giovedì 13 marzo 2014

Nan Goldin: "La mia vita sotto scatto"

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Courtesy Nan Goldin
Teschi di cartapesta, animali imbalsamati e una pericolosa attrazione per sesso e droghe. Siamo entrati a casa di Nan Goldin, una delle fotografe più controverse, che ha trasformato le sue esperienze in opere d'arte. 

Prima d’incontrare Nan Goldin ho la strana sensazione di conoscerla pur non avendola mai vista. D’altronde, osservare il lavoro della fotografa americana significa diventare partecipi degli aspetti più viscerali della sua vita: dal suicidio della sorella maggiore, passando per gli anni di tossicodipendenza, gli abusi da parte degli amanti e la perdita di tanti amici per overdose o Aids. Tutte esperienze che Goldin ha registrato con l’obiettivo della sua macchina fotografica a partire dagli anni Settanta. Così, quando ci ritroviamo faccia a faccia nel salotto della sua casa di Manhattan, risulta subito facile stabilire una connessione, anche se Goldin sta attraversando un momento stressante. Tra pochi giorni inaugurerà una mostra a Roma e dovrà traslocare a Brooklyn.

mercoledì 5 marzo 2014

Ji, pianista a cavallo fra Oriente e Occidente


Photo by Guillemain
Con il suo stile fatto di vestiti firmati, tatuaggi e collane appariscenti, il musicista sudcoreano Ji potrebbe passare facilmente per il leader di una boy-band di k-pop. Anche la confidenza con cui dialoga con i suoi fan via Twitter, con frasi a effetto tipo “senza di voi sarei un musicista qualsiasi, mi aiutate a parlare col cuore”, sembrano indicare la stoffa del teen-idol. Ma quando si siede al pianoforte a coda e le sue mani cominciano a danzare sui tasti diventa subito chiaro che Ji è un musicista di ben altra categoria.
“Sono un pianista classico ma ho una personalità funky e mi è sempre piaciuto esibirmi in pubblico”, riconosce parlando al telefono dal suo appartamento di New York.

venerdì 21 febbraio 2014

Lupita Nyong'o, nuova regina del red carpet


Photo by Tom Munro
Per talento raffinato e naturale eleganza, l’attrice di origine keniana ha incantato il red carpet. Ma lei, che considera la recitazione un modo per dialogare con gli altri, vorrebbe giocare il ruolo di icona di stile per aiutare le donne africane ad apprezzarsi.

Hollywood è sempre in caccia di nuovi volti. E se ne trova uno che, oltre al talento per la recitazione, ha anche un impeccabile stile naturale è pronta a celebrarlo con i massimi onori. Com’è successo a Lupita Nyong’o, attrice trentenne di origini keniane, passata direttamente dai banchi della scuola di teatro a una nomination al Golden Globe e una agli Oscar come attrice non protagonista per il suo ruolo in 12 Anni Schiavo, ultima pellicola firmata dal regista Steve McQueen e prodotto da Brad Pitt. Nel film Nyong’o interpreta Patsey, schiava in una piantagione americana presa di mira dal crudele proprietario (Michael Fassbender) e da sua moglie (Sarah Paulson).
Oltre a meritarle premi e riconoscimenti, la prima prova sul grande schermo ha catapultato l’attrice africana in un vortice di appuntamenti di gala, rivelandone un gusto raffinato che l’ha immediatamente trasformata nella nuova regina del tappeto rosso,

martedì 21 gennaio 2014

Liya Kebede, l'eclettismo fatto a modella

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Photo by Yelena Yemechuck
Yelena Yemechuck
Anche dal vivo Liya Kebede ha tratti splendidi e un’eleganza regale. Pure se indossa jeans, maglione e scarpe da tennis, come quando si presenta all’appuntamento in un caffè di Manhattan. Ma questo è scontato, essendo una delle modelle più pagate al mondo. Quel che la rende unica fra le sue colleghe è il lavoro fatto lontano dalle passerelle. Per questo quando mette subito in chiaro di non voler discutere la sua sfera privata, non ci preoccupiamo: con lei resta altro di cui parlare.
Oggi la moda è una piattaforma multiforme che può servire da rampa di lancio per le carriere più disparate, e la modella etiope ne è un esempio lampante. Dopo aver mosso i primi passi in piccole sfilate organizzate ad Addis Abeba da una donna italiana, Kebede si trasferisce a Parigi con la speranza di trovare un’agenzia e una vita migliore di quella che poteva offrirle il suo paese. Da piccola ha già vissuto all’estero, sia in Francia che in Italia, al seguito del padre, impiegato della compagnia aerea etiope. Stavolta, però, è sola, con una valigia piena di vestiti e una vaga promessa di un’agenzia contattata dall’Etiopia.
“Se appena maggiorenne mia figlia facesse altrettanto, mi verrebbe la pelle d’oca”, ammette sgranando i grandi occhi scuri.

giovedì 9 gennaio 2014

Luca Parmitano, the Italian Space Walker

Photo by Alexo Wandael
Da bambini molti sognano di fare l’astronauta, ma sono pochi quelli che ci riescono una volta cresciuti. Luca Parmitano è fra quei pochi, ed è anche il primo italiano ad aver camminato nello spazio.
“E’ un sogno che mi porto appresso da sempre. E’ solo cambiata la consapevolezza di quanto lavoro serve per poterlo realizzare”, dice il trentasettenne di Paternò al telefono dalla base della Nasa a Houston, Texas.
La sua prima missione a bordo della Stazione Spaziale Internazionale è terminata con successo meno di due mesi fa. Ma Parmitano è ancora impegnato nella fase post-volo, che consiste in esercizi di ricondizionamento fisico e test per verificare le reazioni del suo corpo alla permanenza nello spazio, durata quasi sei mesi. Vivere così a lungo in assenza di gravità disabitua l’uomo a usare i piccoli muscoli che aiutano l’equilibrio.

martedì 10 dicembre 2013

Conversazione con Elizabeth Olsen


Foto by Tom Munro
Negli Stati Uniti il cognome Olsen è sempre stato associato alle gemelle Mary-Kate e Ashley, ex enfant prodige della televisione anni Novanta che hanno fatto un marchio della loro immagine ancora prima di diventare maggiorenni. Questo fino all’arrivo della sorella minore di casa Olsen, Elizabeth, che con una serie di ottime interpretazioni sul grande schermo negli ultimi due anni ha eclissato la fama delle gemelle.
Anziché imitare le sorelle, che hanno cominciato ad apparire in telefilm per ragazzi prima ancora di perdere i denti da latte, Olsen preferisce ritardare il debutto sul palcoscenico dopo il liceo, concentrandosi sulla formazione. Studia recitazione fin dalle elementari e, dopo scuola, frequenta spesso il set seguendo le gemelle al lavoro. Ma per anni resta tranquillamente nell’ombra.
“Capitava che Mary-Kate e Ashley mi chiedessero di partecipare alle loro scene: mi mettevano davanti alle telecamere e mi riempivano i capelli di chewing-gum”, ricorda ridendo l’attrice 24enne. “Io, invece, sognavo d’interpretare ruoli più adulti. Il mio modello ideale è sempre stata Diane Keaton di Annie Hall e Manhattan. Ma ero troppo piccola e non potevo far altro che prepararmi e aspettare”.

lunedì 25 novembre 2013

Patee Sarasin: Fly guy in command

Basta uno sguardo al grande becco giallo dipinto sugli aerei della Nok Air per intuire che dietro la prima compagnia low cost thailandese c’è un uomo particolare. Il fiume di tweet generato a ciclo continuo dal suo numero uno, Patee Sarasin, e le canzoni pop che sforna di frequente, non fanno altro che confermare che questo manager 51enne ha davvero una personalità fuori dal comune. Sarasin appartiene a una famiglia dell’elite thailandese che annovera primi ministri e consiglieri del re nel suo albero genealogico. Educato in Inghilterra e negli Stati Uniti, guida Nok Air dal 2004. Prima di diventare amministratore delegato della compagnia no-frills, ha lavorato per agenzie di comunicazione e pubblicità, importando uno stile informale al business del trasporto aereo, con biglietti venduti ai bancomat e hostess votate dal pubblico attraverso show TV stile X Factor.

martedì 19 novembre 2013

Il nuovo Whitney Musuem di Renzo Piano

Granito ed elitismo contro vetro e integrazione. Le differenze fra gli stili architettonici della vecchia sede del Whitney Museum e quella nuova che sta sorgendo nel Meatpacking District non potrebbero essere più evidenti. Con poche finestre e pareti di pietra, l’edificio modernista disegnato da Marcel Breuer negli anni Sessanta sembra fatto apposta per mantenere una certa distanza fra il pubblico e l’arte custodita al suo interno. Al contrario, la nuova sede del museo firmata da Renzo Piano, che aprirà nel 2015, è pensata per essere trasparente e accessibile.
“E’ lo stesso tema affrontato più di quarant’anni fa con il progetto del Pompidou di Parigi”, dice Piano durante una visita al cantiere della nuova sede. “Aprire a tutti la cultura con la C minuscola”.
Il Whitney Museum è specializzato in arte americana moderna e contemporanea e possiede una delle più grandi collezioni del paese. Ma gli spazi ridotti dell’edificio di Breuer nell’Upper East Side costringono il museo a tenere la maggior parte delle opere in depositi.

martedì 12 novembre 2013

MS MR: A visual-digital approach

Photo by Jorgen Ringstrand
Nel mondo della musica, essere principianti è quasi sempre uno svantaggio. Poca esperienza significa poche connessioni e poca dimestichezza col pubblico. Proprio l’inesperienza, però, è stata una delle chiavi che ha unito il duo di musicisti di Brooklyn MS MR (pronunciato Miss Mister), visto che all’inizio entrambi si consideravano troppo acerbi per lavorare con artisti navigati. Prima che un’ascesa fulminea attraverso la rete li trasformasse in una delle pop band più calde del panorama newyorkese, Lizzy Plapinger e Max Hershenow non osavano neanche sognare di poter vivere suonando. Pur avendo studiato entrambi alla stessa scuola d’arte, avevano carriere diverse in mente. Plapinger gestiva una piccola casa discografica chiamata Neon Gold Records, mentre Hershenow studiava coreografia per danza contemporanea. La musica restava la loro passione, ma nessuno dei due aveva mai veramente considerato di lavorarci a tempo pieno. Fino a quando non si sono incontrati.

mercoledì 6 novembre 2013

Il revival del 33 giri


Fino a poco tempo fa il vinile era considerato una razza in via d’estinzione, spodestato dalla rivoluzione digitale cominciata con i CD e continuata con l’arrivo di internet e MP3. Da simbolo della musica per eccellenza, negli anni Novanta gli LP sono diventati cimeli da collezione, comprati esclusivamente da una nicchia di musicofili e DJ. Il torrente di file e download sembrava destinato a mandare definitivamente in pensione i dischi solcati. Fino a quando la nuova generazione di digital native ha cominciato a sentire la mancanza di un rapporto più fisico con la musica. E il vinile è improvvisamente ritornato di moda.
Oggi tutte le principali case discografiche hanno ricominciato a produrre LP, e non lo fanno certo per fare un favore alla nicchia di puristi attempati che non ha mai smesso di comprarli. Seppur ancora ristretta, la voglia di 33 giri è tornata anche fra i consumatori più giovani, nati dopo l'avvento dei CD. Un esempio è l'ultimo album dei Daft Punk di cui, nella prima settimana dall’uscita, sono stati venduti quasi 20.000 album su un totale di 340.000 copie.