La quasi favola a lietissimo fine di Simone Dinnerstein. Che fa tutto da sé. Partendo da Brooklyn per finire in vetta alle chart.
Pubblicato su Vogue:
La storia della carriera della musicista newyorkese Simone Dinnerstein sembra una favola urbana dal finale troppo bello per essere vera. Prima di trasformarsi nella nuova stella del pianoforte classico che suonerà quest’autunno in Italia con l’Orchestra Sinfonica Verdi, ha avuto un lungo passato da Cenerentola. Per seguire temporaneamente l’amore della sua vita in Europa, appena ventenne Dinnerstein decise di abbandonare la Juilliard School, uno dei conservatori più prestigiosi d’America. E mentre la sua relazione con il futuro marito sbocciava, la sua vita professionale languiva. Arrivata alla soglia dei trent'anni, la musicista originaria di Brooklyn non aveva ancora raggiunto traguardi degni di nota: non aveva vinto alcun concorso, non aveva un agente, né tanto mento un contratto con una casa discografica. E sembrava destinata a un futuro fatto di lezioni private e concerti in scuole e parrocchie.
“Mi piaceva l’idea che la mia musica fosse accessibile anche a chi non può permettersi biglietti di teatri costosi”, dice la pianista oggi 39enne. “Ma temevo di dover abbandonare il sogno di registrare dischi e suonare con grandi orchestre”.
Rassegnata all’idea di una carriera mediocre, Dinnerstein cominciò a concentrarsi sulla musica che le piaceva per pura soddisfazione personale: per mesi studiò le Variazioni Goldberg, opera di Johann Sebastian Bach formata da un’aria con trenta variazioni, difficilissima da eseguire e considerata un improbabile pezzo da debutto.
“Quando ho smesso di badare a quello che critici e produttori si aspettavano da una giovane musicista, le cose hanno cominciato a cambiare”.
Una volta pronta, Dinnerstein raccolse fondi presso amici e conoscenti per registrare l’opera e spedirla a qualche critico. Poi ottenne una piccola sponsorizzazione per affittare una sala da concerto alla mitica Carnegie Hall di New York e invitare un gruppo più allargato di addetti ai lavori. Incrociò le dita, sperando che qualcuno rispondesse. Quando si trovò a suonare in una sala gremita capì che qualcosa stava cambiando. Dopo pochi mesi, l’etichetta Telarc le propose di pubblicare il disco delle Variazioni Goldberg, che nel 2007 vendette 30.000 copie in Usa, un successo clamoroso per il mercato della musica classica. Con i proventi Dinnerstein, riuscì finalmente a comprare il suo primo pianoforte Steinway.
“Dubito che il mio percorso possa essere preso ad esempio, ma di sicuro mostra una cosa: se si crede veramente in un progetto, si può avere successo anche uscendo dai canali tradizionali”.
Oggi Dinnerstein continua la sua carriera “atipica” dividendosi fra il mestiere di mamma e quello di concertista, e dedicandosi unicamente a progetti che la appassionano. A febbraio ha pubblicato il quarto disco, intitolato Bach: A Strange Beauty, e ora ne sta registrando un altro di musiche di Schubert e Bach.
Con gli ascoltatori in continua diminuzione, produttori di classica tendono a favorire i musicisti che battono strade convenzionali. Grazie al suo successo, però, Dinnerstein non deve preoccuparsi.
“Al posto di sperimentare nuove vie per stimolare l’interesse, spesso prevale un atteggiamento commerciale. Ma per me fare musica è sempre stato una missione, più che un lavoro. E ora ho davvero la libertà di fare ciò che voglio”.
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