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Photo by Tomo Brejc |
Hanno la stessa età, condividono il medesimo obiettivo e hanno giocato insieme decine di volte, trovandosi persino a fare pipì dietro la stessa macchina durante un incontro di Coppa Davis durato più di sette ore. Nonostante questo, non possono definirsi amici.
Lo svizzero Stanislas Wawrinka e il ceco
Tomáŝ Berdych fanno parte della stessa generazione di tennisti cresciuti all’ombra
dei quattro super-atleti che monopolizzano i vertici della classifica ATP da quasi
dieci anni: Roger Federer, Rafael Nadal, Novak Djokovic e Andy Murray. Da
qualche tempo entrambi sono entrati nella rosa dei migliori tennisti al mondo,
tentando in vano di spezzare il dominio dei quattro Signori dello Slam.
All’inizio dell’anno, però, qualcosa è cambiato: Wawrinka ha conquistato
l’Australian Open, scavalcando temporaneamente il connazionale Federer nel
ranking ATP. Oltre a cambiare la vita del 29enne svizzero, questa vittoria ha
trasformato anche le prospettive del suo coetaneo e avversario, Berdych.
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Photo by Tomo Brejc |
Nonostante questa comunanza d’intenti, o
forse proprio per questo, i due tennisti non vogliono definirsi amici. I vertici
del circuito dell’ATP sono come un grande circo di gente che viaggia dandosi
appuntamento sui campi di tutto il mondo. Le facce sono quasi sempre le stesse
e si conoscono tutti, ma raramente i rapporti vanno oltre. Essendo il tennis uno
sport psicologico oltre che fisico, diventa più complicato quando ci si trova davanti
ad un amico come avversario. Lo sa bene Wawrinka, che non ha mai fatto segreto del
suo buon rapporto con Federer.
“Roger è difficilissimo da battere, più
che altro per il suo gioco micidiale”, dice il tennista cresciuto nelle alpi
vicino a Losanna. “Ma è vero che può essere più difficile giocare in modo
spietato quando ti trovi contro una persona che conosci bene”.
Proprio per gestire al meglio questo
genere di ostacoli, Berdych ha chiesto aiuto a un mental coach.
“Evitare che la mente divaghi nei tempi
morti di una partita è fondamentale per mantenere la concentrazione e vincere”,
spiega il tennista ceco. “Gli esercizi che faccio sono un segreto, ma
l’obiettivo è rendere più sistematico il mio modo di giocare”.
La frequenza con cui i migliori si scontrano
sul campo, però, rende inevitabile che si crei un certo cameratismo fra
giocatori.
Wawrinka e Berdych sono stati, ad esempio,
protagonisti del doppio più lungo della storia dell’ATP, avvenuto l’anno scorso
e durato ben sette ore e due minuti. Oltre a fronteggiarsi dai lati opposti del
campo insieme a Marco Chiudinelli e Lukas Rosol, durante questa mitica sfida i
due sono stati costretti a creare “un’alleanza di comodo” per aggirare le
regole della Coppa Davis. Il torneo, infatti, prevede solo due intervalli
abbastanza lunghi da permettere ai giocatori di raggiungere i bagni degli
spogliatoi. Ma in una partita così lunga, con l’ultimo set durato 46 games, occorre
bere per evitare la disidratazione e due pause non sono sufficienti. Perciò, durante
il cambio campo fra un game e un altro, gli avversari si sono trovati a schizzare
insieme fuori dal campo verso il parcheggio per svuotarsi dietro una macchina e
tornare in meno di un minuto e mezzo.
“E’
stata una partita talmente eccezionale da lasciarmi un buon ricordo nonostante
la sconfitta”, ricorda Wawrinka.
Ma al di là della condivisione di questi
momenti, i due rimangono molto diversi, sia come giocatori che come persone.
Wawrinka è famoso per avere un micidiale
rovescio a una mano, Berdych lo è per il suo dritto potente. Lo svizzero è
felicemente sposato e ha una figlia di quattro anni a cui cerca di dedicare
tutti i momenti in cui non è in viaggio, mentre il ceco è fidanzato con la
modella 22enne Ester
Satorova. Il primo ha scarso
interesse per la moda, il secondo veste con stile, è diventato da poco
testimonial di H&M e si diverte a contribuire al design delle uniformi
create per lui dal marchio svedese. Mentre Berdych è affabile e parla
volentieri dei suoi interessi privati, come la passione per gli orologi, Wawrinka
risulta più freddo e distaccato. D’altronde lo svizzero non nasconde che la sua
vita è stata ribaltata dalla vittoria di Melbourne.
“C’è più da fare sul campo, perché nei
tornei sei spesso considerato una testa di serie. E anche fuori, dove si creano
più pressione e attenzione mediatica. Non mi lamento, ma devo ancora adattarmi”.
Con la conquista di un torneo del Grande
Slam, e l’ingresso nel gotha dei primi 3 giocatori al mondo, Wawrinka ha
realizzato un sogno che non avrebbe mai creduto raggiungibile. L’erede di
Federer nel tennis elvetico ha cominciato a giocare a 8 anni e ad allenarsi
seriamente verso i 16, piuttosto tardi per sperare di ottenere grandi
risultati.
“Fatico ancora a crederci. Ero un ragazzino
iperattivo e i miei genitori volevano semplicemente che facessi uno sport per
sfogarmi. Mai avrei immaginato di arrivare tanto in alto”.
La sua filosofia, fatta di modestia e
successi graduali, è riassunta nella frase del drammaturgo Samuel Beckett, che
porta tatuata sul braccio sinistro: “Sempre provato. Sempre fallito. Non
importa. Fallisci ancora. Fallisci meglio”.
Anche Berdych ha cominciato a giocare senza
grandi aspettative. E’ stato il padre, un ingegnere patito della terra rossa, a
iscriverlo ai primi tornei.
“All’inizio non mi piaceva neanche. Per
fortuna mi convinse a tenere duro e a non mollare”, dice il tennista che, ad
oggi, ha accumulato una fortuna di oltre 18 milioni di dollari solo grazie ai
tornei.
Entrambi i giocatori sono molto attivi sui
social media, Twitter in particolare. Durante i tornei sono troppo concentrati
sul gioco. Twitter invece dà l’opportunità di mostrare un lato diverso di sé. Ma
mentre i post dello svizzero restano sempre sul tema del tennis, il ceco ama
divagare, postando musica, battute e foto personali.
“I tennisti di oggi sono piuttosto noiosi
da guardare, tutti concentrati per paura di fare il minimo errore”, sottolinea
Berdych. “I social media consentono di offrire qualcosa di diverso, senza
compromettere l’obiettivo comune a tutti: vincere”.
Pubblicato su L'Officiel Hommes Italia
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