sabato 20 luglio 2013

Jared Cohen, la politica fatta su internet


Photo by Gettyimages
A ventiquattro anni ha cominciato a twittare per conto del Dipartimento di Stato americano, facendo dei social media un nuovo strumento diplomatico che ha contribuito a cambiare il modo di fare politica. A ventinove ha fondato Google Ideas, divisione del motore di ricerca che si occupa di sfruttare la tecnologia per migliorare il mondo. E a furia di mescolare internet e geopolitica, a trentadue anni Jared Cohen è già considerato uno dei maggiori esperti delle nuove frontiere dell’era digitale.
Oggi circa due miliardi di persone hanno accesso a internet. Nei prossimi decenni si calcola che ce ne saranno cinque miliardi in più, concentrate principalmente in paesi afflitti da guerre, povertà, corruzione e instabilità politica.
“Questo significa una democratizzazione del potere a livello mondiale”, dice Cohen, autore insieme al numero uno di Google, Eric Schmidt, del libro The new digital age. “Grazie alla connettività offerta da internet, ci saranno sempre più testimoni in grado di organizzarsi e denunciare abusi commessi da regimi autoritari, organizzazioni criminali o singoli individui”.

Cohen passa il tempo a studiare modi per sfruttare al meglio questo potenziale. Durante le ultime elezioni iraniane, quando ancora lavorava per il Dipartimento di Stato, convinse Twitter a rimandare i lavori di manutenzione che avrebbero temporaneamente interrotto il sistema, usato dall’opposizione a Teheran per comunicare e organizzare manifestazioni contro il regime. Lo scorso aprile ha inaugurato un archivio informatico per connettere 65 associazioni basate in paesi diversi che lottano contro il trafficking di persone, in modo da permettere una condivisione delle informazioni raccolte per elaborare soluzioni più efficaci a livello locale.
Secondo Cohen, infatti, il vantaggio principale della tecnologia moderna non è necessariamente quello di sfornare risposte specifiche ai problemi, ma piuttosto di creare le condizioni favorevoli che permettono ai singoli di trovare soluzioni alle questioni che sentono più vicine. In un recente viaggio fatto in Libia, Cohen ha trovato l’ennesima conferma a questa tesi. Visitando una scuola, ha incontrato studenti che gli hanno raccontato come, durante la guerra civile, fossero riusciti a evitare i bombardamenti della Nato grazie alle mappe messe a disposizione da Google Map.
“Silicon Valley sforna invenzioni interessanti ma gli usi più innovativi di questi prodotti spesso provengono dai posti più poveri e instabili del mondo, dove la necessità costringe la gente a trovare le applicazioni più impensate”.

Pubblicato su L'Uomo Vogue

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