Camille Henrot non si spaventa certo
davanti ai progetti ambiziosi. Per il suo debutto alla Biennale di Venezia,
l’artista francese ha scelto di creare un video che racconta la storia delle
origini dell’universo attraverso miti e leggende di tutte le culture del mondo.
“Quello che un artista può apportare è una
distanza, anche un certo dilettantismo, capace di generare una prospettiva
ampia e legare fra loro le materie più disparate”, dice la film-maker e
scultrice parigina dal suo atelier di New York.
Henrot ha sempre espresso un certo
interesse per l’antropologia. In passato, ha creato video e installazioni fatte
di materiale recuperato per strada o su internet che indagavano temi tratti da
culture diverse.
L’artista trentaquattrenne è anche una collezionista ossessiva
quanto volubile: per un periodo si è dedicata a raccogliere pietre, per poi
concentrarsi su libri di ikebana e foto di marinai travestiti da donna. Per
questo nuovo progetto ha deciso di unire i due interessi, quello antropologico
e quello per il collezionismo, nel tentativo di creare un video che abbracci le
leggi della natura, le idee e i miti sull’origine del mondo in soli dodici
minuti.
Per illustrare questi concetti, Henrot ha
passato mesi a riprendere la collezione di animali, insetti e piante del più
grande museo d’America, lo Smithsonian di Washington, che custodisce 42 milioni
di esemplari imbalsamati. Oltre a flora e fauna, la mano umana è un altro dei
soggetti che appare spesso nel video, in quanto simbolo dello sforzo umano di conoscere.
“Tendiamo a capire solo ciò che possiamo
tenere nelle nostre mani”, spiega Henrot. “Per questo in italiano, come in
francese, il verbo afferrare è usato come sinonimo di comprendere”.
Il tema è talmente vasto e complesso da
mettere quasi in soggezione. Ma è proprio questa sensazione di vertigine a
stimolare l’artista: la contraddizione che esiste fra il bisogno della mente
umana di assegnare dei limiti al concetto di totalità per afferrarlo, contro
l’istinto che ci spinge a creare nuove connessioni, continuando a superare
questi stessi limiti.
“Questo sforzo mi ricorda quello che
facciamo tutti i giorni per mantenere una visione globale in un’epoca
sovraccarica d’informazioni come la nostra”.
Dato il tema
della Biennale di quest’anno, intitolata Palazzo Enciclopedico e ispirata al
sogno di un artista che voleva riunire tutto lo scibile umano in un unico sito,
non sorprende che il lavoro di Henrot sia stato scelto dal curatore
Massimiliano Gioni per essere presentato nelle sale dell’Arsenale.
Pubblicato su L'Uomo Vogue
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