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venerdì 9 marzo 2012

Abramovic:"Non sono la nonna della PerformArt"


Photo by Jean-Baptiste Mondino
Intervista all'artista serba alla vigilia dell'apertura della sua prima performance dopo la retrospettiva del Moma di New York

A giudicare dalle performance che l’hanno resa celebre in tutto il mondo, Marina Abramović può sembrare una persona ascetica e seriosa. Nel 1997 ha vinto un Leone d’Oro alla Biennale di Venezia pulendo un cumulo d’ossa di animali, simbolo delle atrocità delle guerre avvenute nella sua nativa Iugoslavia; nel 2002 si è rinchiusa per 12 giorni nella teca di una galleria senza mangiare. E nel 2010 è rimasta immobile per più di 700 ore a fissare negli occhi il pubblico del Moma di New York. Quando la s’incontra di persona, però, appare subito chiaro che dietro questi lavori estremi si nasconde una donna solare che ha voglia di ridere e scherzare, adora la moda e l’arredamento di design. Fino a qualche tempo fa, Abramović tendeva a nascondere questi lati del suo carattere per paura di compromettere il suo ruolo di artista impegnata. Oggi, invece, sa di non aver più bisogno di dimostrare nulla e si sente libera di esporre anche i suoi lati più umani.