martedì 4 maggio 2010

PANDORA: la radio più intelligente del Web


Da un articolo apparso su WIRED:

“Ho creduto nel Music Genome Project più di quanto razionalmente avrei dovuto”, ammette Tim Westergren, fondatore della radio via internet più famosa degli Stati Uniti. “Ma il tempo mi ha dato ragione”.
Dopo anni passati sull’orlo della bancarotta, la caparbietà di questo musicista trasformato in imprenditore è stata ricompensata e quest’anno per la prima volta la sua società sta generando profitti.
Dal 1999 il suo obiettivo è stato di creare un database di canzoni capace di consigliare “solo musica che piace”.
Il successo di radio Pandora, infatti, è basato sulla capacità del Music Genome Project di proporre brani che si accordano ai gusti degli ascoltatori. La stazione chiede ad ogni utente di inserire una canzone di partenza e continua proponendo musiche affini, permettendo di scoprire musicisti sconosciuti che suonano brani simili a quelli che ci piacciono.
“Volevo dare un’opportunità ai musicisti di farsi conoscere per la musica che fanno, non per il nome che hanno”, spiega Westergren, il fisico da giocatore di basket e l’aria da eterno ragazzo.
Con oltre 35 milioni di utenti registrati, 12 milioni di unique users al mese e 65.000 nuovi ascoltatori al giorno, oggi Pandora è diventata la radio più calda del web e si sta trasformando in importante social network musicale.
Prima di arrivare a questo punto, però, il suo fondatore ha incassato una lunga serie di fallimenti.
“Nei periodi più bui, solo il senso di lealtà verso chi lavorava gratis per me mi ha trattenuto dal gettare la spugna”, dice l’imprenditore 43enne.
Dal 1999 la società di Westergren si è trovata varie volte sull’orlo del fallimento e per lunghi periodi ha funzionato solo grazie al lavoro di volontari non pagati.
Esauriti i fondi iniziali raccolti durante il boom della new economy, per anni il Music Genome Project ha stentato a trovare un’applicazione commerciale, mentre il suo creatore incassava un rifiuto via l’altro da potenziali investitori.
L’idea nasce dalla convinzione di Westergren che molti talenti musicali siano sprecati per mancanza di opportunità di distribuzione.
“Suonando continuavo a vedere gente bravissima che stentava a trovare un pubblico,” dice l’ex pianista al telefono dal suo ufficio di Oakland, California. “Così ho pensato di creare un sistema per aiutare la gente a scoprire nuova musica”.
Westergren ha ideato oltre 400 categorie diverse che classificano la musica in base a tonalità, strumenti, testi, ritmo. Al termine dell’analisi si ottiene “il genoma di una canzone”, a cui è applicato un algoritmo.
Una volta costruito il sistema, occorreva trovare un modo per farlo fruttare. Westergren tentò varie formule, compresa quella di venderlo ai negozi di musica per consigliare nuovi album ai clienti.
“Ci vollero 5 anni per capire che la radio era l’applicazione giusta”.
Da allora il Genome ha continuato a espandersi e con lui radio Pandora che, da quando è diventata ascoltabile anche via iPhone, ha registrato un’impennata del numero di utenti.
Oggi il catalogo comprende 750.000 brani, analizzati da esperti che impiegano fino a mezz’ora per ogni canzone.
Le associazioni prodotte dagli algoritmi a volte possono dare risultati curiosi.
“Uno degli accostamenti più strani proposti dal Genome è stato fra un brano dei Metallica e uno di Enya”, spiega Westergren, che fra i suoi musicisti preferiti annovera i Green Day, Oscar Peterson e Ben Folds. “E’ successo perché il gruppo metal ha scritto una ballata che richiama molto la musica di Enya”.
Seguendo la mappatura del Genome, non sempre Pandora azzecca i suoi consigli. Nella maggioranza dei casi, però, tocca ammettere che i nostri gusti sono facilmente prevedibili da un computer. Soprattutto quando questo possiede un database che continua ad arricchirsi grazie all’interazione con i suoi fruitori.
Il Genome cresce analizzando nuova musica in base alle indicazioni degli esperti, alle mode del, ma soprattutto alle richieste degli ascoltatori.
“La più grande risorsa sono gli utenti: teniamo traccia di preferenze e richieste e ci procuriamo la musica che non abbiamo”.
Al momento il sistema contiene canzoni in inglese, spagnolo e portoghese, ma si sta espandendo anche nel genere indiano e asiatico.
Nonostante il successo attuale, però, il progetto di Westergren pare costantemente minacciato.
Una legge sul copyright approvata di recente ha triplicato i costi della trasmissione della musica via internet, obbligando Pandora a limitare l’offerta gratuita a 40 ore al mese.
“Ci hanno trattato peggio dell’etere o del satellite, ma almeno abbiamo trovato un accordo”.
Da noi, invece, la questione dei diritti via internet rimane insoluta e Pandora è ascoltabile solo attraverso programmi che simulano un IP americano.
“In Europa non c’è futuro per le radio come Pandora”, sottolinea Westergren indicando la giungla legislativa. Al momento questo rende impensabile un’espansione di Pandora, ma soprattutto impedisce a Westergren di raggiungere il suo obiettivo ultimo.
“Purtroppo chi è penalizzato dalla situazione sono i musicisti meno conosciuti”.

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