martedì 4 maggio 2010

INTERVISTA: I coniugi Dafoe


Pubblicato su Vogue Uomo:

“Giada ed io siamo inseparabili”. Così l’attore Willem Dafoe parla della sua relazione con la moglie Giada Colagrande. Il protagonista dell’ultimo controverso film di Lars Von Trier Antichrist non ama concedere commenti sulla sua vita privata.
“Preferisco esprimermi attraverso i personaggi e le storie che interpreto”, risponde asciutto quando si cerca di forzare la barriera della sua privacy.
Dafoe ammette di voler piacere al pubblico, ma dice di non essere interessato a farsi capire dalla gente. “Non mi è mai piaciuta l’idea di condividere aspetti della mia vita privata con degli sconosciuti”. Il che è perfettamente comprensibile, salvo renderlo un soggetto un po’ spinoso da intervistare.
Per aprire un piccolo spiraglio nel suo rapporto con la regista italiana abbiamo dovuto girare intorno all’argomento. Gli abbiamo chiesto com’è nata la voglia di recitare (“Dal desiderio di sparire in qualcosa di più grande di me”), del suo rapporto con lo star-system (“Che incubo!”) e dei personaggi da cattivo che lo hanno reso più famoso sul grande schermo, come il Goblin dell’Uomo ragno o l’anziano vampiro dell’Ombra del vampiro (“Sono attratto dai soggetti che vivono ai margini della società”). Il tema del cinema ci ha dato l’occasione di avvicinare l’argomento tabù. Dafoe e Colagrande, infatti, si sono conosciuti a Roma attraverso un amico comune, dopo una proiezione del primo lungometraggio realizzato dalla giovane regista, intitolato Aprimi il cuore. Poco dopo hanno cominciato a lavorare insieme al secondo film della regista abruzzese, che racconta della passione fra una giovane vedova e il guardiano della casa del suo defunto amante, in cui Dafoe è protagonista insieme all’autrice. E circa un anno dopo, l’attore 54enne e la cineasta 34enne si sono sposati in gran fretta a New York, con una cerimonia civile a cui erano presenti solo pochi intimi.
Quello che ha fatto scattare la molla che ha portato i fidanzati a giurarsi amore eterno in così poco tempo, la coppia lo tiene per sé, ignorando del tutto la domanda. Sull’aspetto più impulsivo del gesto, invece, Dafoe è disposto a concedere qualcosa: “Non ne abbiamo parlato molto. Un giorno stavamo pranzando e ho chiesto a Giada se voleva sposarmi. Ho chiamato in municipio e mi hanno spiegato che se fossimo riusciti ad arrivare lì entro un’ora avremmo potuto sposarci il giorno dopo. Ci siamo infilati in un taxi, abbiamo compilato le carte e il pomeriggio seguente eravamo marito e moglie”.
Dafoe non si era mai sposato prima, pur essendo stato legato per molti anni alla regista teatrale Elisabeth LeCompte, con cui ha avuto un figlio. Come Colagrande, anche LeCompte è stata sua compagna nel lavoro, oltre che nella vita privata. Nelle pause dal grande schermo, infatti, Dafoe ha sempre lavorato con la compagnia di teatro sperimentale Wooster fondata negli anni Settanta insieme alla ex compagna.
Dopo la separazione, però, la relazione professionale si è interrotta, ma questo non ha impedito a Dafoe di trovare alternative che lo portassero a misurarsi in teatro, sua grande passione insieme al cinema. Fino al mese scorso è stato protagonista di una piece andata in scena a New York con grande successo intitolata Idiot Savant.
Nei prossimi mesi, invece, Dafoe sarà nuovamente impegnato davanti alle cineprese. Oltre ad interpretare il ruolo di un marziano nel nuovo film del regista di Wall-E Andrew Stanton, l’attore avrà una parte anche in un progetto a cui sta lavorando con Colagrande.
“Con Willem c’è una collaborazione per me ideale: intensa, pura, senza mediazioni”, dice la regista italiana, che vive con il marito fra New York e Roma.
La passione di Colagrande per il cinema passa attraverso l’arte. Ancora adolescente, rimane affascinata dalle video installazioni dell’artista americano Bill Viola e decide di seguire quella strada. Dopo aver realizzato un paio di corti e alcuni documentari su artisti contemporanei, però, si appassiona alla fiction.
“Nell’arco di qualche anno la dimensione narrativa mi ha sedotto e ho abbandonando l’idea di fare video arte”, racconta Colagrande.
Il suo secondo lungometraggio, nato dalla collaborazione con Dafoe e presentato fuori concorso a Venezia con il titolo Prima che avesse un nome, è stato duramente criticato. Il ricordo dell’esperienza ha lasciato qualche amaro in bocca, ma l’insuccesso non sembra aver demoralizzato la coppia.
“Appena finito, i finanziatori mi hanno strappato la pellicola dalle mani e hanno distribuito una versione rimontata con un altro titolo”, ricorda Colagrande, che ora è impegnata nel montaggio di un altro film di cui Dafoe è protagonista.
“Nessun vero critico si è degnato di recensirlo e tutta la copertura è stata incentrata su noi due: i soliti pettegolezzi e montature presentati come critiche cinematografiche”, le fa eco il marito.
L’attore non è estraneo alle polemiche con la critica. E’ senza dubbio uno degli interpreti più eclettici della scena americana contemporanea. I suoi personaggi spaziano dai blockbuster ai film d’autore, passando per il teatro d’avanguardia. Ha ricevuto nomination e premi ma anche fischi e contestazioni. Certo non ha mai avuto timore di accettare ruoli in progetti controversi. Come nel caso del film del regista danese Lars Von Trier presentato a Cannes l’anno scorso, in cui Dafoe e Charlotte Gainsbourg interpretano una coppia che lotta per superare il dolore della morte del figlio neonato. La figlia di Jane Birkin e del cantante Serge Gainsbourg ha meritato il premio come migliore attrice per il suo ruolo, ma la pellicola ha suscitato un vespaio per le scene di estrema violenza e sesso esplicito.
“Il film gioca con il linguaggio cinematografico e con alcuni tabù in un modo che può risultare difficile da digerire per il pubblico”, ammette Dafoe.
E per sua moglie invece è stato facile? Le scene di sesso sono così dichiarate e frequenti che lo stesso Von Trier aveva inizialmente pensato di rivolgersi ad un attore meno conosciuto. Qualcuno che fosse più libero di esprimersi nelle scene pornografiche. Quando invece è stato Dafoe ad accettare la parte, l’ex numero uno di Dogma ha comunque voluto prendere dei professionisti che intervenissero dove possibile.
“Normalmente ci metto un po’ a dimenticare che sto guardando Willem, ma nel caso di Anticristo mi sono sentita subito catturata e non ho guardato le scene di sesso come se fosse mio marito a farle”, spiega Colagrande, prima di aggiungere: “Certo sapere che a volte erano delle controfigure ha sicuramente aiutato”.
D’altronde la giovane cineasta è abituata ai ruoli anticonvenzionali interpretati dal marito e, ben prima di conoscerlo, considerava Bobby Perù, delinquente psicopatico impersonato da Dafoe in Cuore Selvaggio, uno dei suoi personaggi preferiti nella storia del cinema.
Quando il film di David Lynch uscì al cinema, Colagrande aveva quindici anni. Trovarsi oggi sposata con il suo idolo di un tempo non le fa impressione, anche perché Dafoe “non ha un’identità da star, semmai da artista”.
Certo rimane la differenza anagrafica fra i due. Ma neanche questa sembra preoccupare.
“Venendo da paesi diversi, abbiamo riferimenti storici e culturali distinti e tendiamo a dimenticare la differenza di età”, risponde secco Dafoe. Forse con questa domanda ci siamo spinti troppo in la.

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