mercoledì 6 novembre 2013

Il revival del 33 giri


Fino a poco tempo fa il vinile era considerato una razza in via d’estinzione, spodestato dalla rivoluzione digitale cominciata con i CD e continuata con l’arrivo di internet e MP3. Da simbolo della musica per eccellenza, negli anni Novanta gli LP sono diventati cimeli da collezione, comprati esclusivamente da una nicchia di musicofili e DJ. Il torrente di file e download sembrava destinato a mandare definitivamente in pensione i dischi solcati. Fino a quando la nuova generazione di digital native ha cominciato a sentire la mancanza di un rapporto più fisico con la musica. E il vinile è improvvisamente ritornato di moda.
Oggi tutte le principali case discografiche hanno ricominciato a produrre LP, e non lo fanno certo per fare un favore alla nicchia di puristi attempati che non ha mai smesso di comprarli. Seppur ancora ristretta, la voglia di 33 giri è tornata anche fra i consumatori più giovani, nati dopo l'avvento dei CD. Un esempio è l'ultimo album dei Daft Punk di cui, nella prima settimana dall’uscita, sono stati venduti quasi 20.000 album su un totale di 340.000 copie.

“La versione LP di Random Access Memories è andata sold out in pochi minuti”, dice Josh Madell, proprietario di Other Music, mecca newyorkese specializzata in vinili. “E in generale l’età di quelli che comprano dischi da noi si è decisamente abbassata”.
Ma non si pensi che il successo del disco del duo francese sia dovuto esclusivamente alla qualità eccezionale della produzione, destinata a guadagnare nella versione in vinile. Anche altre band funzionano in versione analogica: vende bene l’ultimo album degli islandesi Sigur Rós, Kveikur, e quello della band scozzese Boards of Canada, Tomorrow’s Harvest. E anche gruppi più seguiti dagli adolescenti, come i Vampire Weekend e i National, sono usciti con versioni a 33 giri per soddisfare le richieste dei fan.
Le grandi catene americane, sempre pronte a reagire ai cambiamenti del mercato, hanno preso nota. Il marchio di abbigliamento Urban Outfitters ha cominciato a vendere una selezione di LP e di giradischi e Best Buy, supermercato dell’elettronica, ha riaperto una sezione dedicata ai vinili. Anche la galleria d’arte Gagosian ha aggiunto alcuni album con copertine disegnate da artisti agli oggetti di design venduti nel suo negozio di New York.
Courtesy of Brooklynphono
La nuova tendenza è corroborata dalle statistiche. Secondo Nielsen SoundScan, nel 2012 le vendite di vinili negli Stati Uniti sono salite del 18% rispetto all’anno precedente e quest’anno promettono di fare altrettanto. Ma ci sono anche altri dati che indicano la salute del settore. Quest’estate a Londra ha aperto una biblioteca specializzata unicamente in 33 giri. Audio Tuning, ditta austriaca che produce fra i migliori giradischi sul mercato, vende circa 8.000 apparecchi al mese. E le stamperie di vinili sono tornate a riaprire i battenti: negli ultimi cinque anni, ne sono nate una dozzina solo negli States. Certo, i numeri rimangono sempre bassi rispetto alle vendite totali di musica, dominate dai download digitali, ma sono un buon indicatore della rivalutazione del supporto analogico.
“Nell’ultimo anno c’è stata una vera esplosione di richieste”, conferma Steve Sheldon, direttore di Rainbo Records, una delle più grandi fabbriche americane di vinili che pressa 7 milioni di dischi l’anno. “E sono i giovani fra i 14 e i 24 anni la forza che trascina questa domanda”.
Ma perché questo formato, decisamente più scomodo di CD e MP3, sta riguadagnando popolarità? I motivi dietro al revival sono molteplici: c’è chi apprezza la qualità più “rotonda” del suono del vinile. Chi dà valore a grafiche, foto e informazioni contenute in copertine e libretti che accompagnano i 33 giri. E chi semplicemente è attratto dall’oggetto, e acquista dischi anche per differenziarsi dalla generazione precedente. 
“Mio padre compra CD, io compro vinili”, risponde Jeff Rogers, ventenne con cappellino da baseball e skateboard cui chiediamo perché compra dischi mentre spulcia fra le offerte di Other Music.
Oltre che un gesto di ribellione, il vecchio vinile esprime anche quell’attaccamento all’estetica vintage che oggi tira soprattutto negli ambienti hipster.
“Vendiamo molti LP a un pubblico di 20-30enni”, dice Tyler Villard, che lavora in un negozio di musica di Williamsburg, il quartiere più trendy di New York. “E quel che è di moda qui, generalmente lo diventa anche nel resto del mondo”.
Courtesy of Brooklynphono
Non è neanche detto che chi paga per un 33 giri debba limitarsi ad ascoltarlo sul giradischi. Quasi tutti gli album in vendita oggi contengono un codice per scaricare la versione digitale. Così il vinile può diventare una prova tangibile dell’attaccamento a un gruppo, al pari di una maglietta o di un poster, ma anche la chiave per trasferire la musica su un apparecchio digitale, offrendo il meglio dei due mondi.
Anche i generi musicali prodotti su album sembrano indicare la comparsa di un pubblico diverso. Fino a poco tempo fa erano più che altro jazz, techno e dance a tenere in vita il mercato del vinile. Oggi invece si trovano anche dischi di pop e indie rock (tipo Cake, Nirvana e Sonic Youth), oltre ad un catalogo sempre più ampio di riedizioni dei classici del passato (come Bob Dylan, Beatles, Rolling Stones). Fiutato il mercato, piccole case discografiche specializzate, come Light In The Attic e 4 Men With Beards, hanno cominciato ad acquistare diritti di vecchi album dimenticati dalle major per ristamparli su vinile. Non resta che soccombere al fascino del solco. 

Pubblicato su L'Uomo Vogue

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