelli, assicura che è qui dove il maiale diventa divinità. Non la solita e ritrita eccellenza italiana, ma proprio creatura da adorare. Forse non la pensa così il Po che riceve la cacca di cinque milioni di porci, ma si sa che c’è porco e porco.