Interrogazione via Skype e lezioni virtuali: negli Usa è boom della scuola online. "Assecondano il ritmo degli alunni" dicono i sostenitori. Ma sostituisce (molti) insegnanti
Pubblicato su Io Donna:
Quando l’anno scorso gli studenti della North Miami Beach High School sono tornati a scuola dopo la pausa estiva, in aula hanno trovato una cattedra vuota ad attenderli. L’insegnante era stato sostituito da una selva di computer con cui gli alunni potevano seguire corsi online in materie come inglese, storia e matematica. In classe c’era anche un “facilitatore”, un adulto con il compito di risolvere problemi tecnici e sorvegliare che, al suono della campanella, i ragazzi accendessero lo schermo e seguissero le lezioni, fatte di testi, quiz interattivi, video e grafici.
L’esperimento del liceo di Miami, uno dei più estremi del paese, è la conseguenza di una nuova legge della Florida che limita a 25 il numero di studenti per classe. Per obbedire alla direttiva senza assumere nuovi insegnanti, la scuola ha adottato corsi online. Ma l’introduzione di lezioni virtuali è in aumento in tutti gli Stati Uniti, anche laddove i professori non mancano. E’ il segno di una rivoluzione tecnologica che sta trasformando i metodi d’insegnamento d’oltreoceano: all’università sono ormai più di 5,6 milioni gli studenti che seguono almeno un corso con computer e internet al posto di libri e appunti; e nella fascia fra le medie e il liceo, i cyber alunni sono oltre un milione.
“Non vogliamo sostituire gli insegnati con le macchine”, dice Irving Hamer di Memphis City Schools, primo provveditorato a rendere obbligatorio lo studio di una materia online in tutti i licei della città. “Si tratta di insegnare ai ragazzi a sfruttare le nuove piattaforme digitali: ne va del loro futuro”.
Oltre a prepararli meglio a quello che li aspetta dopo la scuola, i sostenitori dell’educazione digitale puntano sul fatto che i corsi online danno agli studenti l’occasione di seguire il proprio ritmo di apprendimento e offrono la possibilità di superare barriere di carattere geografico e di salute.
“Se uno studente è malato ma si sente di seguire la lezione, può collegarsi su Skype da casa e se non capisce una spiegazione può farsela ripetere quante volte vuole”, sottolinea Nancy Amling, preside della Hudson High School, liceo di New York che da quest’anno ha abolito i libri trasferendo online tutto il materiale didattico. La scuola offre corsi che mescolano lezioni tradizionali con altre virtuali. “Credo nel valore dell’insegnamento personale, ma non si può continuare a considerare l’educazione come una tradizione immutabile”.
Hudson High School è parte di un progetto pilota promosso dalla città di New York per innovare un sistema educativo che molti considerano ormai obsoleto, con la lunga pausa estiva pensata in un’epoca in cui i ragazzi dovevano aiutare il lavoro nei campi e i singoli maestri tenuti ad insegnare a tutti allo stesso ritmo.
Oltre a svecchiare i metodi avvicinandoli alla mentalità dei giovani che non hanno mai vissuto senza computer, le lezioni virtuali danno anche la possibilità alle scuole di offrire una scelta più ampia di materie, anche se interessano solo una minoranza di persone. Uno stesso professore, infatti, può seguire studenti dislocati in diverse scuole.
L’aumento dell’offerta di corsi online ha anche favorito la crescita del fenomeno dell’homeschooling, da sempre diffuso negli Stati Uniti sia per motivi ideologico-religiosi, che per la preoccupazione dei genitori nei confronti dell’ambiente scolastico.
Nel 2010 sono stati oltre due milioni i privatisti che hanno preferito studiare a casa anziché a scuola, un aumento del 75% rispetto a otto anni fa.
A Philadelphia, dove quest’anno si è registrato un aumento dei casi di bullismo e violenze all’interno degli istituti scolastici, la Agora Cyber Public School offre un’alternativa per gli studenti che preferiscono studiare da casa attraverso il computer.
“Una scuola completamente online ha delle lacune rispetto all’esperienza tradizionale”, ammette Sharon Williams, preside della scuola che vanta 6500 alunni. “Ma può servire agli studenti che in classe non si sentono sicuri”.
L’aspetto più complicato da ricreare in un ambiente artificiale restano il cameratismo e la complicità che spesso aiutano a coinvolgere gli studenti svogliati. Ma la dimensione sociale offerta dalle nuove piattaforme digitali, secondo alcuni professori, darebbe la possibilità di aggirare anche quest’ostacolo.
“Fino a poco tempo fa la tecnologia non facilitava le relazioni personali”, dice Melora Sundt, professoressa di educazione clinica alla Rossier School of Education e fondatrice di un corso universitario online per futuri insegnanti. “Oggi tutto è cambiato, l’aspetto aggregativo è molto più presente, basta pensare al fenomeno dei social network”.
Nonostante il crescente successo, però, non esiste ancora una valutazione scientifica dell’efficienza dei nuovi metodi d’insegnamento. La maggior parte degli esperti, compresi i presidi delle scuole più all’avanguardia, concorda sull’importanza di bilanciare l’uso di metodi tecnologici con quelli più tradizionali, soprattutto fra gli studenti più giovani. E i critici non esitano a puntare alle ragioni economiche che spingono spesso le scuole a corto di fondi come il liceo di Miami a puntare sull’educazione online. Non a caso, dicono i sindacati d’insegnati, sono le scuole private le più propense ad includere corsi online nel loro curriculum. Secondo uno studio dello Sloan Consortium del 2010, tre quarti degli istituti esaminati hanno dichiarato che la crisi economica ha stimolato introduzione di questi corsi.
“Resta da capire chi ha l’interesse a promuovere i corsi online”, dice Carl Korn, portavoce del sindacato degli insegnanti di New York. “Non credo siano né gli studenti, né i genitori”.
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