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Photo by Caitlin Cronenberg |
E dire che pensava che la TV fosse solo
spazzatura. Poi ha accettato un ruolo nella serie americana Girls e di colpo si
è ritrovato catapultato sul tappeto rosso dei Golden Globe e su quello del Lido
di Venezia.
La parabola ascendente di Adam Driver deve
molto alla televisione, anche se lui inizialmente non ci vuole avere nulla a
che fare. Tanto che, quando il suo agente gli propone di interpretare un ruolo
nel telefilm scritto da Lena Dunham, giovane promessa della TV a stelle e
strisce, l’attore originario dell’Indiana rifiuta. Sta lavorando a teatro e ha
già interpretato qualche ruolo minore con registi di primo piano come Steven
Spielberg e i fratelli Coen. Non ha tempo da perdere con uno show televisivo.
“Da allora ho completamente cambiato
opinione sulla TV”, ammette Driver al telefono da New York, dove è impegnato a
girare la terza stagione del telefilm.
Per sua fortuna l’agente insiste,
convincendolo a leggere il copione e a girare almeno qualche puntata della
serie sui ventenni della Brooklyn hipster.
Grazie al suo linguaggio fresco e
diretto, Girls impiega poco a diventare un fenomeno di culto negli Stati Uniti
e Driver, che interpreta uno dei personaggi maschili principali, è lanciato
alla ribalta del cinema americano. Al punto che quando Dunham – autrice e
protagonista della serie – vince due Golden Globe 2013, il ringraziamento più
caloroso lo riserva proprio a Driver, che sul piccolo schermo interpreta la
parte del suo friend with benefit dal
fisico atletico e i modi scanzonati. Da quel momento, le proposte per il cinema
si accumulano sulla scrivania dell’attore ventinovenne. E fra queste ne arriva anche
una che lo porta al Lido di Venezia, passando per il deserto australiano.
Driver è il coprotagonista del lungometraggio firmato da John Curran, Tracks, che sarà presentato alla 70esima
edizione della Mostra Internazionale del Cinema. La pellicola racconta la vera
storia di una donna (interpretata dalla Aussie Mia Wasikowska) che attraversa
l’Australia dell’Ovest, percorrendo 1700 chilometri a piedi in compagnia di
quattro cammelli e un cane. E Driver interpreta il ruolo di un fotografo
inviato da National Geographic per documentare l’impresa, un giramondo
stagionato con cui la protagonista ha una relazione romantica.
“In realtà non ho ancora visto molto fuori
dagli Stati Uniti”, dice Driver. “Ma fra le riprese in Australia e la
presentazione in Italia, mi sembra di aver già messo in carniere due mete
interessanti”.
Pur non essendo un grande viaggiatore, l’attore
ha sempre provato un certo fascino per le imprese temerarie. Al punto che,
appena maggiorenne, decide di arruolarsi nei Marines.
“Era successo da poco l’attentato dell’11
settembre e mi sembrava la cosa più giusta da fare. Era anche un modo per
lasciare l’Indiana e vedere il mondo”.
E’ proprio grazie all’esperienza nei
Marines che Driver capisce di voler fare l’attore. Prima di arruolarsi, ha
studiato teatro al liceo. Recitare gli piace tantissimo, ma l’idea di
intraprendere la carriera da professionista gli sembra fuori dalla sua portata.
Durante l’addestramento militare, però, vive un’esperienza particolare, che
oggi definisce come un “come-to-Jesus moment”, un momento di rivelazione. Driver
sta partecipando a un’esercitazione, quando sente un’esplosione sopra la sua
testa e vede una nuvola biancastra avvicinarsi. Un soldato addetto al mortaio
ha sbagliato le coordinate e, anziché colpire l’obiettivo stabilito, gli ha
sparato addosso. Appena sente il rumore, Driver capisce cosa sta succedendo e riesce
a mettersi in salvo per un soffio. Il fumo bianco è fosforo, una sostanza
corrosiva in grado di sciogliere anche il metallo.
“Lì ho capito cosa avrei voluto fare nella
vita se ne fossi uscito vivo: recitare. A volte devi privarti di tutto per
capire cosa t’interessa veramente”.
Da allora Driver ha le idee chiare sul
futuro. Ma non può ancora metterle in pratica per via della ferma: è in attesa
di partire per l’Afganistan o l’Iraq. A metterlo sulla via del palcoscenico ci
pensa un incidente di bici con cui si spacca lo sterno, rimediando un congedo
per motivi di salute.
“L’ho preso come un segno del destino e ho
provato subito a iscrivermi alla Juilliard di New York. Il fatto che fosse la
scuola di recitazione più competitiva d’America non m’intimidiva. L’addestramento
nei Marines mi aveva dato una certa fiducia in me stesso”.
L’attore entra al primo colpo e quattro anni
dopo si diploma con successo, cominciando subito a lavorare con piccole parti
al cinema e a teatro. Il talento non gli manca e anche una certa dose di
fortuna, che lo porta a trovarsi spesso al posto giusto, al momento giusto.
Come quando Spielberg lo scrittura per interpretare il ruolo del telegrafista Samuel
Beckwith, personaggio che appare solo brevemente ma in un momento cruciale del
suo Lincoln. Oppure quando i fratelli
Coen gli affidano il ruolo marginale di corista nel loro ultimo film, Inside Llewyn Davis. Driver accetta la
parte senza sapere chi sarà al suo fianco, per poi trovarsi a duettare con
Justin Timberlake.
“Quando l’ho scoperto, mi sono sentito morire:
un conto è cantare nel coro della scuola, un altro è farlo al fianco a uno
degli showman più famosi della mia generazione”.
E’ in questi momenti che l’esperienza da
Marines gli torna più utile. Quando si trova in difficoltà, l’attore-soldato
ripensa alle situazioni di pericolo affrontate in addestramento.
“Cerco di vivere il set come fosse una
situazione di vita o morte, ritrovando l’atteggiamento che i Marines mi hanno insegnato:
lucidità, freddezza ma anche apertura per accettare qualsiasi difficoltà mi
venga incontro”.
Fino ad ora la strategia sembra funzionare
egregiamente.
Pubblicato su L'Uomo Vogue
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