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Foto Mark Liddell |
Finita la serie tv che l'ha lanciata, EVA LONGORIA guarda al futuro. La laurea, l'impegno politico e una profezia: “Sarò la Michelle chicana”.
Spesso
la vita degli attori è simile a quella che portano in scena. È il caso di Eva
Longoria: dalla natura effimera dei suoi matrimoni (due anni con l’attore
Christopher Tyler e quattro con il cestista dell’Nba Tony Parker), alla
passione per uomini più giovani, i parallelismi fra l’attrice americana e la
più esplosiva delle Desperate Housewives sono più d’uno. E quando la incontri è
ancora più chiaro: proprio come Gabrielle Solis (il suo alter ego), Eva è
solare e ironica, ma non perde di vista l’obiettivo e non abbassa mai la
guardia. Anche a rischio di suonare poco sincera, come quando in Wisteria Lane
giura amore eterno al marito appena tradito con il giardiniere minorenne.
Quando
la incontro è andata da poco in onda l’ultima puntata di Desperate Housewives e
ha appena svestito i panni dell’attrice per calarsi in quelli dell’attivista
politica. Qualche mese fa è stata coinvolta nel comitato per la rielezione di
Barack Obama. La sua mission è diffondere il messaggio del presidente uscente
tra le comunità ispaniche. Il suo curriculum è perfetto. Eva Longoria è nata in
Texas da una famiglia che vive qui da quando lo Stato faceva ancora parte del
Messico. È una delle poche attrici latine di successo a Hollywood. E, inoltre,
sta per ultimare un master in Mexican American Studies all’Università della
California.
Una testimonial bella è più
efficace?
Non lo
so, io non mi reputo attraente e comunque non credo che essere belli sia un
vantaggio particolare. Conosco bene la differenza fra essere un cigno e un brutto
anatroccolo. Sono l’ultima di quattro sorelle, l’unica che ha ereditato i
colori scuri latini e che non ha mai raggiunto il metro e sessanta. Prima di
arrivare al college mi sono resa conto che non ero brutta, ma bruttina. Che
forse è anche peggio. Così ho dovuto sviluppare una personalità forte,
imparando in primo luogo a non dare troppa importanza all’apparenza fisica.
La statura è mai stata un
problema?
No,
soprattutto da quando ho capito che era meglio scherzarci sopra. Come peraltro
sulla mia risata.
Molti la definiscono
“starnazzante”.
Non
capisco che cosa ci sia di strano nel mio modo di ridere, ma temo di essere la
sola a pensarlo (ride, ndr). È diventata una sorta di marchio di fabbrica:
recentemente in un ristorante una signora seduta dall’altra parte della sala è
venuta a presentarsi dopo avermi sentito da lontano.
Mi ha confessato di avermi riconosciuta dalla risata.
Ride spesso in privato?
Certo
quando sto bene, ma anche quando sono a disagio. Rido se non voglio parlare di
qualcosa. È un meccanismo di difesa e un modo di prendere la vita in maniera
più leggera. Desperate Housewives ha definito la sua carriera,
dandole fama in tutto il mondo.
Com’è stato chiudere la serie?
L’ultimo
ciak è stato molto emozionante. A fine giornata nessuno voleva lasciare il set
e siamo andati avanti a brindare e chiacchierare per ore, ricordando tutti i
momenti più significativi degli otto anni passati insieme.
Le mancherà Gabrielle Solis?
Moltissimo.
Gabi è una donna intelligente e coraggiosa, sempre pronta a fare e dire cose e
che tutti vorremmo essere capaci d’imitare nella vita reale.
Lei un po’ ci riesce. Come
Gabi, è attratta da uomini più giovani. Il suo ex marito, Tony Parker, e la sua
ultima fiamma, Eduardo Cruz, fratello minore di Penelope, hanno rispettivamente
sette e dieci anni meno di lei. Che cosa la affascina?
Nulla
di particolare. Mi è capitato di incontrare Tony ed Eduardo e me ne sono
innamorata ma, in entrambi i casi, la loro età non c’entra.
Zac Efron di recente ha detto
di voler uscire con lei. Che cosa gli risponde?
Che
sono molto lusingata, anche se non so di preciso quanti anni abbia Zac (24,
ndr) e temo che potrebbero mettermi in galera se accettassi la sua proposta.
Lei è nata e cresciuta nello
Stato della stella solitaria. Una caratteristica che la fa sentire molto
texana?
Sparo
da quando avevo sette anni e so come si maneggia un’arma. Fare fuoco su lattine
e bersagli è un passatempo andavo anche a caccia ma ora non più. Oggi sono
favorevole a un controllo più stretto su vendita e detenzione di armi.
Com’è nata l’idea di
partecipare alla campagna per la rielezione di Obama?
La
politica mi è sempre piaciuta: ho cominciato a fare la volontaria per Bill
Clin-
ton
nel 1992, quando ancora non avevo l’età per votare. Questa volta mi hanno
propo-
sto un
incarico formale nel comitato per la rielezione e mi sono sentita lusingata.
Com’è andata, è suonato il
telefono e c’era Barack che diceva ho bisogno di te?
Non
proprio. È stato Jim Messina, il capo della campagna, a contattarmi. Poi ho
incontrato vari funzionari che mi hanno spiegato nei dettagli il messaggio del
Presidente per la comunità latina. E quando alla fine ho incontrato Obama mi ha
ringraziato in modo molto semplice e affettuoso.
L’idea di tornare a studiare
le è venuta dopo aver accettato l’incarico di fare la campagna elettorale
presso la comunità latina?
No,
frequento il master in studi messicani-americani da due anni e finisco tra
pochi
mesi. Ho sempre avuto la curiosità di sapere di più sulle radici della mia comunità.
Durante le riprese di Desperate Housewives ho trovato il tempo per farlo.
Come hanno reagito i suoi
compagni di classe?
All’inizio
erano tutti stupiti. Non smettevano di guardarmi. Passati i primi tempi, ci
hanno fatto l’abitudine.
La comunità latina negli Stati
Uniti non vanta molti modelli positivi. Vuole diventare una Michelle chicana?
Sì, mi
piacerebbe. Sono pronta a dare il buon esempio e ad assumermi le responsabilità
che questo ruolo comporta. Nel cinema, per esempio, quasi non esistiamo. Eppure
rappresentiamo il 16 per cento della popolazione americana. C’è spazio per
migliorare, e dobbiamo farlo
noi, perché se aspettiamo Hollywood ci vorrà molto tempo.
Pubblicato su Amica
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