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Foto di Anna Schori |
“Tenete la testa alta e guardate dritte
davanti a voi”, ordina l’insegnante di ginnastica alle allieve riunite nella
palestra della High School of Fashion Industries di New York. Sembrano
istruzioni per camminare in equilibrio sulla trave, invece sono consigli per
sfilare col portamento corretto. In questo liceo, unico negli Stati Uniti, chi
partecipa come modella al defilé di fine anno con gli abiti disegnati dagli
studenti, può scambiare le lezioni di pallavolo con quelle di passerella. E
mentre una classe è impegnata in questa ginnastica sui generis, un’altra impara come organizzare e pianificare uno shooting di moda.
“Non pensate solo a come ritrarre i
vestiti”, spiega l’insegnante di fotografia. “Dovete cerare di trasmettere
emozioni e raccontare una storia con le vostre immagini”.
Al suono della campanella, al posto del
rumore di sneakers che sfregano sul pavimento, l’atrio della scuola rimbomba
del ticchettio di tacchi a spillo.
Centinaia di studenti, quasi tutte ragazze
fra i 14 e i 18 anni, si affrettano verso l’aula magna per incontrare i rappresentanti delle industrie di moda che
due volte l’anno vengono a illustrare i segreti del loro business: c’è chi
parla delle ultime tendenze nei tessuti e chi di design, chi di grafiche e chi
di strategie di marketing.
“Tutti a scuola fanno a gara per sfoggiare
uno stile originale”, dice Taylor Lynch, studentessa dell’ultimo anno del corso
di Fashion Design. “Soprattutto gli studenti più giovani, che hanno meno
compiti e possono dedicare più tempo a sperimentare con i vestiti.”
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Foto Anna Schori |
Fra gli abiti che circolano nei corridoi
della scuola, però, si nota più creatività che pezzi firmati. Pur sorgendo ai
confini di Chelsea, uno dei quartieri più esclusivi di Manhattan, la High
School of Fashion Industries è una scuola pubblica che attira un melting pot di studenti da tutti gli
angoli della città. Anzi, le origini dell’istituto sono piuttosto umili, come
raccontano le pareti dell’aula magna.
Queste sono coperte da graffiti che illustrano la storia della scuola,
costruita negli anni Trenta come parte del piano promosso dal presidente
Franklin Roosevelt per uscire dalla Grande Depressione. I primi allievi erano
figli d’immigrati che aspiravano a trovare lavoro nelle ditte di abbigliamento
che costellavano la parte bassa di Manhattan, quando ancora la moda significava
sartorie e piccole manifatture. Da quando, invece, disegnare vestiti è
diventato un business ricco ed esclusivo, anche la scuola si è data una
lustrata: nelle aule di cucito ci sono ancora le vecchie macchine della Singer,
ma rispetto al passato c’è tanto orgoglio in più nel confezionare vestiti. Oggi
si parla di creatività e s’invitano firme delle maison d’haute couture come Tommy Hilfiger a tenere lezioni. E,
grazie al finanziamento di uno stilista locale, all’interno dell’istituto è
stata allestita una biblioteca con centinaia di libri specializzati.
“Da quando la moda è diventata così
popolare, riceviamo sempre più richieste d’iscrizione”, conferma Daryl Blank,
preside della scuola che vanta 1700 allievi. “Un tempo questa era una scuola
per povera gente, oggi è diventata una fucina di talenti”.
Ovviamente non tutti finiscono col
lavorare nel campo della moda. Gli allievi sono ammessi a quattordici anni,
dopo aver superato un test d’ammissione e possono scegliere fra tre tipi di
specializzazioni: design di moda, marketing o marketing visivo. Molti cambiano
idea prima del diploma. Per questo, oltre a materie come disegno, cucito,
scienza dei tessuti e fotografia, sono obbligati a studiare anche inglese,
storia, matematica e tutto ciò che serve per aver accesso a qualsiasi facoltà
universitaria. E l’orario, che va generalmente dalle 9 di mattina alle 3 del
pomeriggio, è solo poco più lungo degli altri licei statali. Per chi ha già le
idee chiare sul suo futuro, specializzarsi così presto può rappresentare un
vantaggio.
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Foto Anna Schori |
“Il mio sogno è diventare direttore
creativo di una casa di moda”, dice Crockett Henderson, studente sedicenne che
si è trasferito con la madre dal Massachusetts apposta per studiare alla
Fashion High School. “Per me creare vestiti è come dipingere: è un modo di
esprimere le mie emozioni”.
Per avvicinarsi al suo obiettivo,
Henderson ha già trovato uno stage estivo presso una ditta di moda grazie ai
contatti della scuola. Le partnership con le aziende del settore funzionano a
doppio senso: gli studenti fanno esperienza da mettere in curriculum, mentre le
aziende sfruttano l’occasione per esplorare gusti e tendenze dei giovani. La
scuola sponsorizza anche progetti di diverso genere: in passato gli allievi più
dotati hanno disegnato stivali per Allegri e allestito vetrine per Replay. E
l’anno prossimo potrebbero creare i costumi per uno spettacolo della New York
City Opera.
Al momento, però, gli studenti sono tutti
concentrati sulla sfilata di fine anno. Ogni settimana ognuno crea degli sketch
per i modelli che vorrebbe realizzare. Alla fine, solo i migliori vengono
presentati in passerella in un evento in cui, oltre a genitori e amici, fra il
pubblico ci sono spesso anche talent scout del settore. Per questo Lynch sta
lavorando sodo a un modello da lei firmato che è stato selezionato: un vestito
da sera di satin nero con uno strascico di tre metri.
Confezionare un vestito da zero prende
molto tempo, che si somma a quello dei compiti quotidiani, ma è un’occasione
unica. Per fortuna Lynch ha poche distrazioni, vista la scarsità di compagni
dell’altro sesso.
“E’ l’unico difetto della scuola”, dice
Lynch sorridendo rassegnata. “Ma pazienza, vorrà dire che il ragazzo me lo
troverò da un’altra parte”.
Pubblicato su Io Donna
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