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C’è chi dice rock, e chi dice soul. E’ una questione culturale e forse anche generazionale. Qualche anno fa il nostro Celentano esprimeva il suo apprezzamento definendo “rock” i suoi idoli. Oggi la super diva americana Alicia Keys, che a soli 29 anni ha venduto più dischi del Molleggiato in tutta la sua carriera, fa altrettanto chiamando “soul” i suoi modelli di riferimento. Indipendentemente dalla musica che suonano.
“Il soul per me è un nirvana, uno stato di grazia”, dice la cantante divorando una macedonia di frutta negli uffici newyorkesi del suo agente. È incinta di quattro mesi circa. La pancia comincia appena a fare capolino dall’ampio vestito di cotone azzurro chiaro che indossa, ma l’appetito sembra già ben sviluppato. “Non c’entra la musica che fai: il compositore classico Erik Satie è soul. Chopin è super soul. Si tratta della passione che ci metti”, aggiunge cercando di infilzare un acino d’uva che si ostina a sfuggirle dalla forchetta.
Prima di diventare una star dell’R&B, con 12 Grammy Awards vinti grazie a quattro album che hanno venduto milioni di copie in tutto il mondo, Keys ha studiato per anni pianoforte classico e ha mantenuto alcuni dei musicisti conosciuti allora come punti di riferimento. Queste basi musicali solide, unite ad una voce potente e a un talento particolare, le hanno permesso di sperimentare in tutte le direzioni mescolando pop, jazz, rock e soul. E di collaborare con artisti diversi come Jack White, Christina Aguilera e il rapper Jay Z, con cui Keys ha inciso Empire State of Mind, diventata uno dei tormentoni dell’ultimo anno.
“Mi piace lavorare con altri artisti perché mi costringe a confrontarmi e a mettermi in gioco”, dice Keys, con il viso mezzo nascosto da un paio di grandi occhiali da sole che tiene addosso per tutta l’intervista, nonostante ci troviamo in una stanza chiusa con le luci al neon accese. “A volte mi rende nervosa e mi fa sentire vulnerabile. Ma è forzando i limiti che si ottiene qualcosa d’interessante”.
Non c’è dubbio che questa voglia di superare i propri limiti sia stata per tanto tempo la forza trainante dietro al successo della cantante.
Keys fece la sua prima apparizione pubblica a quattro anni in una famosa sit-com americana. A sette cominciò a studiare il piano e a 14 aveva già composto la prima canzone, inclusa nel primo album pubblicato nel 2001. A 16 aveva un contratto con una casa discografica. E dopo quattro anni, il suo disco d’esordio Songs from A Minor vendeva 12 milioni di copie trasformandola in uno delle star più calde del momento. Da allora è stato un vortice di progetti e collaborazioni che l’hanno vista cantare, comporre, produrre e recitare.
A un certo punto, però, questa voglia di raccogliere nuove sfide e testare i propri limiti ha rischiato anche di portarla sull’orlo dell’esaurimento.
“Non c’era equilibrio nella mia vita. Era solo lavoro, lavoro, lavoro. Tre anni fa toccai il fondo. Dovetti fare un viaggio da sola e prendere una lunga pausa per recuperare”, ricorda.
Da allora Keys ha imparato a ricavare più tempo per sé stessa e a gestire meglio la fama mondiale che l’ha investita all’alba dei vent’anni. Ha accettato di rinunciare a certe piccole libertà come camminare inosservata o prendere la metropolitana (“Un peccato, sono un tipo molto urbano e amavo sentirmi sola e circondata dal cemento”). Ha smesso di andare in giro con uno stuolo di guardie del corpo (“Se ti comporti da persona normale, la gente ti tratta di conseguenza”). E ha imparato a respingere con fermezza i tentativi d’intromissione nella sua vita privata da parte dei media.
Questo non vuol dire che non si sia divertita a posare davanti all’obiettivo con il pancione, anzi.
“Mi piace trasformarmi come un camaleonte. Le foto di me incinta mi sono sembrate coraggiose e potenti, proprio come mi sento io in questo momento”.
Invece di fare una dozzina di servizi come le è stato proposto, però, ne concede uno o al massimo due per volta.
“E’ una questione di equilibrio, l’ho imparato dagli europei. Negli Stati Uniti la cultura ti spinge a dire sempre sì. Mentre in Europa si lavora, ma ci si prende anche il tempo per riflettere”.
Appena la conversazione imbocca un sentiero che odora vagamente di pettegolezzo, però, Keys si chiude a riccio. Così, parlando della famiglia che sta per costruire, si limita a dire di volersi ispirare al modello eccezionale che sua madre ha rappresentato per lei, senza menzionare l’assenza del padre che ha segnato la sua gioventù. Quando le chiedo del matrimonio con il rapper-produttore Swizz Beatz all’orizzonte, taglia corto dicendo: “Di queste cose non parlo nelle interviste”. E, accennando al figlio in arrivo, non rivela se è maschio o femmina, né quando dovrebbe nascere.
Appena però le domande sulla sua maternità s’incrociano con quelle sulla sua carriera, la voce torna a rilassarsi, e rispunta il forte accento di New York con le esse strascicate tipiche di chi è nato e cresciuto in questa metropoli.
“Avere un bambino mi aiuterà a crescere anche da un punto di vista professionale. Sarà un’altra grande emozione da cui poter trarre linfa creativa”.
Keys spiega che l’ispirazione musicale deriva sempre da un’emozione o da un particolare stato d’animo che ha vissuto sulla pelle. Alcuni la criticano perché i suoi testi sono spesso sdolcinati e parlano quasi esclusivamente d’amore. Ma lei non se ne cura.
“Non so cosa ci sia di più importante dell’amore. Sono sempre stata una romantica, deve essere il mio lato italiano”.
La madre di Alicia, Teresa Augello, ha origini italiane e scozzesi, mentre il padre, con cui Keys ha riallacciato i rapporti solo recentemente, è afroamericano.
Keys è convinta che il nascituro sarà quindi una nuova fonte d’ispirazione. Ma che impatto avrà la maternità sulla sua carriera?
“In passato ho detto troppi sì ed essere madre mi spinge a capire quali sono le cose che contano veramente”.
Risposta perfetta per eludere l’ennesimo tentativo di penetrare la cortina che protegge la sua privacy. Keys nega e ride all’insinuazione. Sembra sincera, ma nel gioco delle interviste alle celebrità, il dubbio che le risposte facciano parte dello spettacolo aleggia sempre nell’aria.
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