Pubblicato su Uomo Vogue:
Una domenica sera, al terzo piano di un bel palazzo di SoHo, Arianna Huffington è in piedi appoggiata alla scrivania che occupa buona parte del suo ufficio newyorkese, temporaneamente trasformato in set fotografico. Le poltrone che solitamente arredano la stanza con le grandi finestre affacciate su Broadway sono sparite per fare posto a luci, cavalletti e generatori. Varie persone le ronzano intorno aggiustandole trucco e capelli. Il fotografo cerca di attirare il suo sguardo in camera, pregandola di stare ferma un secondo. Ma Arianna non resiste, e ogni pochi istanti fa cadere lo sguardo sullo schermo del suo “inseparabile compagno”: uno dei tre Blackberrys che ha sempre con sé.
“Chiunque mi conosce sa quanto sono attaccata ai miei BlackBerrys. E il fatto che usi il plurale la dice lunga…”, scherza Arianna, direttrice dell’Huffington Post, il sito internet di notizie più famoso degli Stati Uniti (www.huffigtonpost.com). Tempo fa lei stessa definì il suo smartphone come “un inseparabile compagno”, in un articolo in cui ammetteva ironicamente la sua dipendenza dal gadget canadese.
Huffington è rinomata per essere un’assidua lavoratrice, incapace di restare anche un solo attimo sconnessa dal flusso continuo d’informazione. Tre anni fa svenne per eccesso di fatica fratturandosi uno zigomo nella caduta.Per convincere se stessa a rallentare i ritmi, lanciò una campagna a favore del sonno dalle pagine dell’Huffington Post. Oggi dice di aver mantenuto il proposito di dormire almeno sette ore filate e racconta che uno dei trucchi per riuscirci è stato forzarsi a mettere i cellulari in una stanza diversa da quella dove dorme, per non essere tentata dal controllarli nel cuore della notte.
Di giorno, però, difficilmente si trattiene. Così quando il fotografo le ordina di stare ferma nell’interesse del servizio, lei cede il BlackBerry alla sua assistente ma continua a dettarle messaggi da inviare. E poi la invita ad usare il telefono per fare una foto al set da pubblicare su Twitter. Il fotografo, che come molti professionisti vorrebbe mantenere una certa discrezione intorno al suo lavoro, subisce in silenzio. D’altronde, interattività e aggiornamenti continui sono alla base del segreto del successo dell’Huffington Post che, oltre ad essere una delle voci liberal più influenti fra i media americani, è anche uno dei rarissimi siti di notizie che può vantare un bilancio in attivo.
“Siamo stati i primi a sfruttare appieno la potenzialità interattiva della rete”, dice Huffington durante un’intervista telefonica avvenuta il giorno prima dello shooting. “Alla produzione di notizie imparziali ed accurate, abbiamo aggiunto il coinvolgimento dei lettori con una serie di blogs e collegamenti utili ad altri siti”. Oggi l’Huffington Post raccoglie una media di oltre 3.5 milioni di commenti al mese, un traffico eccezionale che da l’idea della sua influenza presso il pubblico americano.
Quando nel 2005 Arianna aprì il giornale insieme all’ex manager di AOL Kenneth Lerer, furono in molti a liquidarlo come poco più di un capriccio di una delle donne più introdotte del paese. Fino allora, la sua fondatrice greca, al secolo Arianna Stassinopoulos, aveva scritto vari libri, sposato e divorziato un ricco magnate del petrolio texano, tentato una carriera politica. E soprattutto, dal suo arrivo negli Stati Uniti nel 1980 dopo la laurea a Cambridge, aveva intessuto una fittissima rete di relazioni in tutti i migliori salotti d’America.
Nel giro di qualche mese, però, l’Huffington Post si è trasformato da poco più di un blog ad un vero giornale, con una redazione di una cinquantina di persone a New York e una vasta rete di collaboratori che usano il sito come piattaforma interattiva. L’esercito dei blogger che fa riferimento all’HuffPost, infatti, è composto da oltre 2000 persone fra cui esperti dei generi più disparati, gente comune e celebrities del calibro di Alec Baldwin, Nora Ephron, Michael Moore e John Cusack.
Per questo Huffington non si sente per niente sminuita quanto viene definita blogger, nonostante abbia scritto tredici libri e collabori frequentemente con radio e televisioni.
“Adoro internet per l’immediatezza e la possibilità di coinvolgere i lettori. E mi piace l’idea di essere coinvolta alla mia età con un medium in costante evoluzione”, sottolinea Huffington, che lo scorso luglio ha varcato la soglia dei sessant’anni.
Ma come vede il futuro delle notizie questa regina della rete?
“Continuerà a crescere su diverse piattaforme, diventando sempre più interattivo. La notizia è diventata un elemento di aggregazione intorno al quale il pubblico si ritrova e conversa online. Questo rende la gente più partecipe allo sviluppo di una storia, che evolve anche grazie ai commenti degli osservatori e alle informazioni aggiunte attraverso i link”.
A proposito di nuove piattaforme, chiediamo a Huffington cosa pensa del Daily, quotidiano in inglese solo per iPad che sta per essere lanciato da Rupert Murdoch. Piuttosto che parlare della concorrenza, però, la direttrice dell’HuffPost svia la domanda, raccontando di un’applicazione che consentirà presto di consultare il suo giornale sull’iPad.
Il carattere sfaccettato dell’Huffington Post, in cui inchieste e scoop intelligenti si mescolano con titoli da tabloid, rispecchia l’animo eclettico della sua fondatrice, capace di passare da un’arguta analisi politica al prestare la voce per doppiare l’orsa del Cleveland Show, cartone animato satirico famoso negli Stati Uniti.
“La cultura pop m’interessa tanto quanto quella più intellettuale e raffinata. E l’idea di interpretare il personaggio di un cartone animato mi diverte molto”, dice Arianna ridendo.
Huffington non ha mai avuto problemi a cambiare pelle, tanto quanto ideologia politica.
Nel 1986 sposò Michael Huffington, ex deputato repubblicano da cui ebbe due figlie, e nel giro di pochi anni si costruì un nome come opinionista conservatrice, arrivando a partecipare alle elezioni per il posto di governatore della California. Dopo il divorzio, avvenuto in seguito all’ammissione di bisessualità da parte del marito, ha invertito rotta politica opponendosi ferocemente alla guerra in Iraq e diventando una sostenitrice di Barack Obama. Oggi, dopo la sconfitta alle scorse elezioni di mid-term, Huffington non esita a criticare i Democratici.
“La perdita della maggioranza nella camera dei deputati è una punizione auto inflitta dai Democratici, che hanno sottovalutato l’impatto della crisi economica e del livello di disoccupazione”.
Mentre il caso Wikileaks, condannato dall’amministrazione come uno Tsunami diplomatico, le dà l’occasione per bacchettare anche il presidente: “Le prove del collasso morale dell’amministrazione Obama sono dappertutto. Nei prossimi mesi i liberali dovranno rivedere la loro strategia. Un po’ più di schiettezza forse non sarà sufficiente, ma è sicuramente necessaria”.
Prima che commentatrice politica e donna in carriera, però, Huffington rimane anzitutto una mamma. Così, quando una delle figlie la chiama su un altro dei suoi BlackBerrys, interrompe immediatamente il ragionamento sullo scandalo Wikileaks per prendere la chiamata. E non esita a liquidarci gentilmente un secondo dopo, sottolineando che una delle sue bambine necessita della sua attenzione.
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