lunedì 16 settembre 2013

Adam Driver, un marine sul grande schermo

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Photo by Caitlin Cronenberg
E dire che pensava che la TV fosse solo spazzatura. Poi ha accettato un ruolo nella serie americana Girls e di colpo si è ritrovato catapultato sul tappeto rosso dei Golden Globe e su quello del Lido di Venezia.
La parabola ascendente di Adam Driver deve molto alla televisione, anche se lui inizialmente non ci vuole avere nulla a che fare. Tanto che, quando il suo agente gli propone di interpretare un ruolo nel telefilm scritto da Lena Dunham, giovane promessa della TV a stelle e strisce, l’attore originario dell’Indiana rifiuta. Sta lavorando a teatro e ha già interpretato qualche ruolo minore con registi di primo piano come Steven Spielberg e i fratelli Coen. Non ha tempo da perdere con uno show televisivo.
“Da allora ho completamente cambiato opinione sulla TV”, ammette Driver al telefono da New York, dove è impegnato a girare la terza stagione del telefilm.
Per sua fortuna l’agente insiste, convincendolo a leggere il copione e a girare almeno qualche puntata della serie sui ventenni della Brooklyn hipster.
Grazie al suo linguaggio fresco e diretto, Girls impiega poco a diventare un fenomeno di culto negli Stati Uniti e Driver, che interpreta uno dei personaggi maschili principali, è lanciato alla ribalta del cinema americano. Al punto che quando Dunham – autrice e protagonista della serie – vince due Golden Globe 2013, il ringraziamento più caloroso lo riserva proprio a Driver, che sul piccolo schermo interpreta la parte del suo friend with benefit dal fisico atletico e i modi scanzonati. Da quel momento, le proposte per il cinema si accumulano sulla scrivania dell’attore ventinovenne. E fra queste ne arriva anche una che lo porta al Lido di Venezia, passando per il deserto australiano. Driver è il coprotagonista del lungometraggio firmato da John Curran, Tracks, che sarà presentato alla 70esima edizione della Mostra Internazionale del Cinema. La pellicola racconta la vera storia di una donna (interpretata dalla Aussie Mia Wasikowska) che attraversa l’Australia dell’Ovest, percorrendo 1700 chilometri a piedi in compagnia di quattro cammelli e un cane. E Driver interpreta il ruolo di un fotografo inviato da National Geographic per documentare l’impresa, un giramondo stagionato con cui la protagonista ha una relazione romantica.
“In realtà non ho ancora visto molto fuori dagli Stati Uniti”, dice Driver. “Ma fra le riprese in Australia e la presentazione in Italia, mi sembra di aver già messo in carniere due mete interessanti”.
Pur non essendo un grande viaggiatore, l’attore ha sempre provato un certo fascino per le imprese temerarie. Al punto che, appena maggiorenne, decide di arruolarsi nei Marines.
“Era successo da poco l’attentato dell’11 settembre e mi sembrava la cosa più giusta da fare. Era anche un modo per lasciare l’Indiana e vedere il mondo”.
E’ proprio grazie all’esperienza nei Marines che Driver capisce di voler fare l’attore. Prima di arruolarsi, ha studiato teatro al liceo. Recitare gli piace tantissimo, ma l’idea di intraprendere la carriera da professionista gli sembra fuori dalla sua portata. Durante l’addestramento militare, però, vive un’esperienza particolare, che oggi definisce come un “come-to-Jesus moment”, un momento di rivelazione. Driver sta partecipando a un’esercitazione, quando sente un’esplosione sopra la sua testa e vede una nuvola biancastra avvicinarsi. Un soldato addetto al mortaio ha sbagliato le coordinate e, anziché colpire l’obiettivo stabilito, gli ha sparato addosso. Appena sente il rumore, Driver capisce cosa sta succedendo e riesce a mettersi in salvo per un soffio. Il fumo bianco è fosforo, una sostanza corrosiva in grado di sciogliere anche il metallo.
“Lì ho capito cosa avrei voluto fare nella vita se ne fossi uscito vivo: recitare. A volte devi privarti di tutto per capire cosa t’interessa veramente”.
Da allora Driver ha le idee chiare sul futuro. Ma non può ancora metterle in pratica per via della ferma: è in attesa di partire per l’Afganistan o l’Iraq. A metterlo sulla via del palcoscenico ci pensa un incidente di bici con cui si spacca lo sterno, rimediando un congedo per motivi di salute.
“L’ho preso come un segno del destino e ho provato subito a iscrivermi alla Juilliard di New York. Il fatto che fosse la scuola di recitazione più competitiva d’America non m’intimidiva. L’addestramento nei Marines mi aveva dato una certa fiducia in me stesso”.
L’attore entra al primo colpo e quattro anni dopo si diploma con successo, cominciando subito a lavorare con piccole parti al cinema e a teatro. Il talento non gli manca e anche una certa dose di fortuna, che lo porta a trovarsi spesso al posto giusto, al momento giusto. Come quando Spielberg lo scrittura per interpretare il ruolo del telegrafista Samuel Beckwith, personaggio che appare solo brevemente ma in un momento cruciale del suo Lincoln. Oppure quando i fratelli Coen gli affidano il ruolo marginale di corista nel loro ultimo film, Inside Llewyn Davis. Driver accetta la parte senza sapere chi sarà al suo fianco, per poi trovarsi a duettare con Justin Timberlake.
“Quando l’ho scoperto, mi sono sentito morire: un conto è cantare nel coro della scuola, un altro è farlo al fianco a uno degli showman più famosi della mia generazione”.
E’ in questi momenti che l’esperienza da Marines gli torna più utile. Quando si trova in difficoltà, l’attore-soldato ripensa alle situazioni di pericolo affrontate in addestramento.
“Cerco di vivere il set come fosse una situazione di vita o morte, ritrovando l’atteggiamento che i Marines mi hanno insegnato: lucidità, freddezza ma anche apertura per accettare qualsiasi difficoltà mi venga incontro”.
Fino ad ora la strategia sembra funzionare egregiamente.

Pubblicato su L'Uomo Vogue

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