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Photo by Caitlin Cronenberg |
A volte le carriere degli artisti sono legate
a coincidenze bizzarre: in certi casi è un incontro fortuito, in altri una
scoperta casuale. Nel caso di Sarah Gadon, promessa del cinema canadese e nuova
musa del regista David Cronenberg, la svolta è legata ad un dettaglio
anatomico: se l’arco dei suoi piedi fosse stato solo leggermente più
accentuato, invece che recitare nelle ultime due pellicole firmate dal maestro
della suspense (Dangerous Method e Cosmopolis), la venticinquenne
originaria di Toronto sarebbe diventata una ballerina classica. La danza è
stata fin dall’infanzia la sua vera passione. Per quello aveva studiato
dall’età di dieci anni, chiedendo ai genitori d’iscriverla a una scuola
speciale d’arte dove, oltre all’educazione canonica, poteva approfondire ballo,
canto e recitazione. Nel mondo della danza classica, però, l’impegno e il
talento non sono sufficienti. Per portare avanti quel genere di carriera è
fondamentale avere anche certe caratteristiche fisiche, fra cui i piedi ben
arcuati.
“I miei erano troppo piatti e non potevo
farci niente”, dice l’attrice al telefono da Los Angeles. “Dovetti rinunciare
alla danza, ma non al piacere di esibirmi in pubblico”.
Per questo la recitazione era una buona
alternativa: faceva già parte del suo percorso educativo e le dava la
possibilità di esibirsi sul palcoscenico. Inoltre, mentre alcuni dettagli del
suo fisico la penalizzavano nella danza, altri rappresentano oggi un vantaggio
davanti all’obiettivo: la sua pelle diafana, le labbra carnose e i lineamenti
sottili funzionano molto bene davanti alla telecamera, creando una bellezza
camaleontica che le permette di passare facilmente dal ruolo di “ragazza della
porta accanto” a quello di femme fatale.
Questa duttilità ha giocato a suo favore,
permettendole di fare gavetta con decine di apparizioni in diversi show e
telefilm canadesi. E finendo con l’attirare l’attenzione di un altro nativo di
Toronto, Cronenberg, che nel 2011 l’ha scritturata per interpretare il ruolo
della moglie di Carl Jung, alias Michael Fassbender, nel film A Dangerous Method.
Da quel momento, la carriera di Gadon ha
avuto un’impennata improvvisa che l’ha portata direttamente dalle sponde del
lago Ontario a quelle della laguna veneziana per presentare il film sul famoso
psicoanalista alla Mostra del Cinema. E poi a quelle della riviera francese
dove, all’ultima edizione del festival di Cannes, era presente con ben due
pellicole: Cosmopolis, dove appare al
fianco di Robert Pattison, e Antiviral,
debutto cinematografico del figlio di Cronenberg, Brandon.
“Venezia è più intellettuale e
aristocratica, mentre Cannes è un vero circo felliniano di divertimento,
decadenza e follia”, dice Gadon con ancora un filo d’incredulità nella voce.
L’ironia è che la pellicola proposta in
Francia dal giovane Cronenberg e interpretata da Gadon è un horror-drama che
racconta proprio gli eccessi del culto della celebrità nello star system.
“A Cannes ho provato di persona quello di
cui tratta Antiviral, soprattutto
stando al fianco di Robert [Pattison] e vivendo da vicino l’isteria collettiva
e il costante scrutinio dei media nei suoi confronti”.
In preparazione del suo ruolo in Antiviral, dove recita la parte di una
superstar venerata ossessivamente dai suoi fan, Gadon ha studiato con
attenzione i meccanismi di feticizzazione dell’immagine e parla con
circospezione delle insidie legate al culto della fama.
“Il rischio è di scambiare la promozione
di sé con quella del proprio lavoro, cosa che a me non interessa”.
Anche per questo Gadon ha preferito
prendere un paio di precauzioni per non lasciarsi influenzare troppo dalle
lusinghe offerte da Cannes.
“Ho chiesto di portare mia madre, che non
mi avrebbe comunque lasciata andare da sola”, ammette l’attrice ridendo. “E mi
sono lasciata guidare dai Cronenberg, che da quelle parti sono di casa e non si
lasciano impressionare facilmente”.
L’attrice è molto vicina all’intero clan
dei film maker canadesi. Nel futuro ha in programma un nuovo film con il padre,
su cui preferisce non sbottonarsi. E lavora spesso con Caitlin, la più giovane
delle figlie del regista che fa la fotografa.
“Quando mi chiedono di apparire in un
servizio fotografico cerco spesso di coinvolgerla perché siamo amiche e mi
piace lavorare con lei”.
Sotto lo sguardo vigile della madre e
l’ala protettiva di Cronenberg, durante il Festival Gadon è riuscita a rimanere
con i piedi per terra, concentrandosi su quello che più le preme: raccogliere i
contatti che le permetteranno di apparire l’anno prossimo in altre due
pellicole, al fianco di Jake Gyllenhaal in An
Enemy, del regista canadese Denis Villeneuve. E in Belle, film in costume firmato dalla britannica Amma Asante.
Ma dopo i dieci giorni bellissimi e
surreali vissuti in Francia, l’attrice aveva voglia di tornare alla normalità
di casa.
“Per questo mi piace abitare a Toronto: ho
bisogno di vivere come una persona qualsiasi, senza un codazzo di fotografi che
ti aspetta ad ogni angolo”.
In realtà, il pubblico comincia a
riconoscerla anche a Toronto. Ma da quelle parti è più facile nascondersi.
“L’inverno è lungo e fa molto freddo.
Sciarpe, cappelli e cappotti rendono difficile riconoscere chiunque. È uno dei
vantaggi di essere canadesi!”.
Pubblicato su L'Uomo Vogue
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