venerdì 12 luglio 2013

Bjarke Ingels: Green, Functional, Beautiful


Bjarke Ingels è una sorta di Cristoforo Colombo dell’architettura. Prima dell’arrivo di questo enfant-prodige, che ha disegnato il suo primo museo a 31 anni e a 38 è già considerato un’archistar, la maggior parte dei progetti si dividevano in due categorie: quelli efficienti ma dal design scontato; e quelli più spettacolari ma costosi, con forme che spesso si rivelano inadatte all’uso quotidiano.
Mancava qualcuno in grado di costruire edifici funzionali ed economici, ma anche interessanti da un punto di vista architettonico. Il concetto sembra banale come l’uovo di Colombo, appunto. Il problema è che nessuno era ancora riuscito a realizzarlo appieno.
“La bellezza fine a se stessa non m’interessa, ma neanche la pura razionalità”, dice il fondatore dello studio BIG, già Leone d’oro alla Biennale di Architettura 2004. “Chi l’ha detto che non si può avere entrambe?”.

Così il tetto inclinato di un inceneritore per rifiuti diventa una pista da sci, dando valore a una struttura solitamente vista come una maledizione. E la forma a otto di un complesso residenziale diventa un modo per distribuire più luce a tutti i condomini, oltre che un design inusuale.
Ingels riassume questa visione nel concetto di “sostenibilità edonistica”: economicità ed efficienza non devono necessariamente significare sacrifici dal punto di vista estetico. Anzi, se presi dal verso giusto, le problematiche e i limiti di un progetto possono diventare i motori per rendere unico il suo design.
“Le acrobazie dei miei progetti – conclude l’architetto – hanno sempre uno scopo preciso”.

Pubblicato su L'Uomo Vogue

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