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Suo padre è stato un’icona dello stile rock’n’roll e sua madre un esempio di eleganza nell’America degli anni Settanta. Lei stessa ha cominciato a sfilare quando aveva 14 anni. Ma nonostante tutto, Alexandra Richards, figlia ventiquattrenne del chitarrista dei Rolling Stones e dell’ex mannequin Patti Hansen, continua a non fidarsi del suo gusto nel vestirsi.
“Prima di uscire per una serata elegante mando sempre una foto a mia sorella per controllare se ho azzeccato lo stile e l’accostamento dei colori”, dice Alexandra ridendo di quest’abitudine che si porta dietro fin da quando era teenager. Il guardaroba non è mai stato una sua fissa e ha sempre lasciato a Theodora, di un anno più grande di lei, il compito di decidere per entrambe cosa comprare e cosa indossare.
“Non ho amo fare shopping e ai capi vistosi preferisco un classico vestito nero”.
Alexandra ci da appuntamento in un bistro francese a due passi dal suo loft nel quartiere newyorkese di Soho. Forse per non tradirsi con i colori, si presenta con una gonna lunga e un lupetto dello stesso tono di viola. Niente trucco e pochi gioielli. Non fosse per la sua confessione, non avremmo mai sospettato l’asserita mancanza di gusto.
Da quando i suoi ritmi di lavoro per sfilate e servizi fotografici si sono intensificati, le capita spesso che le case di moda le offrano abiti firmati da indossare fuori dalle passerelle. Ma lei ha smesso di accettare, perché non sopporta “di avere la casa piena di vestiti”.
Viste le sue discendenze, pare quasi normale ritrovare una certa dose di anticonformismo sulla questione abbigliamento. Inoltre, i bei lineamenti e il corpo statuario le permettono più che ad altri di indulgere a questa noncuranza. Quello che risulta invece del tutto assente è la carica turbolenta e ribelle che caratterizzò la carriera del padre.
Alexandra è cresciuta insieme alla sorella in una casa in mezzo ai boschi a un’ora e mezza da New York.
“Il grande sogno era evadere dalla campagna, non rivoltarsi contri i miei”.
Terminato il liceo, avrebbe voluto andare a vivere in Inghilterra, ma alla fine ha deciso di trasferirsi nella Grande Mela perché era più vicina ai genitori e ai nonni materni, che vivono a Staten Island. Ha cominciato a studiare alla scuola di arti visive ma dopo un paio d’anni l’ha abbandonata per seguire i ritmi della moda. Da sei anni è fidanzata con un dj ventisettenne con cui andrà presto a convivere. Di matrimonio e figli, però, è ancora presto per parlare.
“Per un anno ho avuto un cane da gestire e mi è bastata l’esperienza. Alla fine ho preferito lasciarlo in campagna a casa dei miei”.
Alexandra non suona, né compone, ma il suo compagno l’ha iniziata nell’arte di mixare musica. Ha cominciato quasi per gioco, e oggi ne ha fatto un’attività proficua. Unendo le sue conoscenze nel mondo della moda e in quello della musica è riuscita a creare serate di successo in vari locali di New York. Feste, inaugurazioni ed eventi, la dj-modella non è schizzinosa nel selezionare le occasioni per infilarsi le cuffie e mettersi dietro ai piatti. Una volta è finita ad animare anche un Bar Mizvah per ragazzini.
“Ho dovuto adattare il mio repertorio ai gusti dei tredicenni e mi hanno sommersa di richieste per tutto il pomeriggio”.
Nelle serate per adulti, invece, Alexandra può mettere a frutto il bagaglio di conoscenze musicali e di rarità discografiche ereditate in famiglia. Le sue esplorazioni tendono a partire sempre dai ritmi reggae, che ha assorbito fin da bambina quando viveva in Jamaica con i genitori. Per poi spaziare fra rock classico ("Evito solo di mettere gli Stones”), blues, disco anni Ottanta ed electro-pop di ultima generazione.
La passione di suonare musica rigorosamente attraverso il mixer, la costringe a subire qualche presa in giro da parte di suo padre Keith. D’altronde, l’ultima rampolla del famoso chitarrista si è sempre rifiutata di misurarsi sul campo paterno.
“Preferisco fare le mie cose e lui apprezza la mia voglia di lavorare ed essere indipendente”.
Nonostante ciò, Alexandra non è mai stata disturbata dall’ombra del padre. Riconosce il rischio che spesso accompagna i figli di megastar che si sentono schiacciati dal confronto. Ma sostiene che la figura del musicista geniale e perennemente strafatto che da sempre accompagna Keith (capace di sniffare anche le ceneri di suo padre, secondo quanto dichiarato in una recente intervista) non le è pesata crescendo. Ovviamente, di alcuni dettagli delle traversie paterne preferisce non sentir parlare. Al punto da ammettere che, quando leggerà la nuova autobiografia il cui il chitarrista documenta dettagliatamente le sue sperimentazioni a base di droghe e alcol [intitolata Life, ndr], salterà sicuramente alcune parti.
“E’ giusto mantenere un minimo di distanza”, taglia corto. “Anch’io ho fatto cose che non avrei voglia di condividere con lui”.
Al di là dell’immagine piratesca ostentata pubblicamente, però, il chitarrista degli Stones è stato un padre affettuoso e accessibile, quando non era in tournè in giro per il mondo.
I momenti più difficili sono arrivati infatti quando Alexandra e sua sorella Theodora sono diventate adolescenti. Negli anni della loro infanzia, le divergenze fra Mick Jagger e Keith Richards hanno portato all’azzeramento degli impegni dei Rolling Stones. Negli anni Novanta, invece, un ritrovato equilibrio fra le anime fondatrici della band ha riportato il gruppo a calcare i palcoscenici di tutto il mondo, sottraendo spesso babbo Keith alla sua famiglia.
“Da ragazzina vedevo i papà delle mie amiche che le aspettavano fuori da scuola e provavo una grande invidia”, ricorda Alexandra. “Mi mancava al punto che entravo nei suoi armadi e rubavo i suoi stivali. Li mettevo nonostante fossero troppo grandi perché volevo letteralmente camminare nelle sue scarpe”.
Quando il chitarrista tornava a casa, però, bastava poco per ritrovare l’armonia di sempre.
“Non è stato facile ma capivo che era solo l’amore per la musica a tenerlo lontano da casa. Questo mi ha insegnato che ognuno deve seguire le sue passioni fino in fondo”.
Anni dopo, questa lezione l’ha aiutata a non pensare due volte ad abbandonare la scuola appena le occasioni di sfilare hanno cominciato a moltiplicarsi. Nei ritagli di tempo, Alexandra continua a dedicarsi all’arte, e alla pittura in particolare. Alcuni quadri che ritraggono i suoi musicisti preferiti sono appesi alle pareti della lobby dell’Hotel on Rivington, un albergo trendy nel Lower East Side. E ora sta lavorando ad una serie d’installazioni per una mostra che inaugurerà a New York nei prossimi mesi.
Di fatto, però, è il lavoro per la moda che le permette di mantenersi, viaggiare e sentirsi indipendente. Al punto che quando l’edizione francese di Playboy le ha proposto di posare nuda per un servizio, ha accettato volentieri.
“Mi sono detta: ora o mai più”.
E in famiglia come l’hanno presa?
“Sono tutti molto aperti: mia madre si è lamentata più per la qualità delle foto che per il contenuto. E quando mio padre ha provato a dire qualcosa, gli ho semplicemente ricordato che la mamma l’aveva già fatto prima di me”.
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