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Photo by Gettyimages |
A ventiquattro anni ha cominciato a
twittare per conto del Dipartimento di Stato americano, facendo dei social
media un nuovo strumento diplomatico che ha contribuito a cambiare il modo di
fare politica. A ventinove ha fondato Google Ideas, divisione del motore di
ricerca che si occupa di sfruttare la tecnologia per migliorare il mondo. E a
furia di mescolare internet e geopolitica, a trentadue anni Jared Cohen è già
considerato uno dei maggiori esperti delle nuove frontiere dell’era digitale.
Oggi circa due miliardi di persone hanno
accesso a internet. Nei prossimi decenni si calcola che ce ne saranno cinque
miliardi in più, concentrate principalmente in paesi afflitti da guerre,
povertà, corruzione e instabilità politica.
“Questo significa una democratizzazione
del potere a livello mondiale”, dice Cohen, autore insieme al numero uno di
Google, Eric Schmidt, del libro The new digital age. “Grazie alla connettività
offerta da internet, ci saranno sempre più testimoni in grado di organizzarsi e
denunciare abusi commessi da regimi autoritari, organizzazioni criminali o
singoli individui”.
Cohen passa il tempo a studiare modi per
sfruttare al meglio questo potenziale. Durante le ultime elezioni iraniane,
quando ancora lavorava per il Dipartimento di Stato, convinse Twitter a
rimandare i lavori di manutenzione che avrebbero temporaneamente interrotto il
sistema, usato dall’opposizione a Teheran per comunicare e organizzare
manifestazioni contro il regime. Lo scorso aprile ha inaugurato un archivio
informatico per connettere 65 associazioni basate in paesi diversi che lottano
contro il trafficking di persone, in modo da permettere una condivisione delle
informazioni raccolte per elaborare soluzioni più efficaci a livello locale.
Secondo Cohen, infatti, il vantaggio
principale della tecnologia moderna non è necessariamente quello di sfornare
risposte specifiche ai problemi, ma piuttosto di creare le condizioni
favorevoli che permettono ai singoli di trovare soluzioni alle questioni che
sentono più vicine. In un recente viaggio fatto in Libia, Cohen ha trovato
l’ennesima conferma a questa tesi. Visitando una scuola, ha incontrato studenti
che gli hanno raccontato come, durante la guerra civile, fossero riusciti a
evitare i bombardamenti della Nato grazie alle mappe messe a disposizione da
Google Map.
“Silicon Valley sforna invenzioni
interessanti ma gli usi più innovativi di questi prodotti spesso provengono dai
posti più poveri e instabili del mondo, dove la necessità costringe la gente a
trovare le applicazioni più impensate”.
Pubblicato su L'Uomo Vogue
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