martedì 4 giugno 2013

Al liceo della moda di New York


Foto di Anna Schori
“Tenete la testa alta e guardate dritte davanti a voi”, ordina l’insegnante di ginnastica alle allieve riunite nella palestra della High School of Fashion Industries di New York. Sembrano istruzioni per camminare in equilibrio sulla trave, invece sono consigli per sfilare col portamento corretto. In questo liceo, unico negli Stati Uniti, chi partecipa come modella al defilé di fine anno con gli abiti disegnati dagli studenti, può scambiare le lezioni di pallavolo con quelle di passerella. E mentre una classe è impegnata in questa ginnastica sui generis, un’altra impara come organizzare e pianificare uno shooting di moda.
“Non pensate solo a come ritrarre i vestiti”, spiega l’insegnante di fotografia. “Dovete cerare di trasmettere emozioni e raccontare una storia con le vostre immagini”.
Al suono della campanella, al posto del rumore di sneakers che sfregano sul pavimento, l’atrio della scuola rimbomba del ticchettio di tacchi a spillo.
Centinaia di studenti, quasi tutte ragazze fra i 14 e i 18 anni, si affrettano verso l’aula magna per incontrare i rappresentanti delle industrie di moda che due volte l’anno vengono a illustrare i segreti del loro business: c’è chi parla delle ultime tendenze nei tessuti e chi di design, chi di grafiche e chi di strategie di marketing.
“Tutti a scuola fanno a gara per sfoggiare uno stile originale”, dice Taylor Lynch, studentessa dell’ultimo anno del corso di Fashion Design. “Soprattutto gli studenti più giovani, che hanno meno compiti e possono dedicare più tempo a sperimentare con i vestiti.”
Foto Anna Schori
Fra gli abiti che circolano nei corridoi della scuola, però, si nota più creatività che pezzi firmati. Pur sorgendo ai confini di Chelsea, uno dei quartieri più esclusivi di Manhattan, la High School of Fashion Industries è una scuola pubblica che attira un melting pot di studenti da tutti gli angoli della città. Anzi, le origini dell’istituto sono piuttosto umili, come raccontano le pareti dell’aula magna. Queste sono coperte da graffiti che illustrano la storia della scuola, costruita negli anni Trenta come parte del piano promosso dal presidente Franklin Roosevelt per uscire dalla Grande Depressione. I primi allievi erano figli d’immigrati che aspiravano a trovare lavoro nelle ditte di abbigliamento che costellavano la parte bassa di Manhattan, quando ancora la moda significava sartorie e piccole manifatture. Da quando, invece, disegnare vestiti è diventato un business ricco ed esclusivo, anche la scuola si è data una lustrata: nelle aule di cucito ci sono ancora le vecchie macchine della Singer, ma rispetto al passato c’è tanto orgoglio in più nel confezionare vestiti. Oggi si parla di creatività e s’invitano firme delle maison d’haute couture come Tommy Hilfiger a tenere lezioni. E, grazie al finanziamento di uno stilista locale, all’interno dell’istituto è stata allestita una biblioteca con centinaia di libri specializzati.
“Da quando la moda è diventata così popolare, riceviamo sempre più richieste d’iscrizione”, conferma Daryl Blank, preside della scuola che vanta 1700 allievi. “Un tempo questa era una scuola per povera gente, oggi è diventata una fucina di talenti”.
Ovviamente non tutti finiscono col lavorare nel campo della moda. Gli allievi sono ammessi a quattordici anni, dopo aver superato un test d’ammissione e possono scegliere fra tre tipi di specializzazioni: design di moda, marketing o marketing visivo. Molti cambiano idea prima del diploma. Per questo, oltre a materie come disegno, cucito, scienza dei tessuti e fotografia, sono obbligati a studiare anche inglese, storia, matematica e tutto ciò che serve per aver accesso a qualsiasi facoltà universitaria. E l’orario, che va generalmente dalle 9 di mattina alle 3 del pomeriggio, è solo poco più lungo degli altri licei statali. Per chi ha già le idee chiare sul suo futuro, specializzarsi così presto può rappresentare un vantaggio.
Foto Anna Schori
“Il mio sogno è diventare direttore creativo di una casa di moda”, dice Crockett Henderson, studente sedicenne che si è trasferito con la madre dal Massachusetts apposta per studiare alla Fashion High School. “Per me creare vestiti è come dipingere: è un modo di esprimere le mie emozioni”.
Per avvicinarsi al suo obiettivo, Henderson ha già trovato uno stage estivo presso una ditta di moda grazie ai contatti della scuola. Le partnership con le aziende del settore funzionano a doppio senso: gli studenti fanno esperienza da mettere in curriculum, mentre le aziende sfruttano l’occasione per esplorare gusti e tendenze dei giovani. La scuola sponsorizza anche progetti di diverso genere: in passato gli allievi più dotati hanno disegnato stivali per Allegri e allestito vetrine per Replay. E l’anno prossimo potrebbero creare i costumi per uno spettacolo della New York City Opera.
Al momento, però, gli studenti sono tutti concentrati sulla sfilata di fine anno. Ogni settimana ognuno crea degli sketch per i modelli che vorrebbe realizzare. Alla fine, solo i migliori vengono presentati in passerella in un evento in cui, oltre a genitori e amici, fra il pubblico ci sono spesso anche talent scout del settore. Per questo Lynch sta lavorando sodo a un modello da lei firmato che è stato selezionato: un vestito da sera di satin nero con uno strascico di tre metri.
Confezionare un vestito da zero prende molto tempo, che si somma a quello dei compiti quotidiani, ma è un’occasione unica. Per fortuna Lynch ha poche distrazioni, vista la scarsità di compagni dell’altro sesso.
“E’ l’unico difetto della scuola”, dice Lynch sorridendo rassegnata. “Ma pazienza, vorrà dire che il ragazzo me lo troverò da un’altra parte”.

Pubblicato su Io Donna

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