mercoledì 20 marzo 2013

I consigli di Sheryl Sandberg

E' il numero 2 di Facebook. Guadagna 30 milioni di dollari l’anno e l’orario di ufficio lo decide da sola. Qualche tempo fa in un famoso discorso (visto online da oltre 2 milioni di persone) ha detto che ci vogliono più donne ai vertici. Ora Sheryl Sandberg lo ribadisce in un libro. S'intitola Facciamoci avanti, perché nessuno regala niente alle donne. Lo abbiamo letto in anteprima. Ed ecco le 20 regole fondamentali. La prima: è ora di scegliere bene il partner

1. Bye bye Tiara Syndrome. Cioè quella, assai femminile, in cui ci si aspetta che, se si continua a fare bene il proprio lavoro, qualcuno lo noterà e ci poserà una tiara sul capo. Non funziona così. Proporsi, farsi avanti, chiedere promozioni, insistere. «Il modo più comune in cui la gente rinuncia al potere è pensare di non averne alcuno».
2. Rischiare di più. Davanti alla prospettiva di un cambio di lavoro, molte frenano perché temono di non avere le competenze necessarie. Cambiare attitudine: da «Non sono pronta per farlo» a «Lo voglio e imparerò».

3. Ostacoli esterni. Uno studio del 2011 sostiene che gli uomini sono promossi sulla base delle potenzialità, le donne sui risultati. Ancora troppo poche le aziende che offrono flessibilità, asili nido e congedi parentali. O parcheggi riservati alle dipendenti incinte (Sheryl Sandberg, quando era in gravidanza, lo ha ottenuto dai capi di Google, Larry Page e Sergey Brin: era ingrassata 30 kg, i piedi di due misure di scarpe in più).
4. Non limitare i tuoi orizzonti prima ancora che si ponga il problema. A volte si rinuncia a ruoli di maggiore responsabilità, pensando che tra un po’ si vorrà un figlio. Invece, PRIMA è il momento di spingere sull’acceleratore, per POI rientrare al meglio e anche più motivate. Dopo la laurea a Harvard, lei rifiuta un’esperienza all’estero, teme di restare single. Invece va a Washington, e trova un marito. Ma a 25 anni è già divorziata.
5. Fatto è meglio che perfetto. C’è scritto sul poster che Sheryl tiene in ufficio. Ripeterselo sempre.
6. Nuovo lavoro sì o no. L’unico criterio è il potenziale di crescita dell’azienda. «Se ti offrono un posto su un razzo, non ti chiedere dove ti metteranno a sedere, sali e basta». E il tipo di mission che ti danno è più importante del ruolo.
7. Fissare i paletti. Le aziende non smetteranno mai di chiedere più impegno e più tempo. L’importante è decidere che cosa vuoi, tracciare la tua linea invalicabile e rispettarla. E ricordarsi che il successo sarà più duraturo se cercherai di NON esaudire tutte le richieste. Dopo i figli, lei si è imposta di lasciare l’ufficio alle 17.30 ogni giorno. Sì, Sandberg può. Però all’inizio anche lei cercava di non farsi notare.
8. Quando non ti senti sicura fai finta di esserlo, finché non lo diventi. Assumere, anche per due minuti, una postura di potere (esempio: occupare più spazio distendendo gli arti) fa salire il livello di testosterone e calare quello di cortisolo (ormone dello stress).
9. Negoziare negoziare Compensi, benefit, ruoli. Le donne lo fanno ancora molto meno degli uomini. Anche Sheryl non contratta la prima offerta di Zuckerberg a Facebook. Lo fa solo quando il marito le ricorda che un uomo nello stesso ruolo prenderebbe di più. Una che negozia può non piacere. Fare grandi sorrisi, ma non fermarsi.
10. No, non puoi avere tutto. È la più grande trappola mai inventata. Nessuna può avere due lavori full time, figli perfetti, cucinare tre pasti al giorno ed essere multiorgasmica. Non inseguire falsi miti creati ad arte, tipo questo. Come dice la femminista americana Gloria Steneim: «Wonderwoman è l’avversaria del movimento delle donne».
11. La carriera NON è una scala. Dai 18 ai 46 anni un americano ha già fatto in media 11 lavori (dati 2010): bye bye carriera=scala, con salita di gradini. Meglio pensarla come una jungle gym, un multipercorso in cui puoi spostarti di lato, cambiare strada, e anche smettere per riprendere poi. Molto più women friendly.
12. Più obiettivi insieme. Tipo: un sogno a lungo termine e un piano a 18 mesi, per acquisire nuove competenze. Sheryl nelle riunioni parlava troppo. Va da una communication coach: per una settimana non esprimere opinioni. «La settimana più lunga della mia vita». Molto utile, però.
13. Ricordare che «all’inferno c’è un posto speciale per le donne che non aiutano le altre» (questa l’ha rubata a Madeleine Albright).
14. Decisione n. 1: il partner. È la più importante della carriera. Scegliere uno, per dire, che quando sta a casa con i bambini non dica: «Oggi faccio baby-sitting». E poi: «Una deve già vedersela con tanti ostacoli, mica può preoccuparsi che lui si scocci se tu guadagni di più». Il consiglio è forte e chiaro: «Abbiate storie con maschi di ogni tipo: i bad boys, i cool boys, i Peter Pan. Ma NON sposateli. Spesso ciò che rende attraente un uomo non ne fa un buon marito. Per fare famiglia ci vuole uno che voglia una donna sua pari. Ne esistono e, sul lungo periodo, sono i più sexy. E le statistiche dicono che i maschi cresciuti con madri che lavoravano aiutano più in casa di quelli tirati su da mamme casalinghe».
15. Work-life balance. Alla domanda: come concilia lavoro e famiglia?, una executive con due bambini risponde: «La sera li metto a letto con già indos- so i vestiti per la scuola». Subito Sheryl pensa che non avrebbe dovuto dichiararlo in pubblico. Poi: «È un genio». In gennaio a Davos ha insistito: basta con il tabù di non parlare della famiglia ai colloqui di lavoro. Impariamo a dire di che cosa abbiamo bisogno».
16. No all’intensive mothering. Oggi lavorano di più, ma le donne dedicano sempre più ore ai figli. È il modello ora cultural- mente dominante. Sheryl: «Mia madre ci guardava i compiti solo ogni tanto. Secondo gli studi più recenti lo sviluppo del bambino non dipende dal fatto che sia esclusivamente la madre a occuparsene. Non pensate di danneggiare i figli se andate a lavorare».
17. Un mentore, sì. Il suo è Larry Summers, ex segretario al Tesoro, che: l’ha voluta alla Banca Mondiale.
18. Più hai successo, meno piaci. Ahimè, sì. «È bravissima, ma non sa fare squadra, troppo aggressiva, carattere difficile». Per questo all’università Sheryl nasconde di avere una borsa di studio per meriti. E quando Forbes la mette nella lista delle più potenti, minimizza: «Classifiche che non hanno senso».
19. Equal pay. Nel 1970 negli Usa una donna era pagata 59 cents per ogni dollaro che, a parità di lavoro e qualifica, davano a un uomo. Nel 2010 si è arrivati a 77 cents: 40 anni di lotte per 18 cents. Le uova sono aumentate dieci volte tanto, nel frattempo.
20. Le conquiste sociali non te le regala nessuno. Te le devi andare a prendere. Punto.

Scritto da Nicola Scevola e Rossella Venturi
Pubblicato su Myself

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