venerdì 26 agosto 2011

Surfisti a New York

Foto di Alberto Guglielmi
Negozi specializzati, decine di siti internet, webcam per il meteo. Non stupitevi se a NY sale sul metrò qualcuno con la tavola da surf. È diretto a Rockaway, dove centinaia di appassionati si ritrovano per cavalcare le onde. Anche quando nevica.

Pubblicato su Io Donna:
E’ un mattino d’estate di un giorno feriale e Thor Hemmerle scende le scale della metropolitana di New York. Sotto, la banchina è gremita di uomini in giacca e cravatta e donne in tailleur diretti in ufficio. Con la tavola da surf in mano e le ciabatte ai piedi, Hemmerle ha in mente un’altra meta.
Al posto di scendere ad una fermata di Midtown come la maggior parte dei pendolari, si sprofonda nel sedile del treno A diretto a Rockaway Beach, un tratto di spiaggia atlantica nel Queens divenuto da qualche tempo la destinazione preferita dai surfisti urbani della East Coast.
“A volte trovo ancora passeggeri che mi guardano con occhi stupiti e mi domandano dove sto andando”, dice il 23enne assistente fotografo. “Ma lentamente la gente comincia ad abituarsi”.
Hemmerle è cresciuto a Bali da genitori americani e ha cominciato a surfare da bambino. Quando pochi mesi fa si è trasferito a New York, è rimasto piacevolmente stupito di ritrovare tanta gente con cui condividere il suo sport preferito all’ombra della statua della Libertà.
Certo, i Beach Boys non hanno mai pensato di scrivere una canzone sulle onde della Grande Mela. Ma questo non ha fermato gli entusiasti del surf dal trovare point break degni di nota entro i confini della città. E, senza voler paragonare le onde newyorkesi a quelle delle Hawaii, c’è da divertirsi anche sulle spiagge del Queens. Al punto che la comunità di surfisti è in continua crescita. Oggi a New York ci sono 15 negozi specializzati, decine di siti internet dedicati al surf locale, varie scuole e un servizio permanente di webcam che aggiorna gli appassionati sulla condizione delle onde nel litorale di Rockaway.
A circa un’ora di metropolitana da Manhattan, il treno passa un lungo un ponte che attraversa la laguna su cui si affaccia l’aeroporto JFK. Dopo aver lasciato alle spalle la torre di controllo e il rombo delle piste d’atterraggio, si arriva ad una lingua sabbiosa affacciata sull’oceano con villette a schiera che si alternano a grandi casermoni di edilizia popolare. Dai bagagliai delle auto in circolazione spuntano spesso i borsoni rifrangenti dei surf. E per le strade si vede gente di tutte le età che cammina verso la spiaggia, muta indosso e tavola in mano.
Foto di Alberto Gugliemi
E’ una giornata caldissima e in acqua ci sono già una cinquantina di persone che aspettano l’onda giusta. Sono assiepati nei pressi di un molo fatto di blocchi di cemento, costruito perpendicolarmente alla spiaggia. E’ uno dei migliori siti della zona e l’amministrazione comunale ne ha recentemente ufficializzato lo status di paradiso dei surfisti vietando l’acceso al mare a chi è sprovvisto di tavola.
Le previsioni davano onde alte tre metri ma in realtà l’acqua non sembra alzarsi più di un metro e mezzo.
“Non è mai costante, ma ci sono giorni in cui questo posto non ha niente da invidiare alla California”, dice Ralton Liwis, 45enne che affitta un bungalow per surfisti a pochi blocchi dalla spiaggia. A Rockaway ce ne sono decine. Sono costruzioni molto spartane con una piccola cucina, qualche branda e un deposito per le tavole. Servono come punti d’appoggio per tenere l’attrezzatura, riposarsi dopo essere stati in acqua o prepararsi per le uscite mattutine. Le onde migliori arrivano spesso subito dopo l’alba. E i bungalow sono usati da gente come Lewis, che vive in campagna e deve guidare qualche ora per inseguire le onde.
“Ho cominciato tre anni fa in New Jersey e a Long Island, poi ho scoperto questo posto in città e mi sono affezionato. Mi piace cavalcare le onde guardando i palazzi all’orizzonte”.
Il surf non è nuovo a NYC. Ma fino a pochi anni fa era praticato quasi esclusivamente dagli abitanti della zona di Rockaway.
“Le prime tavole hanno cominciato ad apparire negli anni Sessanta”, ricorda Steve Stathis, ex impiegato della società elettrica che quattro anni fa ha aperto un negozio di surf nei pressi della spiaggia. “La differenza è che un tempo al massimo si vedevano 30 persone in acqua. Oggi quando ci sono le onde giuste ce ne sono 150”.
Foto di Alberto Guglielmi
Internet ha contribuito alla diffusione di questo sport. Un tempo per conoscere la condizione del mare, chi abitava a Manhattan doveva farsi un’ora di viaggio nella speranza di azzeccare la giornata giusta. Oggi, grazie alla webcam, basta andare online per sapere se vale la pena. Inoltre, le grandi marche di attrezzatura da surf come la Quiksilver hanno cominciato a realizzare il potenziale che la metropoli può offrire. E, per spingere l’ingresso della grande Mela nel circuito del surf internazionale, quest’anno hanno deciso di organizzare qui a New York una tappa dell’ASP World Tour, primo debutto sulla East Coast del campionato a cui partecipano i migliori surfers del mondo.
Anche il miglioramento delle attrezzature ha contribuito a rendere più popolare questo sport in una città dove il termometro scende sottozero per vari mesi l’anno. Le mute di oggi sono più calde e sono molti i surfisti che continuano a uscire anche d’inverno, per approfittare delle mareggiate migliori.
“Quello è il vero surf della East Coast: infilarsi la muta con il cappuccio, i guanti e gli stivaletti. Attraversare la spiaggia imbiancata dalla neve e buttarsi in acqua”, dice Stathis che, a 61 anni, si dichiara ancora pronto a sfidare qualsiasi temperatura per l’onda giusta. “L’unica parte esposta rimane il viso e, muovendosi, il freddo non è così terribile. E quando non ce la si fa proprio più, c’è sempre un’ultima risorsa”, aggiunge indicando con un sorriso un adesivo appeso alla parete del negozio con la scritta: “Io amo fare pipì nella mia muta”.

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