venerdì 24 maggio 2013

Camille Henrot, artista tuttologa per Biennale enciclopedica


Camille Henrot non si spaventa certo davanti ai progetti ambiziosi. Per il suo debutto alla Biennale di Venezia, l’artista francese ha scelto di creare un video che racconta la storia delle origini dell’universo attraverso miti e leggende di tutte le culture del mondo.
“Quello che un artista può apportare è una distanza, anche un certo dilettantismo, capace di generare una prospettiva ampia e legare fra loro le materie più disparate”, dice la film-maker e scultrice parigina dal suo atelier di New York.
Henrot ha sempre espresso un certo interesse per l’antropologia. In passato, ha creato video e installazioni fatte di materiale recuperato per strada o su internet che indagavano temi tratti da culture diverse.
L’artista trentaquattrenne è anche una collezionista ossessiva quanto volubile: per un periodo si è dedicata a raccogliere pietre, per poi concentrarsi su libri di ikebana e foto di marinai travestiti da donna. Per questo nuovo progetto ha deciso di unire i due interessi, quello antropologico e quello per il collezionismo, nel tentativo di creare un video che abbracci le leggi della natura, le idee e i miti sull’origine del mondo in soli dodici minuti.
Per illustrare questi concetti, Henrot ha passato mesi a riprendere la collezione di animali, insetti e piante del più grande museo d’America, lo Smithsonian di Washington, che custodisce 42 milioni di esemplari imbalsamati. Oltre a flora e fauna, la mano umana è un altro dei soggetti che appare spesso nel video, in quanto simbolo dello sforzo umano di conoscere.
“Tendiamo a capire solo ciò che possiamo tenere nelle nostre mani”, spiega Henrot. “Per questo in italiano, come in francese, il verbo afferrare è usato come sinonimo di comprendere”.
Il tema è talmente vasto e complesso da mettere quasi in soggezione. Ma è proprio questa sensazione di vertigine a stimolare l’artista: la contraddizione che esiste fra il bisogno della mente umana di assegnare dei limiti al concetto di totalità per afferrarlo, contro l’istinto che ci spinge a creare nuove connessioni, continuando a superare questi stessi limiti.
“Questo sforzo mi ricorda quello che facciamo tutti i giorni per mantenere una visione globale in un’epoca sovraccarica d’informazioni come la nostra”.
Dato il tema della Biennale di quest’anno, intitolata Palazzo Enciclopedico e ispirata al sogno di un artista che voleva riunire tutto lo scibile umano in un unico sito, non sorprende che il lavoro di Henrot sia stato scelto dal curatore Massimiliano Gioni per essere presentato nelle sale dell’Arsenale.

Pubblicato su L'Uomo Vogue

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