
Pubblicato su Uomo Vogue:
Sugar Shane Mosley è un dinosauro dagli occhi verdi e lo sguardo penetrante. A 39 anni, nel mondo della boxe il pugile californiano è considerato un fenomeno di longevità, oltre che un pericoloso gladiatore del ring.
A dieci anni fu soprannominato Sugar perché sferrava colpi così veloci da ricordare il campione Sugar Ray Leonard. E’ professionista dal 1993 e nella sua lunga carriera è stato cinque volte campione mondiale in tre diverse categorie, toccando numerosi alti (come la doppia vittoria contro Oscar De La Hoya nel 2000 e nel 2003 e il trionfo sul campione dei pesi Welter Antonio Margarito nel 2009) e altrettanti bassi (come l’ammissione di aver usato steroidi prima del secondo incontro con De La Hoya). Pur essendo consapevole che il momento di abbandonare i guantoni non è lontano, Mosley ha ancora voglia di misurarsi ai massimi livelli.
“Da anni la gente cerca di mettere un limite alla mia carriera”, osserva quasi divertito. “So di non avere davanti un orizzonte lungo, ma voglio sfruttarlo per combattere ancora contro i migliori: Manny Pacquiao, Antonio Margarito e Miguel Cotto”, aggiunge con un lampo di orgoglio negli occhi chiari.
Lo sguardo dolce e i modi gentili di questo pugile mal si accordano con la sua ferocia sul ring. Ma lui sostiene che sia tutta una questione di competitività.
“La rabbia non c’entra, è la voglia di vincere a non avermi mai fatto andare knockout”.
Dalla boxe al basket, dal pingpong ai videogame, qualsiasi attività che preveda una dose di competizione diventa per lui una molla irresistibile.
“Devo vincere anche quando gioco con i miei figli”, osserva il padre di quattro, il più grande dei quali – Shane Jr. – sta seguendo le sue orme sul ring.
Il pugile è fiero dei progressi del primogenito, anche perché questo gli da una scusa per immaginare di restare coinvolto nel mondo della boxe dopo il ritiro.
“In un modo o nell’altro, il mio futuro sarà sempre intorno al ring”.
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