mercoledì 3 dicembre 2014

Soko, l'artista francese esprime le sue insicurezze attraverso la musica

Photo by Eric Guillemain
Ci è voluto un vero attacco di panico perché la musicista francese Stéphanie Sokolinski, in arte Soko, smettesse di vivere come una nomade, rimbalzando da un divano all’altro fra le case dei suoi amici di Los Angeles. La promettente cantante-attrice, autrice di hit come We might be dead by tomorrow e nuovo volto del cinema francese, aveva appena finito di scattare le foto per questo servizio e si trovava su un taxi che avrebbe dovuto riportarla a casa. “Dove andiamo?”, le aveva chiesto l’autista. Ma la semplice domanda ha scatenato una reazione incontrollata, lasciandola in lacrime e incapace di rispondere.
“Il tassista è stato gentilissimo, ascoltando il mio sfogo sul non avere casa e aspettando pazientemente che qualche amico rispondesse al telefono per offrirmi un letto”, ricorda l’artista 28enne dal suo nuovo appartamento di Beachwood Canyon, quartiere di Los Angeles fra le colline di Hollywood. “Ma è stato un segnale che la situazione doveva cambiare in fretta. Sette anni senza un tetto mi hanno messo a dura prova”.

Oggi Soko ha trovato una casa con una bella camera da letto, un proiettore per guardare i film e una stanza dedicata alla musica, dove ha potuto riunire strumenti, libri, vestiti e oggetti personali che fino a pochi mesi fa erano sparsi nelle case di amici, fra cui l’ex produttore dei Cure Ross Robinson, con cui sta lavorando a un nuovo disco.
Certo, il successo ottenuto nel 2012 con l’uscita del suo primo album I thought I was an alien e la nomination dell’anno scorso al César (l’Oscar francese) del film di cui era protagonista, Augustine, l’hanno aiutata a trovare il coraggio di affittare un appartamento. Il vero problema, però, non era di natura economica.
“E’ come se per anni avessi avuto paura di crescere e assumermi le mie responsabilità, fra cui pagare l’affitto e le bollette”.
Photo by Eric Guillemain
Di questo Soko parla anche nell’album che sta completando, My dreams dictate my reality, in uscita all’inizio dell’anno prossimo. Fra i brani ce n’è uno intitolato Peter Pan Syndrome in cui canta: “Non voglio crescere, mi rifiuto di diventare vecchia”. Come quello precedente, anche questo LP è piuttosto cupo e tratta temi come la morte e l’abbandono. Ma la strofa resta davvero insolita, soprattutto se si considera che l’autrice ha lasciato la casa materna di Bordeaux quando aveva appena sedici anni per trasferirsi da sola a Parigi e frequentare una scuola di recitazione, dimostrando semmai una certa fretta di affermare la sua indipendenza.
“Sono cresciuta troppo velocemente ed è come se avessi avuto una crisi adolescenziale a scoppio ritardato, quando avevo più di vent’anni”, spiega Soko. “Ho ancora molte ansie, ma credo che avere una casa mi aiuterà a stare meglio”.
E, probabilmente, anche a mangiare meglio. La cantante segue una dieta particolare che, anche in una mecca del cibo salutare come Los Angeles, può essere difficile da rispettare quando si dipende dalle cucine altrui. Soko è vegana e non mangia carne, pesce né uova da quando ha perso il padre da bambina e qualcuno le ha detto che i resti del suo cadavere sarebbero stati mangiati dagli animali.
“Non sopportavo l’idea e da allora non ho più toccato carne”.
A questo si sono aggiunte l’intolleranza allo zucchero, al glutine e ai cibi confezionati industrialmente. Non stupisce quindi che Soko sia felice di poter finalmente cucinare a casa sua.
“Mi piace avere gente a cena, ma esco raramente per bar e discoteche e sono tutt’altro che una party girl”.
Capita che Soko lavori come DJ in locali per guadagnare qualche soldo in più. Questo, unito al suo look eccentrico da punk-meet-goth, fa sì che spesso la gente la prenda per un animale notturno, spensierato e socievole.
“In realtà non bevo, non fumo e non uso droghe. E quando devo uscire ci metto delle ore a convincermi che ne valga davvero la pena”.
Prima di trasferirsi negli Stati Uniti sette anni fa, la cantante beveva normalmente. Poi una sera, fuori da un bar di Parigi, le capitò di vedere dei coetanei abbrutiti dall’alcol. Da quel momento smise di bere. Quest’anno ha provato per la prima volta a fumare marijuana con un gruppo di amici. L’esperienza non le è dispiaciuta e per un breve periodo ha fumato prima di lavorare alla sua musica. L’erba l’ha aiutata a comporre una canzone del nuovo disco, ispirata ad Alice nel paese delle meraviglie, in cui la cantante piange fino ad affogare nell’oceano di lacrime da lei stessa creato.
“Fumare mi ha fatto riaffiorare paure profonde legate all’infanzia. E’ servito per un po’, ma ho già abbastanza fobie e non ho bisogno di ampliarle”.

Pubblicato su L'Uomo Vogue

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