lunedì 23 settembre 2013

Errol Morris, il documentarista che racconta gli architetti delle guerre americane

Nel tentativo di giustificare l’invasione americana dell’Iraq, l’ex Segretario della Difesa Donald Rumsfeld pronunciò una frase divenuta famosa per la sua assurdità.
“Ci sono cose che sappiamo di sapere”, disse in una conferenza stampa nel 2002. “Cose che sappiamo di non sapere; e cose che non sappiamo di non sapere”.
Il ragionamento lapalissiano è valso al capo del Pentagono il premio Foot in the Mouth, assegnato ogni anno alla frase più insensata pronunciata dai politici. Ma è servito anche come spunto al regista Errol Morris per intitolare un documentario sull’ex Segretario alla Difesa che sarà presentato a questa edizione del festival di Venezia, Unknown Knowns.
Morris non è nuovo all’argomento ed è rinomato per essere un abile intervistatore. Nel 2003 ha vinto un premio Oscar con un documentario basato su un’intervista a un altro ministro della Difesa americano, Robert McNamara, l’architetto della guerra in Vietnam.
Poco dopo la conferenza stampa in cui Rumsfeld illustrò il suo ragionamento su ciò che sappiamo e non sappiamo, Morris cominciò a studiare il personaggio. Per il regista era chiaro che, nel suo sproloquio, il capo del Pentagono non aveva menzionato la fattispecie più pericolosa, da cui prende spunto il titolo del documentario: ciò che si pensa di sapere ma che in realtà non si conosce, come la falsa convinzione che l’Iraq possedesse armi di distruzione di massa.
“Cominciai a domandarmi – dice Morris – se il problema di Rumsfeld fosse di arroganza, non di epistemologia”.
Appena Rumsfeld si dimise, Morris cominciò a corteggiarlo per farsi rilasciare un’intervista. Voleva raccontare attraverso il suo obiettivo quella figura controversa che ha cominciato la sua carriera politica come parlamentare nel 1963. Sotto George W. Bush, Rumsfeld è stato uno dei più convinti sostenitori dell’invasione dell’Iraq e delle “tecniche di interrogazione avanzata” (leggi torture) usate a Guantanamo Bay e Abu Ghraib. Prima, però, ha guidato per anni l’agenzia governativa anti-povertà. Ed è stato un campione della trasparenza, sponsorizzando la legge sul Freedom of Information Act, strumento democratico che obbliga il governo a divulgare le informazioni richieste dal pubblico. 
Morris ha potuto ricostruire il personaggio di Rumsfeld grazie a lunghe interviste che il politico 81enne gli ha finalmente concesso, ma anche grazie alle informazioni ottenute proprio attraverso il Freedom of Information Act.
Sarà quindi interessante vedere quale aspetto delle anime contrastanti di Rumsfeld prevarrà nel ritratto firmato Morris.

Pubblicato su L'Uomo Vogue

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