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Photo by Alexo Wandael |
“E’ un sogno che mi porto appresso da
sempre. E’ solo cambiata la consapevolezza di quanto lavoro serve per poterlo
realizzare”, dice il trentasettenne di Paternò al telefono dalla base della
Nasa a Houston, Texas.
La sua prima missione a bordo della
Stazione Spaziale Internazionale è terminata con successo meno di due mesi fa.
Ma Parmitano è ancora impegnato nella fase post-volo, che consiste in esercizi
di ricondizionamento fisico e test per verificare le reazioni del suo corpo alla
permanenza nello spazio, durata quasi sei mesi. Vivere così a lungo in assenza
di gravità disabitua l’uomo a usare i piccoli muscoli che aiutano l’equilibrio.
“Rientrare a Terra è stato uno shock. Sembrava
di camminare portando me stesso sulle spalle”, dice Parmitano che, nonostante
il suo fisico atletico, la prima settimana dall’atterraggio è stato costretto a
camminare molto lentamente per non perdere l’equilibrio.
Non che nello spazio il pilota dell’Aeronautica
italiana non fosse impegnato. La sua giornata tipo comprendeva 8 ore di lavoro
e 2 di esercizio fisico. Oltre alle sue mansioni specialistiche, ogni membro
dell’equipaggio è anche cuoco, medico e scienziato. Durante il suo soggiorno
sulla ISS, il maggiore ha dovuto compiere decine di esperimenti medici in cui
lui stesso era la cavia.
Come ingegnere abilitato a manovrare il braccio
robotico della stazione, Parmitano ha assistito l’attracco di un paio di
navicelle in arrivo dalla Terra. E ha compiuto due passeggiate fuori dalla ISS,
guadagnando il primato di Italian
Spacewalker. Proprio durante una di queste missioni, ha anche affrontato
una delle pochissime emergenze capitate in una Extravehicular Activity, come in
gergo sono chiamate le camminate nello spazio. Mentre stava lavorando
agganciato al guscio esterno della ISS, sospeso nel nulla siderale, Parmitano
ha cominciato a sentire dell’acqua che gli saliva per la nuca. All’inizio ha
pensato fosse sudore dovuto alla fatica. Le tute spaziali sono pressurizzate e
qualsiasi movimento richiede uno sforzo notevole. Appena comunicata questa
sensazione alla base, però, i tecnici terrestri hanno deciso di interrompere la
missione, chiedendo a Parmitano di rientrare sulla ISS. A causa di una perdita
nel circuito di trasporto della condensa della tuta, dopo pochi istanti l’astronauta
si è trovato con circa un litro d’acqua nel casco, che lo rendeva semicieco e
gli impediva di comunicare e respirare correttamente. E’ solo grazie al suo
sangue freddo e a un cavo d’emergenza che ha seguito come Pollicino, se
Parmitano è tornato salvo a bordo. Ma se in quella situazione ha provato paura,
l’astronauta non lo dice.
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Photo by Alexo Wandael |
“La capacità di pensare in modo lineare
durante momenti di rischio è dovuta all’addestramento che ho ricevuto. Solo
dopo prendi consapevolezza e senti un brivido lungo la schiena”.
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Photo by Alexo Wandael |
“Vista da lassù la Terra è meravigliosa.
Se fossi un viaggiatore alieno non vorrei fare altro che scendere a vedere
com’è”.
Viaggiatore alieno? Sì, avete letto bene:
ha detto alieno. Possibile che un astronauta vero, un militare tutto d’un pezzo
come lui possa davvero credere che esistano forme di vita oltre la nostra?
“Con tutto lo spazio che c’è, sarebbe un
peccato sprecarlo”, risponde Parmitano con un sorriso nella voce. “Mi piace
pensare che da qualche parte, in qualche altro mondo, esista qualcosa di
paragonabile a quello che noi chiamiamo vita. Che poi sia simile o
completamente differente, questa è una risposta che lascio a chi avrà
l’opportunità di esplorare lo spazio in un futuro”.
Detto da uno spacewalker come lui, c’è da crederci.
Pubblicato su L'Uomo Vogue
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