martedì 14 dicembre 2010

Yul Brynner's Clicks

Pubblicato su Vogue:

“Mio padre era molto preciso e metodico, quasi maniacale”, dice Victoria Brynner allineando perfettamente gli oggetti che si trovano sul tavolo davanti a lei per imitare un atteggiamento tipico del divo di Hollywood Yul Brynner. “E considerava la fotografia come un secondo lavoro”.
Nel venticinquesimo anniversario della scomparsa del protagonista de Il re ed io e I dieci comandamenti, la casa editrice Steidl pubblica un libro che presenta questa figura emblematica del cinema americano da una prospettiva inedita: invece di illustrare le sue prodezze davanti all’obiettivo, i quattro volumi intitolati Yul Brynner: A Photographic Journey mostrano l’attore nei panni del fotografo testimone del suo tempo.
Pur avendo pubblicato pochissime immagini quando era ancora in vita, Brynner ha sempre coltivato la passione per la fotografia e non si allontanava mai molto senza portare con sé la sua attrezzatura. Parenti, amici o sconosciuti, il suo occhio era particolarmente interessato a catturare l’essenza delle persone.
“I miei genitori divorziarono quando avevo circa nove anni e ogni volta che papà veniva a trovarmi insisteva a farmi posare per un ritratto”, ricorda Victoria, figlia quarantasettenne dell’attore scomparso e curatrice del libro in uscita.
Durante le lunghe pause d’inattività sui set, Yul approfittava per scattare immagini dei soggetti più disparati, dagli attori alle comparse, dai tecnici ai manovali.
“La fotografia era un modo per incanalare tutta l’energia che gli restava dalla recitazione”, aggiunge Victoria.
Alla morte del padre, scomparso nel 1985 per un tumore ai polmoni, Victoria scelse di tenere come ricordo personale gli scatti che il vincitore di un premio Oscar nel ’56 aveva accuratamente archiviato in una soffitta della sua casa in Normandia.
La fotografia era dei uno principali interessi che avevano in comune. L’attore regalò alla figlia una macchina fotografica quando questa era ancora un’adolescente e da allora la incoraggiò a scattare il più possibile.
“Commentava sempre seriamente le mie foto e teneva a mostrarmi quelle che aveva fatto lui”. 
Dopo un breve periodo in passerella, Victoria ha lavorato come fotografa e poi come photo editor. Oggi è la direttrice di un’agenzia di produzione fotografica con sede a Los Angeles che funge da trait d’union fra il mondo della moda e quello delle celebrities.
Sembra quindi logico che, fra i cinque figli del protagonista dei Magnifici Sette, proprio lei sia finita a custodire le immagini del padre. Ma quando l’erede andò a trovare l’ultima moglie dell’attore, l’allora 26enne Kathy Lee, per raccogliere il materiale non si aspettava di trovare un archivio di quelle dimensioni.
“C’erano oltre 8000 scatti selezionati fra tutti quelli che aveva fatto dopo la Seconda Guerra mondiale”, dice Victoria. 
Il risultato è un’opera divisa in quattro volumi d’immagini di cui due sono dedicati alla vita sui set dei film in cui Brynner ha lavorato o che ha visitato per incontrare amici del cinema come Elisabeth Taylor, Dean Martin, Anthony Quinn e Joan Collins. Un altro volume, suddiviso cronologicamente nell’ordine dei matrimoni, raccoglie le immagini scattate dall’attore nella sua vita privata: i figli, le donne, le case e gli amici; quelli famosi, come Charlie Chaplin, Frank Sinatra, Audrey Hepburn e Salvador Dalì; e quelli meno. Brynner, infatti, non amava chiudersi nei circoli di ricchi e famosi e, pur avendo un gran numero di conoscenze fra le celebrità del tempo, mantenne varie amicizie con persone anonime.
“Non amava balli e feste e preferiva stare in casa e cenare con pochi amici”, sottolinea la figlia.
Nelle immagini raccolte è evidente il livello di confidenza e intimità che Brynner riusciva a raggiungere con i soggetti ritratti.
“Era vanitoso ed egocentrico come tutti gli attori, ma amava avere scambi genuini con la gente. Sapeva essere curioso e fare domande. Era una di quelle persone che ti facevano sentire bene al loro fianco”, rievoca Victoria davanti ad una tazza di caffè servita in un hotel di Soho. 
L’ultimo volume dell’opera è dedicato alla vita dell’attore e raccoglie foto inedite custodite in famiglia e altre pubblicate su giornali e rotocalchi dell’epoca.
Con quattro matrimoni, cinque figli, innumerevoli amanti e lavori sparsi in tutto il mondo Yul Brynner ha una biografia piuttosto complicata. Come se non bastasse, ogni volta che ne aveva l’occasione, l’attore si divertiva a raccontare versioni diverse del suo passato.
“Il libro mi è servito anche a mettere ordine nella memoria”, sottolinea Victoria alzando gli occhi al ricordo del lavoro svolto per scegliere le immagini da pubblicare.
Certo, in mezzo a tutte le immagini riaffiora anche qualche ricordo spiacevole, soprattutto nelle foto in cui il divo era sorpreso in pubblico da qualche paparazzo. Victoria ha ancora fresco nella memoria il senso di frustrazione provato da bambina ogni volta che, uscendo con il padre, si era trovata assediata da ammiratori sconosciuti. L’interruzione di quei rari momenti d’intimità è un ricordo odioso che si porta dentro. Oggi però la sensazione di vuoto per la morte del padre si è affievolita e guardare le foto non le fa più l’impressione di un tempo. Al contrario, lavorare sul libro le ha fornito l’occasione per riconciliarsi con la figura paterna.
“E’ raro che un figlio abbia l’opportunità di far emergere il talento di un genitore. Di solito succede il contrario ed io sono molto fiera di lui”.

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