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Photo by Sarina Finkelstein |
Quest'anno in California la crisi e la siccità degli ultimi mesi hanno spinto molti a tentare l'avventura: comprano carriole, pale, setacci e iniziano a cercare lungo il fiume. C'è chi trova pepite. Ma il vero tesoro è....vivere nella natura.
Quest’anno il sole della California è
tornato a scaldare la febbre dell’oro. Negli ultimi mesi lo stato americano è stato
colpito da una siccità record che ha messo a repentaglio l’agricoltura e
imposto ai suoi abitanti limitazioni nel consumo dell’acqua. Oltre a portare
danni e preoccupazione, però, l’abbassamento del livello di laghi e fiumi ha
reso accessibili luoghi prima nascosti dall’acqua, innescando una nuova corsa
all’oro.
Con il mercato del lavoro ancora in
affanno e il prezzo del metallo prezioso ai massimi storici, molti nuovi
cercatori si sono presentati nei vecchi empori dei villaggi della Sierra Nevada
per dotarsi di pala, setaccio e batea, il piatto che si usa per raccogliere
l’oro, da sempre simbolo dei cercatori.
“Negli ultimi mesi abbiamo registrato un
aumento delle vendite del 20-25%”, dice Heather Willis, proprietaria del
principale negozio di attrezzatura per minatori di Auburn, storica cittadina di
minatori a due ore da San Francisco. “La maggior parte dei nuovi cercatori sono
neofiti, attratti dall’idea di scoprire nuovi siti resi accessibili dalla
siccità”.
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Photo by Sarina Finkelstein |
In realtà, la possibilità di diventare
ricchi scoprendo una miniera intonsa sono scarsissime. Dall’avvento dei 49ers,
come furono chiamati i pionieri che per primi si misero in cerca del prezioso
metallo nel 1849, il territorio è già stato battuto in lungo e in largo. E
anche fra i cercatori della prima ora, quelli che fecero i soldi furono davvero
pochi. Chi si arricchì veramente furono più che altro i produttori di forniture:
John Studebaker fece fortuna vendendo carriole ai minatori prima di diventare
famoso con le sue automobili; Henry Wells e William Fargo crearono quella che
resta una delle principali banche americane prestando soldi ai cercatori; e
Levi Strauss inventò i jeans per soddisfare il bisogno dei cavatori di
pantaloni resistenti.
Molti nuovi cercatori sono consapevoli di
queste difficoltà e cercano più che altro una scusa per immergersi nella natura
e passare qualche ora all’aperto.
“Il più grande errore è credere di trovare
una fortuna”, avverte Willis. “L’oro c’è, ma difficilmente è abbastanza per diventare
ricchi. Di solito vediamo gente tornare con un massimo di 250 dollari d’oro”.
Questo vale per la media dei casi. Ma,
come i giocatori che entrano al casinò sperando di uscirne con le tasche piene,
nulla vieta ai cercatori di sognare di scovare una nuova miniera, diventando
l’eccezione che conferma la regola.
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Photo by Sarina Finkelstein |
D’altronde il mito della California come
terra dove tutto è possibile nasce proprio con la prima corsa all’oro che si
scatena a metà Ottocento, trasformando il futuro Golden State in una terra di
facili arricchimenti e infinite possibilità. Nel giro di pochi anni, sono
recuperate decine di tonnellate d’oro e San Francisco passa dall’essere un
villaggio sonnecchiante di 200 anime a uno snodo commerciale di oltre 100.000
abitanti. Il miraggio del successo facile attira immigrati da tutto il mondo e
forgia una mentalità lontana da quella puritana dei padri pellegrini del New
England, che vede nel fallimento un peccato. I cercatori d’oro sanno che, oltre
a sudore e fatica, ci vuole fortuna per scovare le pepite e questo gli insegna
a prendere gli insuccessi come occasioni per reinventarsi e ricominciare: nasce
così il mito dell’American Dream.
Da allora il Golden State ha fatto da
incubatore per molti altri boom economici – da Hollywood alla Silicon Valley –
ma la febbre dell’oro, ufficialmente conclusa nel 1855, non si è mai del tutto
estinta: ogni volta che una crisi economica toglie lavoro e fa crescere il
prezzo del metallo prezioso, c’è chi rispolvera pala e padella per rimettersi
in caccia della fenice dorata. E’ successo dopo la Grande Depressione degli
anni ’30, dopo la crisi energetica degli anni ’70 e dopo quella finanziaria
degli anni ’80. Ed è risuccesso anche dopo il crack del 2008.
“Trovare un nuovo sito, spostare rocce,
scoprire l’oro – questo è quello che mi dà il brivido”, dice Olan, cercatore
57enne incontrato dall’autrice delle foto del servizio mentre setacciava le
rive dello Stanislaus River. “Sono stato sposato tre volte, ho quattro figli e
un nipote. Ma torno sempre nella foresta. Solo qui riesco a riposare la mente e
ritrovare me stesso”.
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Photo by Sarina Finkelstein |
Questa generazione di cercatori
contemporanei ricorda molto quelli che nell’Ottocento setacciarono le viscere
della California in preda alla febbre del metallo prezioso. Contrariamente a
chi oggi vive quest’attività solo come un passatempo, gente come Olan investe
nella ricerca tutte le sue energie, perdendosi per mesi nelle montagne californiane
e vivendo in maniera simile ai 49ers originali. Per questi cercatori, la caccia
all’oro resta una faccenda romantica e solitaria. Le storie di minatori che affrontano
ostacoli di ogni genere alla ricerca del tesoro abbondano. Gente come Steve,
gallese arrivato in California alla fine del 2012, a cui rubano tutto mentre
setaccia il letto di un fiume: vestiti, cibo e soldi. Dopo aver affrontato un
viaggio glaciale con indosso solo una maglietta, Steve riesce a raggiungere il
campo di un altro minatore. E’ affamato e mezzo assiderato, ma anziché
rinunciare a tutto si rimette al lavoro e nel giro di pochi mesi recupera il
maltolto grazie all’oro scavato.
Come i loro predecessori, i cercatori
moderni sono gente che vive d’espedienti, con tanta voglia di misurarsi con la
natura e ritrovare se stessi attraverso questa sfida. Indipendentemente dalla
molla che fa scattare la febbre dell’oro – fame di avventura, mancanza di
alternative, spirito d’intraprendenza – questi pionieri contemporanei sono
accomunati dalla brama di trovare qualcosa che li renda felici. Un senso di
realizzazione che, in mancanza di pepite giganti, spesso finiscono col trovare
nei lunghi periodi vissuti lontani dal mondo, a stretto contatto con la
maestosa natura delle foreste californiane.
Pubblicato su Io Donna
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