Nel tentativo di giustificare l’invasione
americana dell’Iraq, l’ex Segretario della Difesa Donald Rumsfeld pronunciò una
frase divenuta famosa per la sua assurdità.
“Ci sono cose che sappiamo di sapere”,
disse in una conferenza stampa nel 2002. “Cose che sappiamo di non sapere; e
cose che non sappiamo di non sapere”.
Il ragionamento lapalissiano è valso al
capo del Pentagono il premio Foot in the
Mouth, assegnato ogni anno alla frase più insensata pronunciata dai
politici. Ma è servito anche come spunto al regista Errol Morris per intitolare
un documentario sull’ex Segretario alla Difesa che sarà presentato a questa
edizione del festival di Venezia, Unknown
Knowns.
Morris non è nuovo all’argomento ed è
rinomato per essere un abile intervistatore. Nel 2003 ha vinto un premio Oscar
con un documentario basato su un’intervista a un altro ministro della Difesa
americano, Robert McNamara, l’architetto della guerra in Vietnam.
Poco dopo la conferenza stampa in cui
Rumsfeld illustrò il suo ragionamento su ciò che sappiamo e non sappiamo,
Morris cominciò a studiare il personaggio. Per il regista era chiaro che, nel
suo sproloquio, il capo del Pentagono non aveva menzionato la fattispecie più
pericolosa, da cui prende spunto il titolo del documentario: ciò che si pensa
di sapere ma che in realtà non si conosce, come la falsa convinzione che l’Iraq
possedesse armi di distruzione di massa.
“Cominciai a domandarmi – dice Morris – se
il problema di Rumsfeld fosse di arroganza, non di epistemologia”.
Appena Rumsfeld si dimise, Morris cominciò
a corteggiarlo per farsi rilasciare un’intervista. Voleva raccontare attraverso
il suo obiettivo quella figura controversa che ha cominciato la sua carriera
politica come parlamentare nel 1963. Sotto George W. Bush, Rumsfeld è stato uno
dei più convinti sostenitori dell’invasione dell’Iraq e delle “tecniche di
interrogazione avanzata” (leggi torture) usate a Guantanamo Bay e Abu Ghraib.
Prima, però, ha guidato per anni l’agenzia governativa anti-povertà. Ed è stato
un campione della trasparenza, sponsorizzando la legge sul Freedom of Information Act, strumento democratico che obbliga il
governo a divulgare le informazioni richieste dal pubblico.
Morris ha potuto ricostruire il
personaggio di Rumsfeld grazie a lunghe interviste che il politico 81enne gli
ha finalmente concesso, ma anche grazie alle informazioni ottenute proprio
attraverso il Freedom of Information Act.
Sarà quindi interessante vedere quale
aspetto delle anime contrastanti di Rumsfeld prevarrà nel ritratto firmato Morris.
Pubblicato su L'Uomo Vogue
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