Per passare dalla mungitura nelle stalle dei genitori a fondare un
caseificio che fattura 40 milioni di euro l'anno Giovanni D'Ambruoso
punta sulla qualità dell'ingrediente base: il latte delle mucche
cresciute ai pascoli delle Murge. Nel ‘92 fonda Delizia, caseificio con 3
dipendenti. E comincia a scalare il mercato: utilizza solo latte locale
e innova i sistemi mantenendo l'artigianalità del lavoro. Continua a
crescere, burrata dopo burrata fino a diventare una Spa che oggi conta
180 collaboratori e oltre 3000 clienti in 24 paesi. Nel frattempo tutto
cambia nell'azienda pugliese, tranne l'idea di produrre formaggio solo
con latte delle Murge di alta qualità. E le abitudini del suo fondatore,
che continua a svegliarsi alle 4 del mattino per essere in caseificio
prima dell'alba.
Ascolta questa puntata di Voci d'Impresa trasmessa su Radio24
giovedì 15 giugno 2017
venerdì 9 giugno 2017
Come redimere un foreign fighter
Gli estremismi si assomigliano tutti, dice
Christian Picciolini, ex-neonazista americano, esperto di
de-radicalizzazione, che ha lavorato anche con un jihadista.
Christian Picciolini avrebbe voluto diventare un foreign
fighter ben prima che il termine divenisse sinonimo di combattente straniero
affiliato alla Stato Islamico. Nel 1991 questo giovane italo-americano scrisse
all’Afrikaner Weerstandsbeweging, la
formazione di suprematisti bianchi che si opponeva all'abolizione
dell'apartheid in Sudafrica, perché lo prendessero a combattere nelle loro fila.
Ai tempi, però, Picciolini era ancora minorenne e gli estremisti sudafricani declinarono
gentilmente l’offerta di questo ragazzo nato a Chicago da genitori italiani. Così
a lui non rimase che continuare a militare nei ranghi del movimento skinhead
americano, scalando i vertici fino a diventarne uno dei capi. Poi la nascita di
un figlio e alcuni incontri avvenuti grazie alla musica gli hanno fatto
cambiare prospettiva.
giovedì 1 giugno 2017
U2 and Anton Corbijn
The last day of the shooting for the launch of “The Joshua Tree” had not gotten off to an ideal start. «We had taken some photos in a couple of ghost towns near Yosemite Park and Death Valley with U2. Then we stopped at an abandoned shack on the road to Palm Springs and Bono flew into a rage: for him it was a big waste of time», recalls the Dutch photographer and filmmaker Anton Corbijn, who had organized the trip. «I replied that capturing the details is as important as taking great scenic views». Fortunately Corbijn, called by some the “fifth member of the band” (and also famous for having created the image of Depeche Mode and directed numerous music videos, as well as the films Control and The American), had already earned the trust of the Irish musicians by shooting the photos for their three previous albums.
venerdì 24 febbraio 2017
Montana, dove i cowboy sono i nuovi pellerossa
Ultima puntata del viaggio del River Journal Project lungo il Missouri, il grande fiume che attraversa l'heartland americano.
Siamo alle sorgenti del Missouri, luogo sacro della nazione. In realtà non è proprio una sorgente, perché si tratta della confluenza di tre torrentelli, il Jefferson, il Madison e il Gallatin, una triforcazione chiamata appunto Three Forks. Sembra in effetti che i tre fiumiciattoli lavorino in concerto, gorgoglino allo stesso ritmo regolare e immettano tutti la medesima quantità d’acqua in un corso tutto nuovo, chiamato a rispondere a un destino ben più impegnativo del loro. La piana diffonde una forte carica spirituale, forse proprio per quel contrasto tra un contesto naturale senza gran carattere – banchi sabbiosi, qualche tronco marcito, sterpaglia, addirittura un’infilata disordinata di tralicci per l’alta tensione - e la sincronica affluenza dei tre umili corsi nel Missouri, che da qui parte a bomba, già turgido di carisma. I 33 argonauti della Corps of Discovery ne presero atto, rinunciarono a decidere quale fosse la goccia madre, stabilirono qui le Bocche del Ponto della nuova America e proseguirono oltre le Montagne Rocciose alla ricerca del Vello d’Oro, la via dell’Ovest verso il Pacifico.
Siamo alle sorgenti del Missouri, luogo sacro della nazione. In realtà non è proprio una sorgente, perché si tratta della confluenza di tre torrentelli, il Jefferson, il Madison e il Gallatin, una triforcazione chiamata appunto Three Forks. Sembra in effetti che i tre fiumiciattoli lavorino in concerto, gorgoglino allo stesso ritmo regolare e immettano tutti la medesima quantità d’acqua in un corso tutto nuovo, chiamato a rispondere a un destino ben più impegnativo del loro. La piana diffonde una forte carica spirituale, forse proprio per quel contrasto tra un contesto naturale senza gran carattere – banchi sabbiosi, qualche tronco marcito, sterpaglia, addirittura un’infilata disordinata di tralicci per l’alta tensione - e la sincronica affluenza dei tre umili corsi nel Missouri, che da qui parte a bomba, già turgido di carisma. I 33 argonauti della Corps of Discovery ne presero atto, rinunciarono a decidere quale fosse la goccia madre, stabilirono qui le Bocche del Ponto della nuova America e proseguirono oltre le Montagne Rocciose alla ricerca del Vello d’Oro, la via dell’Ovest verso il Pacifico.
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mercoledì 18 gennaio 2017
Imagine: Roberto Saviano racconta il 2016
Dopo il successo riscosso con l'evento del 2015, Roberto Saviano è tornato a raccontare i fatti più importanti del 2016 attraverso le immagini
che ci hanno travolto, commosso e indignato.
Ho lavorato come caporedattore del programma trasmesso su La Nove il 28 dicembre 2016
Ho lavorato come caporedattore del programma trasmesso su La Nove il 28 dicembre 2016
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giovedì 10 novembre 2016
La macchia nera di Williston
L’incontro è avvenuto mentre il tramonto dava il meglio di sé sulle Badlands,
le Mako Sika per i Sioux, “terre cattive” nell’Ovest del Nord Dakota. Si saliva
lungo un costone color ocra scolpito dal vento, nel mezzo di un complesso di
canyon e calanchi che ricordano le formazioni aspre di Aliano in Basilicata; fiancheggiavamo
una delle poche vallate dolci che montano dalla prateria e che raccontano in 4D
come qui ci fosse l’oceano: davanti a noi, al margine della carreggiata il
bisonte, fermo come un grande masso di onice appena uscito dalle profondità,
ancora imbrattato di terra, il testone rivolto verso l’auto. Il lampeggio degli
occhi non c’illumina sulle sue intenzioni, potrebbe essere curiosità, ma anche
una luna storta. Gli indiani Lakota ci avevano avvertito che quando ingobbiscono
la coda è meglio essere a una cinquantina di passi perché possono aver preso la
decisione di caricare a razzo. Sappiamo anche che i bisonti di ragioni per
caricare ne hanno almeno quattro milioni, quanti più o meno ne sono stati
eliminati dall’uomo bianco in una ventina d’anni nella seconda metà dell’Ottocento;
con calma e pudore ci allontaniamo dalla sua primordiale e sacrosanta solitudine.
E pensiamo quanto sia intrigante il rapporto tra gli americani e la wilderness.
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venerdì 14 ottobre 2016
Lo spirito di Toro Seduto odiato da Donald Trump
Poco più a Sud di Yankton, sulla sponda destra
del Missouri, l’affaccio sul fiume è solenne. Un bluff, un promontorio erboso, piatto come un biliardo; e intorno
una guardia di “alberi del cotone”, che sono poi pioppi, gli stessi che ombreggiano
le lanche del Po e che furono importati dall’America per produrre la miglior
carta italiana, ma che qui, a casa loro, sono così immensi e antichi che è
facile confonderli con le querce secolari. Come accade solo lungo i fiumi di
carattere - dove certi luoghi basta guardarli e si capisce subito che non è
solo la loro bellezza ad attrarre, quanto la teatrale vocazione a ospitare
l’epopea e la Storia - in questo tratto di Missouri si sente come un brivido la
presenza del Grande Spirito della pianura; sullo sbalzo sembra di essere
osservati dai pellerossa infrattati nella boscaglia dall’atra parte, che è già Sud
Dakota. È qui che la spedizione di Lewis e Clark - risalendo il Missouri alla
ricerca di quel passaggio a Nord Ovest che avrebbe aperto la via all’espansione
americana - si accampò alla vigilia dell’incontro con i Sioux, la più bellicosa
delle tribù. Da qui i bianchi osservavano inquieti i fuochi e le danze
propiziatorie oltre il fiume.
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lunedì 12 settembre 2016
Nel granaio d'America cresce il dissenso agrario
L’odore si sente già uscendo da Dakota City
sulla highway verso la zona industriale. Rugginoso e dolciastro. Oltrepassate
le porte girevoli e una volta entrati nella reception della Tyson, il più
grande mattatoio del mondo - 400 manzi uccisi e squartati ogni ora - l’odore
del sangue inonda il cervello e ti fa vedere tutto rosso. Anche se tutto è
bianco, e dal di fuori l’impianto potrebbe essere un’immensa fabbrica di
frigoriferi. Impossibile entrare alla Tyson, è la Fort Knox della bistecca. Un
simbolo troppo forte che potrebbe fare gola soprattutto agli animalisti, che
nutrono un odio bestiale per questa catena di sgozzaggio, raccontata in Fast Food Nation da Eric Schlosser, che
riuscì a introdursi nell’impianto grazie a un operaio messicano il quale voleva
denunciare il “backstage” dell’hamburger, le condizioni di lavoro, il più
pericoloso e malpagato della catena alimentare americana.
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venerdì 2 settembre 2016
Saint Louis, la Sarajevo della guerra razziale
![]() |
Il gateway Arch, simbolo di St Louis, MO |
L’ondata di violenze a sfondo razziale che
ha infiammato gli Stati Uniti è cominciata a Ferguson, sobborgo di Saint
Louis, il 9 agosto del 2014 quando la polizia ha ucciso Michael Brown,
ragazzo nero disarmato. Nei giorni successivi sono scoppiate le rivolte e
il movimento Black Life Matters ha cominciato ad affermarsi, con
l’escalation di molti casi simili in altre aree metropolitane nel Paese.
Comincia dunque qui, dalla periferia di
Saint Louis, l’alpha delle rivolte razziali moderne, il nostro viaggio
in cinque puntate lungo il Missouri attraverso la cosiddetta Real America, l’America vera, quella
che custodisce il mito della frontiera, lontano dalle grandi metropoli e
dai riflettori della campagna elettorale. Questo viaggio fa parte di un
progetto indipendente e multimediale che si chiama The River Journal Project e
si propone di raccontare l’attualità e il contemporaneo attraverso i
grandi fiumi del mondo.
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sabato 11 giugno 2016
Christo - The Floating Piers
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Photo: Wolfgang Volz |
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