lunedì 30 novembre 2009

USA: L'ECONOMIA PERISCE E L'EDITORIA FIORISCE

I libri sulla crisi economica USA vengono pubblicati con la velocità di fumetti, ma pochi lasciano il segno di TOO BIG TO FAIL di Andrew Ross Sorkin che racconta la sua visione della crisi:

Quando ancora l'economia statunitense appare ricoverata in prognosi riservata, già abbondano i libri sulla crisi finanziaria che l'ha ridotta in questo stato. Nessuno fra quelli pubblicati fino ad ora, però, ha riscosso il successo di Too Big To Fail, pubblicato il mese scorso negli Stati Uniti e firmato dal giornalista finanziario del New York Times, Andrew Ross Sorkin.
Il titolo ha fatto il suo debutto al quarto posto nella classifica dei bestseller stilata dalla Grey Lady, l'autore è stato definito il Bob Woodward del nuovo millennio e Vanity Fair ha salutato il lancio con una grande festa a cui ha partecipato il gotha della finanza, almeno quello sopravvissuto allo tsunami descritto nel libro.
Parte del successo è dovuto all'accesso privilegiato che il giornalista trentaduenne si è conquistato con i protagonisti della storia. Dopo aver accumulato decine di scoop si è innescato un circolo virtuoso in cui oggi a Wall Street tutti rispondono al giovane Sorkin perché parlargli è diventato uno strumento del mestiere: sia per sapere le ultime indiscrezioni, che per lanciare segnali ai mercati. A inizio novembre, ad esempio, quando è cominciata a girare la voce di un possibile investimento di Warren Buffet nel settore ferroviario, il giornalista ha alzato il telefono per confermare la notizia e l'oracolo di Omaha ha prontamente risposto, confermando le sue intenzioni. La conoscenza dei movers and shakers da parte di questa stella del giornalismo finanziario, però, supera il livello professionale, entrando nella sfera dell'intimo.
“[Il numero uno di Goldman Sachs] Lloyd Blankfein ha il senso dell'umorismo più divertente, John Mack di Morgan Stanley è il più umile, Richard Fuld di Lehman Brothers il più sfortunato e Jamie Dimon di JPMorgan quello uscito meglio di tutti dalla crisi”, confida Sorkin.
La vicinanza con i protagonisti della finanza americana, però, ha esposto il fianco del giornalista alle critiche di alcuni colleghi che, dopo l'uscita di Too Big To Fail, hanno ricordato il modo in cui Sorkin aveva trattato in passato alcune tra le fonti principali del suo libro. Il New York Magazine, ad esempio, ha sottolineato che in un suo pezzo pubblicato prima della crisi Blankfein era stato descritto come l'uomo “che non può sbagliare”.
Se questo è il prezzo da pagare per raccontare i retroscena del più grande tracollo finanziario dai tempi della crisi del '29, però, il pubblico sembra disposto a tollerare. Dei nove manoscritti usciti fino ad ora sulla crisi, infatti Too Big To Fail è quello che ha riscosso il maggior successo, forse anche grazie al modo in cui l'autore ha presentato la storia: un thriller avvincente composto da decine di personaggi apparentemente slegati fra loro che si trovano riuniti nel tracollo finale. La forza di Sorkin sta nella sua profonda conoscenza dei meccanismi che muovono Wall Street e nel suo vasto portafogli di contatti. Questo gli ha permesso di descrivere minuziosamente le dinamiche della crisi, ricostruendo quello che è passato nella testa dei suoi protagonisti e quello che hanno fatto nel tentativo di salvare sé stessi e il sistema finanziario. Il fatto poi che il libro si limiti a fare un resoconto degli avvenimenti, invece che un'analisi delle cause, al momento sembra un vantaggio, visto che una conclusione definitiva sfugge ancora all'orizzonte. Di questo l'autore è ben consapevole, al punto da essere già preoccupato per lo scoppio di una nuova bolla.
“La prossima crisi si manifesterà sotto una forma diversa”, dice Sorkin descrivendo le sfide che rischiano di colpire l'economia statunitense nel prossimo futuro. “Probabilmente questa volta sarà legata all'inflazione”.
Con l'avvicinarsi del periodo natalizio e della tradizionale distribuzione dei bonus, inoltre, Goldman&Co rischiano di trovarsi di nuovo nel mirino dell'opinione pubblica.
“Quest'anno i banchieri hanno realizzato grandi profitti e vogliono essere ricompensati ma nessuno vuole generare cattiva pubblicità”, sottolinea Sorkin.
Per limitare i danni, prevede il giornalista, i bonus arriveranno sotto forma di azioni nel tentativo di legare i manager al successo a lungo termine delle società per cui lavorano.
Se l'occhio del ciclone sembra quindi essersi allontanato dal sistema creditizio, questo non significa che i problemi siano stati superati.
Il prezzo pagato per il salvataggio del comparto finanziario, unito alle politiche spendaccione dell'ultimo decennio, hanno lasciato un grave buco nei conti pubblici, che dovrà essere affrontato dall'amministrazione. Nella visione di Sorkin, però, la situazione attuale lascia poco spazio di manovra.
“Obama si trova in una posizione difficile”, dice la sibilla di Wall Street. “Finché la disoccupazione resta a questi livelli, l'amministrazione non può permettersi di ripianare il deficit rischiando di perdere altri posti di lavoro”.
Per il momento la prognosi dell'economia statunitense resta quindi riservata e le speranze che Sorkin scriva un nuovo bestseller sono già nell'incubatrice.

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