martedì 20 maggio 2014

Spiriti Liberi: cinque giovani attori a confronto

La precarietà del lavoro è considerata una delle piaghe del nostro tempo, con i suoi corollari d’instabilità e insicurezza. C’è un mestiere, però, che precario lo è sempre stato, eppure continua ad attirare gente di tutti i tipi. Ogni anno, anche in periodi di crisi come questo, sono centinaia i giovani che decidono d’imboccare la strada della recitazione nella speranza di diventare i nuovi Scamarcio o Favino, a seconda dei gusti. Molti mollano, alcuni resistono e ce la fanno. Fra loro abbiamo scelto cinque attori emergenti che potrebbero essere i nuovi volti del cinema italiano di domani. Sono molto diversi fra loro, ma hanno una cosa in comune: sono sognatori, spiriti liberi che inseguono i propri ideali.
  
EUGENIO FRANCESCHINI
“La cosa peggiore che può succedere in questo mestiere è che ti chiedano d’interpretare un personaggio normale”. Eugenio Franceschini non ha dubbi. Reciterebbe chiunque sul palcoscenico, anche Berlusconi, il politico che l’attore veneto sente più lontano dai suoi ideali. Tutto purché non gli affidino un personaggio ordinario.

lunedì 5 maggio 2014

Rinus Van de Velde, artista impersonatore

Foto Pablo Arroyo
A giudicare dai suoi quadri, l’artista belga Rinus Van de Velde vive una vita intensa e ricca di avventure. Un giorno è il campione di scacchi Bobby Fischer alla vigilia della vittoria per il titolo mondiale. Un altro è nei panni dello scienziato illuminista Isaac Newton mentre compie esperimenti usando il suo corpo come cavia. Poi è un tennista professionista o il miglior amico del poeta russo Vladimir Majakovskij. Nella realtà, la vita dell’artista trentenne ricorda più quella dello scrittore Jules Verne, famoso per aver scritto i suoi romanzi di viaggio senza mai essersi mosso dal suo appartamento di Parigi.
“L’esistenza fra le quattro mura bianche del mio studio di Anversa è piuttosto noiosa e ripetitiva”, ammette Van De Velde al telefono dalla città fiamminga. “Attraverso i miei quadri mi diverto a immaginare cosa avrei potuto fare se non fossi un artista”.
Per creare i grandi disegni a carboncino che l’hanno reso famoso, Van de Velde ha cominciato ispirandosi a immagini recuperate in vecchie riviste, creando una sorta di autobiografia della vita che non ha mai vissuto.

giovedì 17 aprile 2014

Cape Cod Modernista


Photo by Raimund Koch
Uno dei suoi protagonisti la battezzò la Summer Bauhaus. Fu l’estate in cui un gruppo di esponenti della prestigiosa scuola tedesca si ritrovò in vacanza dall’altra parte dell’Atlantico, nei pressi di Cape Cod, gettando i semi per lo sviluppo di un nuovo capitolo nella storia dell’architettura moderna.
Era il 1937 e molti esponenti dell’ormai defunto Istituto d’Arte e Architettura di Weimar, fra cui il fondatore Walter Gropius, il suo discepolo Marcel Breuer, Lászlo Moholy-Nagy, Herbert Bayer e Alexander Dorner, erano da poco sbarcati negli Stati Uniti per sfuggire al clima minaccioso che si respirava in Europa. Gropius era appena diventato professore alla scuola di design di Harvard, risalendo per la prima volta in cattedra dopo la chiusura della Bauhaus imposta dal regime nazista. E quell’estate aveva affittato insieme alla moglie Ise una casa sul mare all’imboccatura della penisola di Cape Cod, in Massachusetts. La villa era spaziosa e Gropius aveva invitato alcuni amici dei tempi di Weimar a unirsi alla sua famiglia. Il gruppo trascorse alcune settimane rilassandosi, nuotando nelle acque dell’Atlantico ed esplorando le coste sabbiose di Cape Cod.

sabato 12 aprile 2014

New York City Wall Dogs

Old-school artists with a New York attitude
In an age with instant communication at your fingertips and digital marketing on every platform, there are those who still get out messages the old-fashioned way, with a paintbrush and some attitude. They call themselves “wall dogs,” says one veteran of the trade, “because we are chained to a wall all day by our safety harness, and we work like dogs.” We spent a day with these blue-collar artists as they paint advertisements high above the streets of New York City.

Prodotto per Vocativ

lunedì 31 marzo 2014

Tre giorni nella Hipsterland di Williamsburg, NYC


Il Williamsburg bridge sull'East river (foto Corbis)


Quando si dice New York, generalmente si pensa Manhattan, da sempre fulcro della Grande Mela. Da qualche tempo, però, il baricentro dinamico e creativo della città ha cominciato a spostarsi più a Est, nel quartiere di Brooklyn. E in particolare nella zona di Williamsburg, che sorge all’ombra del ponte omonimo. Quando loft e laboratori a buon mercato si sono esauriti a Manhattan, la scena artistica e musicale più effervescente si è trasferita oltre il fiume, trasformando questo ex-distretto industriale in un concentrato di boutique alternative, ristoranti per gourmand e locali hipster. Ecco qualche suggerimento per esplorare la zona in un fine settimana, fingendo di essere di casa.

martedì 25 marzo 2014

Erykah Badu, la Medusa della musica neo-soul

Photo by Francesco Carrozzini
“C’è chi dice che non bisogna guardarmi negli occhi, altrimenti si finisce ipnotizzati”. A lanciare l’avvertimento non è Medusa ma Erykah Badu, regina americana della musica neo-soul e vincitrice di numerosi dischi d’oro e Grammy Awards. Per mia fortuna l’avvertimento corre su un filo telefonico che ci collega mantenendo una distanza di sicurezza. Ma basta la sua voce vellutata per ammaliarmi al punto da far sembrare quasi normali le provocazioni che lancia attraverso la cornetta.
“Vorrei che quest’intervista la scrivessi stando nudo e accendendo dell’incenso”, esordisce la cantautrice 42enne prima di cominciare la conversazione. Inutile spiegarle che i miei colleghi non gradirebbero affatto e probabilmente finirei ricoverato prima ancora di aver concluso il pezzo. E’ sufficiente prometterle che cercherò di divertirmi scrivendo l’articolo, perché Badu si trasformi in un fiume in piena, parlando per più di un’ora di musica, moda, famiglia e vibrazioni cosmiche.

mercoledì 19 marzo 2014

La rinascita di un'arte in estinzione

Photo by Nicola Scevola
E’ il trionfo della reclam vecchio stile nell’epoca digitale: sui muri di New York stanno ricomparendo le pubblicità dipinte a mano. La possibilità di stampare poster di grande formato, aveva mandato in pensione questo modo di fare pubblicità negli anni Ottanta. Ma il gusto retrò e l'effetto della vernice sul muro vivo ha reso di nuovo di trendy questa tecnica, creando una nicchia di artisti, chiamati walldogs per l’abitudine che hanno di legarsi ai muri con corde robuste per evitare di precipitare mentre dipingono le facciate dei palazzi. Fare il walldog non è per tutti: oltre a saper dipingere con precisione fotografica, bisogna essere disposti a lavorare al sole e al gelo, sospesi in aria su strette impalcature. 

Pubblicato su Io Donna

giovedì 13 marzo 2014

Nan Goldin: "La mia vita sotto scatto"

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Courtesy Nan Goldin
Teschi di cartapesta, animali imbalsamati e una pericolosa attrazione per sesso e droghe. Siamo entrati a casa di Nan Goldin, una delle fotografe più controverse, che ha trasformato le sue esperienze in opere d'arte. 

Prima d’incontrare Nan Goldin ho la strana sensazione di conoscerla pur non avendola mai vista. D’altronde, osservare il lavoro della fotografa americana significa diventare partecipi degli aspetti più viscerali della sua vita: dal suicidio della sorella maggiore, passando per gli anni di tossicodipendenza, gli abusi da parte degli amanti e la perdita di tanti amici per overdose o Aids. Tutte esperienze che Goldin ha registrato con l’obiettivo della sua macchina fotografica a partire dagli anni Settanta. Così, quando ci ritroviamo faccia a faccia nel salotto della sua casa di Manhattan, risulta subito facile stabilire una connessione, anche se Goldin sta attraversando un momento stressante. Tra pochi giorni inaugurerà una mostra a Roma e dovrà traslocare a Brooklyn.

mercoledì 5 marzo 2014

Ji, pianista a cavallo fra Oriente e Occidente


Photo by Guillemain
Con il suo stile fatto di vestiti firmati, tatuaggi e collane appariscenti, il musicista sudcoreano Ji potrebbe passare facilmente per il leader di una boy-band di k-pop. Anche la confidenza con cui dialoga con i suoi fan via Twitter, con frasi a effetto tipo “senza di voi sarei un musicista qualsiasi, mi aiutate a parlare col cuore”, sembrano indicare la stoffa del teen-idol. Ma quando si siede al pianoforte a coda e le sue mani cominciano a danzare sui tasti diventa subito chiaro che Ji è un musicista di ben altra categoria.
“Sono un pianista classico ma ho una personalità funky e mi è sempre piaciuto esibirmi in pubblico”, riconosce parlando al telefono dal suo appartamento di New York.

venerdì 21 febbraio 2014

Lupita Nyong'o, nuova regina del red carpet


Photo by Tom Munro
Per talento raffinato e naturale eleganza, l’attrice di origine keniana ha incantato il red carpet. Ma lei, che considera la recitazione un modo per dialogare con gli altri, vorrebbe giocare il ruolo di icona di stile per aiutare le donne africane ad apprezzarsi.

Hollywood è sempre in caccia di nuovi volti. E se ne trova uno che, oltre al talento per la recitazione, ha anche un impeccabile stile naturale è pronta a celebrarlo con i massimi onori. Com’è successo a Lupita Nyong’o, attrice trentenne di origini keniane, passata direttamente dai banchi della scuola di teatro a una nomination al Golden Globe e una agli Oscar come attrice non protagonista per il suo ruolo in 12 Anni Schiavo, ultima pellicola firmata dal regista Steve McQueen e prodotto da Brad Pitt. Nel film Nyong’o interpreta Patsey, schiava in una piantagione americana presa di mira dal crudele proprietario (Michael Fassbender) e da sua moglie (Sarah Paulson).
Oltre a meritarle premi e riconoscimenti, la prima prova sul grande schermo ha catapultato l’attrice africana in un vortice di appuntamenti di gala, rivelandone un gusto raffinato che l’ha immediatamente trasformata nella nuova regina del tappeto rosso,