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Courtesy Nan Goldin |
Teschi di cartapesta, animali imbalsamati e una pericolosa attrazione per sesso e droghe. Siamo entrati a casa di Nan Goldin, una delle fotografe più controverse, che ha trasformato le sue esperienze in opere d'arte.
Prima d’incontrare Nan Goldin ho la strana
sensazione di conoscerla pur non avendola mai vista. D’altronde, osservare il
lavoro della fotografa americana significa diventare partecipi degli aspetti
più viscerali della sua vita: dal suicidio della sorella maggiore, passando per
gli anni di tossicodipendenza, gli abusi da parte degli amanti e la perdita di
tanti amici per overdose o Aids. Tutte esperienze che Goldin ha registrato con
l’obiettivo della sua macchina fotografica a partire dagli anni Settanta. Così,
quando ci ritroviamo faccia a faccia nel salotto della sua casa di Manhattan,
risulta subito facile stabilire una connessione, anche se Goldin sta
attraversando un momento stressante. Tra pochi giorni inaugurerà una mostra a
Roma e dovrà traslocare a Brooklyn.