mercoledì 10 luglio 2013

Danh Vo, artista che gioca con fonti e paternità

Photo by Heinz Peter Knes
Danh Vo ha una biografia particolare a cui fa spesso riferimento nei suoi lavori. L’artista aveva quattro anni quando nel 1979 la sua famiglia tentò di scappare dal Vietnam per gli Usa a bordo di un’imbarcazione di fortuna. La fuga si concluse con l’intervento di una nave danese, che li ritrovò nell’oceano Pacifico e li accolse come rifugiati politici, offrendogli la possibilità di trasferirsi invece a Copenaghen. Quest’esperienza ha segnato il lavoro Vo, che spesso coinvolge anche altri autori nella produzione delle sue opere.
“Mi piace includere riferimenti autobiografici e reinterpretare il lavoro di altri, giocando col concetto di fonte e di paternità”, dice l’artista trentottenne.
Due anni fa, ad esempio, ha chiesto ad artigiani cinesi di riprodurre una copia in bronzo della Statua della Libertà a grandezza naturale per poi spargerne diversi pezzi in giro per il mondo: i capelli della statua sono finiti all’Art Institute di Chicago, la pelle al New Museum di New York e le dita dei piedi al Kunsthalle Fridericianum di Kassel.
Così frammentato, il simbolo di libertà appare fragile, quasi a ricordare i sogni infranti dalle politiche imperialiste statunitensi.
In un altro progetto autobiografico in fieri, Vo usa addirittura il suo nome. All’arrivo in Danimarca, le autorità registrarono incorrettamente le sue generalità. Per farsi gioco di queste convenzioni, da qualche anno l’artista chiede agli amici più intimi di sposarlo, divorziando subito dopo e mantenendo il nuovo cognome acquisito. Al momento, sulla carta d’identità Dahn risulta registrato come Vo Rosaco Rasmussen.
Un conto, però, è parlare di sé attraverso la propria arte, un altro è farlo direttamente. Dal vivo, l’artista concettuale è timido e riservato. Al punto da avere difficoltà a parlare in pubblico, com’è successo recentemente alla cerimonia in suo onore organizzata al Guggenheim di New York per l’assegnazione del premio Hugo Boss. Trascinato quasi a forza sul palco, Vo è diventato paonazzo ancor prima di aprir bocca, riuscendo a ringraziare a stento per l’imbarazzo.

Pubblicato su L'Uomo Vogue

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